Tragedia dei clandestini a Catania: abbandonati al largo per 36 ore

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sbarco-Migranti-Catania-10-Agosto-2013Di Salvo Barbagallo

E’ molto redditizio il traffico dei clandestini per le organizzazioni criminali che non si preoccupano della vita umana, ma che mirano, ovviamente, solo a un guadagno piuttosto facile, approfittando della disperazione di coloro che vogliono sfuggire a un destino tragico.

Non è una novità, le forze dell’ordine internazionali hanno più che sospetti, anche se poi non sono in grado materialmente di porre fine a quanto continua ad accadere.

La morte dei sei migranti sulla spiaggia della Playa a Catania, con l’apertura dell’inchiesta diretta dal procuratore Capo Giovanni Salvi, ha messo già in luce, attraverso le testimonianze raccolte dagli inquirenti, la dinamica del tentativo di sbarco. Le 98 persone, egiziani e siriani, sono partite una settimana prima che si ritrovassero a Catania, da un imprecisato porto a nord dell’Egitto su un mercantile che li ha trasportati nelle acque territoriali italiane, al largo della Sicilia: qui giunti sono stati trasbordati sul peschereccio che la nave trainava sin dalla partenza. L’imbarcazione, prima di essere abbandonata a se stessa, ha navigato dietro il mercantile per 24 ore. Poi, per 36 ore ha navigato in solitaria, fino a quando non è andata ad arenarsi a una quindicina di metri dalla battigia della Playa.

Gli inquirenti hanno potuto ricostruire in questo modo, che ritengono attendibile, il viaggio della speranza, trasformatosi in tragedia, grazie alle concorde testimonianze raccolte degli stessi clandestini.

A bordo del peschereccio si trovavano anche cinque componenti l’equipaggio: tre “scafisti”, che sono fuggiti subito dopo l’approdo, e due egiziani minorenni, di 16 e 17 anni, che sono stati fermati da carabinieri e polizia.

Se la ricostruzione del “viaggio della morte” risponde a verità, rimane pur sempre l’interrogativo, il “perché” nessun mezzo aeronavale di contrasto agli sbarchi clandestini abbia “avvistato” il peschereccio che ha navigato in solitaria per ben 36 ore.

Le sei vittime del tragico sbarco sono state identificate:. sono tutti giovani egiziani di età compresa tra i 17 e 27 anni. Gli esami medici hanno confermato che sono morti per annegamento. Il minorenne deceduto avrebbe compiuto 18 anni il prossimo 25 agosto.

Tra le vittime un ventisettenne egiziano al suo quinto sbarco  in nove anni: il giovane era già stato rimpatriato quattro volte, a partire dal 2004, l’ultima lo scorso aprile. La circostanza è emersa dalle indagini di carabinieri e polizia.

Per il ministro Bonino: “Non esiste una soluzione miracolosa contro gli sbarchi. Quello che vediamo sulle coste italiane è conseguenza dell’esodo disperato, perché si mettono insieme due fenomeni: chi fugge dalla guerra e chi fugge dalla povertà”. Parole vere che, sicuramente, non danno alcun sollievo, né prospettano soluzioni.

Gli sbarchi continuano ed altre tragedie potranno verificarsi: resta una indifferenza diffusa, e un malessere costante in quanti ritengono necessarie vie d’uscita ad una situazione che può solamente aggravarsi.

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