Ieri come oggi, si naviga sul “mare calma piatta”?

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tacete-Di Salvo Barbagallo

Apparentemente ciò che accade in Italia, in Europa e nei Paesi del Mediterraneo lo vogliono definire “mare calma piatta”, cioè, non c’è nulla che sia diverso da ieri. E pur tuttavia ogni cosa è in movimento e può sfuggire di mano a chi governa e a chi assiste passivamente (perché non può fare diversamente) allo svolgersi degli avvenimenti.

In Italia i “patti” non reggono? Evidentemente no, soprattutto quelli che non hanno una firma che li sottoscrive ma che si basano solo sulle (eventuali) buone intenzioni e sulle parole date, che possono essere tolte ogni qual volta fa comodo. Il “Patto del Nazareno” ne è prova chiara e inequivocabile. Ma che i “patti” vengano disattesi poca importanza ha: se ne fanno di nuovi. Ecco, Berlusconi e Renzi che su un nuovo patto si alleano, e lo stesso Renzi “rinnova” il patto con Alfano. Che poi questi “patti” (o accordi, o alleanze strumentali) reggano o non reggano, come detto, poca importanza ha. Questi sono i “giochini” del momento che vengono sviluppati da pochi personaggi sotto gli occhi di tutti. E’ lo stesso discorso degli “scandali (veri o presunti) che non impressionano più di tanto, tenuto conto che è difficile scoprire dove siano le verità “vere” o le verità “nascoste”. Si naviga, dunque, sul solito “mare calma piatta”? Non è dato saperlo perché gli scogli possono celarsi a pelo d’acqua e i sofisticati radar dei politici e dei governanti possono non individuarli e il naviglio può andarsi ad arenare quando meno lo si aspetti.

Pur tuttavia ci sono realtà che non possono essere ignorate, anche se sui mass media, a volte, passano in secondo piano, oppure vengono mostrate come “consuete” o come “allarmi” del tipo “al lupo, al lupo”, e vengono inesorabilmente accantonate fuori dall’attenzione dovuta. Ci riferiamo al “costante” problema dell’immigrazione, con disperati che muoiono prima di essere salvati; ci riferiamo ai pericolosi jjhadisti in Libia, a meno di cinquecento chilometri dalle coste siciliane; ci riferiamo alla guerra in corso nelle province orientali russofone dell’Ucraina. Tutti “eventi” che dovrebbero interessare anche il cosiddetto “uomo qualunque”, ma in special modo chi detiene la responsabilità della sicurezza del Paese. Questi eventi, però, posseggono la “costante” dell’oblio.

E invece – almeno è quanto si riscontra seguendo i mass media – quel che più colpisce l’immaginario collettivo è costituito dalle (vere o presunte) schermaglie fra i vari leader politici, gli “spostamenti” dei parlamentari da una compagine all’altra, e le problematiche più rilevanti per la sopravvivenza del Paese (leggasi, disoccupazione o “mancanza di lavoro”) passano in terzo, quarto piano e anche oltre.

Della crisi in Ucraina non si mettono in evidenza le ripercussioni che si possono avere per l’Italia, e quale coinvolgimento possa determinare per l’Italia un’escalation della contrapposizione USA-Russia.

Immigrazione? Si continueranno a contare i morti e il numero degli sbarchi o dei salvataggi (36 dall’inizio di questo 2015), senza che vengano adottate soluzioni adeguate.

L’Isis e la jihad? Ancora sono lontane (?), dopo, forse quando accadrà qualcosa di brutto, il problema sarà affrontato nel modo opportuno.

La disoccupazione? Si faranno le riforme, tutto andrà per altra strada.

E’ posta in atto (consapevolmente oppure no, non cambia il risultato) la “tecnica” del rinvio? Oppure è d’obbligo il “Tacete! Il nemico vi ascolta” di mussoliniana memoria? Forse che all’orizzonte si profila un nuovo dittatore?…

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