EuropaMediterraneo: La guerra civile dentro l’Islam

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1234-M-O-fractures-2In questi giorni si sprecano le analisi che parlano di guerra di civiltà e che contrappongono l’Occidente all’Islam. Ma, come è noto a tutti, non esiste un solo occidente, che condivide in toto i valori che oggi paiono messi in discussione dal violento attacco terroristico al settimanale satirico Charlie Hebdo. E, come risulta da questa analisi pubblicata qualche mese fa dal sito Indipendnews, non esiste un solo Islam. Anzi, dentro l’Islam è in corso da più di un decennio una feroce guerra civile , il cui numero di vittime cresce esponenzialmente e che potrebbe portare ad un nuovo equilibrio geopolitico nel giro di pochi anni. Una guerra civile di cui noi occidentali rischiamo di essere solo vittime “marginali”. Buona lettura. (Mds)

L’Islam è la religione più diffusa dopo il cristianesimo, oggi conta 1,3 miliardi di credenti. E’ composta da diverse correnti. Quelle dei sunniti (80% dei fedeli) e degli sciiti (15%) sono le due principali. La ripartizione tra esse è evidente sulla mappa del Medio Oriente. La maggior parte dei Paesi arabi è sunnita, mentre gli sciiti si trovano principalmente in Iran, Iraq e Yemen.

Un articolo del quotidiano francese Le Monde ripropone le motivazione storiche che hanno comportato tale scissione da cui è derivata una sanguinosa lotta. Come il conflitto tra protestanti e cattolici dilaniò l’Europa nel XVII secolo, la guerra tra sciiti e sunniti sta ridisegnando la mappa del Medio Oriente all’inizio del XXI secolo e sta ridefinendo il futuro dell’Islam politico in tutto il mondo.

“Est-ce la nouvelle guerre de trente ans ? Une guerre civile confessionnelle, qui trouve sa source dans des divergences doctrinales et religieuses, mais a mué en conflit géopolitique pour l’hégémonie sur un continent et pour la prééminence d’un modèle étatiqu”, si chiade il giornalista Christophe Ayad sempre su Le Monde.

La suddivisione risale alla morte del Profeta Maometto nel 632, che solleva la questione del legittimo successore a guidare la comunità dei credenti:

futuro designato sciita Alì, genero e figlio spirituale di Maometto, a causa dei legami di sangue;
futuro designato sunnita Abu Bakr, un uomo ordinario, costante compagno di Maometto, per il ritorno alle tradizioni tribali.

La maggioranza dei musulmani supportò Abu Bakr, che divenne il primo califfo. Così i sunniti sono sempre stati la maggioranza. Accanto a questi due rami principali esistono anche altre correnti di minoranza: gli alawiti in Siria, aleviti in Turchia, drusi, sparsi in tutto il Medio Oriente, e kharigiti in Oman e Nord Africa.

Quali sono le differenze tra le due correnti principali?
I sunniti considerano il Corano come opera divina: l’Imam è un pastore nominato dagli uomini, in qualità di guida del credente verso Dio con la preghiera; in alcune situazioni, si può autoproclamare.

Gli sciiti credono che l’Imam, discendente della famiglia di Muhammad, sia una guida indispensabile per la comunità, che trae la sua autorità direttamente da Dio.

Conseguenze pratiche: mentre i sunniti accettano che  le autorità religiose e quelle politiche possano fondersi nella stessa persona, gli sciiti sostengono una separazione chiara. In Marocco, per lo più sunnita, il re è il comandante dei fedeli, mentre in Iran, di tendenza sciita, gli ayatollah sono indipendenti dal potere esecutivo.

Perché sono in conflitto?
I conflitti tra sciiti e sunniti derivano principalmente da questioni di carattere geopolitico, più che religioso.  Gli sciiti, guidati dall’Iran, dalla rivoluzione islamica del 1979, sono in aperto conflitto con i leader sunniti, considerati corrotti e venduti al “Grande Satana” americano.

Sta emergendo in questi ultimi anni l’idea di una “mezzaluna sciita“, un termine nato nella bocca del re di Giordania Abdullah nel 2004, che riunirebbe Iran, Libano, Pakistan, Iraq, Siria e parte del Libano di Hezbollah.

Cosa  sta accadendo in Iraq?
Per capire la situazione attuale, dobbiamo tornare all’intervento americano in Iraq nel 2003. I sunniti, che sono attualmente un terzo della popolazione, detenevano il potere sotto Saddam Hussein, e vengono eliminati. Emarginati, vittime di violenza, si ribellano contro il nuovo regime sciita. Le poche concessioni dell’attuale primo ministro sciita, Nuri al-Maliki, al potere dal 2006, non soddisfano.

Diverse tribù sunnite si alleano con i jihadisti dello Stato Islamico in Iraq e Levante (EEIL), la cui influenza continua a crescere dopo la partenza degli americani nel 2011. Oggi costituiscono il più grande partito sunnita in Iraq, guidato da un unico obiettivo: la creazione di un califfato sunnita a cavallo tra l’Iraq e la Siria. Fino ad ora, l’EEIL controlla già gran parte del nord dell’Iraq e Mosul, la seconda città più grande del Paese.

Occorre dunque riscrivere la mappa del Medio Oriente?
E’ la domanda che si pone Courrierinternational.
Probabilmente sì, come ipotizza il New York Times attraverso una cartina geografica in cui vengono delineati i confini di 14 nuovi Stati rispetto ai 5 odierni.

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