Stato di tensione, senza intenzione

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trono-1-640x360Di Salvo Barbagallo

 

Siamo in uno Stato che è (o dovrebbe essere) in tensione, ma senza vere “intenzioni” da parte di chi è protagonista di queste giornate di “consultazioni” per trovare un nome che possa essere “gradito” alle varie compagini in-competizione. A volte ci si può divertire a giocare con le parole, ma quando accade un situazione simile quasi sempre è per il disagio che vive, ma che si vuol nascondere. C’è – è nostra opinione – un disagio diffuso che gli italiani cercano di non mostrare: è quello dovuto all’elezione del Presidente della Repubblica, del Capo dello Stato che deve (o dovrebbe) rappresentare tutti i cittadini di questo Paese che si chiama Italia. Il disagio è comprensibile:  l’elezione deriva, infatti, da una scelta nella quale e per la quale gli italiani non hanno alcuna voce in capitolo. Una scelta che, alla fine e a conti fatti, è una sorta di imposizione “dall’alto” di una politica alla quale milioni di italiani non credono più da tempo.

Gli italiani assistono passivamente ai giochi di potere: ovviamente non conoscono e non conosceranno mai i retroscena di questi giochi, i compromessi trasversali, eventuali e presunti ricatti sia da una parte che dall’altra e da più parti, visto il complesso arcipelago delle attuali compagini politiche, viste le fluttuazioni individuali e collettive verso una sponda o verso un’altra. E’ uno “stato” di tensione che i protagonisti della partita non si avvedono d’avere creato poiché sicuramente non era nelle loro intenzioni, così come sono presi nel voler tenere bene in mano le carte che posseggono contro gli avversari, o presunti tali. Se avete notato, si sono chiusi pure i botteghini del “toto-Presidente”: non c’è più gusto a puntare su questo o quel “nome” papabile, “tecnico” o “politico” che sia.

In una serata da club service, un gruppetto di professionisti discuteva sull’attuale momento politico, con commenti unanimemente negativi. Un massone (dichiarato dalla sua squadra e compasso all’occhiello) intervenne con una frase lapidaria: “Se non si torna a lavorare sull’Uomo, ogni cosa è perduta. L’Uomo deve tornare a riappropriarsi dei suoi principi, in caso contrario non c’è soluzione possibile”. Uno dei presenti gli rispose: “Giusto, giustissimo, ma come si fa a lavorare sull’Uomo se la casa brucia?”. Discussioni da salotto: dov’è e chi la vede la casa che brucia se tutti (più o meno) quelli che reggono le sorti di questo Paese non fanno altro che litigare per mantenere o consolidare e comunque non perdere quello che già hanno?

Passano tutte in secondo piano, ai livelli più bassi, le questioni che altrove vengono maggiormente attenzionate: dal risultato delle elezioni in Grecia, al pericolo “terrorismo”, all’immigrazione clandestina (ma ufficiale), agli scandali non-stop. Paradossalmente la “tensione” rimane in coloro che si stanno adoperando a porre l’Uomo (che sperano) di fiducia al Colle romano. Agli italiani, per l’immediato futuro, resta o l’indifferenza o una curiosità piuttosto contenuta.

Avete notato come Giorgio Napolitano sia transitato nel dimenticatoio?

Così è, se crediamo che sia…

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