Chiesa e Massoneria

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Pascal Vesin, prete massone, arriva a Roma dopo 39 giorni di cammino. Ora vuole parlare al Papa

Francesco Lepore, L’Huffington Post  |  Pubblicato: 21/08/2013 19:31

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Si è concluso, nel pomeriggio, il “pellegrinaggio” di 39 giorni, intrapreso dal sacerdote savoiardo Pascal Vesin. Barba lunga, volto abbronzato, zaino in spalle, ma tanta emozione: così è apparso in piazza san Pietro ai passanti, ignari della sua identità Una marcia inusuale quella di don Vesin, perché dal maggio 2013, a seguito d’una notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato sospeso a divinis. Conseguentemente l’ecclesiastico è stato anche sollevato dall’incarico di curato della parrocchia di Sant’Anna d’Arly-Montjoie, comune di Mégève. Motivo? Dal 2001 don Pascal Vesin è affiliato al Grande Oriente di Francia. In poche parole è un massone.

Giunta all’orecchio di Yves Bouvineau, vescovo d’Annecy (diocesi d’appartenenza di don Vesin), la notizia era stata inizialmente smentita dal sacerdote come “volgare calunnia”. Ma un volantino della loggia d’appartenenza, in cui si annunciava una conferenza tenuta dal “fratello” Vesin, ha fatto esplodere il caso nel 2011. Riconvocato dal vescovo, il parroco di Mégève ha dovuto ammettere tutto, dichiarando però di voler vivere la doppia appartenenza alla Chiesa e al Grande Oriente. Da qui le varie misure, prese da mons. Bouvineau e dall’ex Sant’Uffizio, con la chiara finalità di convincere il sacerdote a ritornare sui suoi passi: essere reintegrato nel ministero ma a patto d’abbandonare la massoneria.

L’ex parroco di Mégève, però, non solo non ha fatto marcia indietro ma ha assunto apertamente posizioni invise alla gerarchia cattolica, sostenendo, a esempio, la liceità dei matrimoni omosessuali. Poi la decisione della “marcia su Roma”. Sostenuto dai parrocchiani di un tempo e da numerose persone, don Vesin è partito domenica 14 luglio (anniversario dell’inizio della Rivoluzione Francese) alla volta di Roma, per sottoporre il suo caso a Papa Francesco. Perché per il sacerdote essere cattolico e massone non è affatto incompatibile, anzi è un segno d’arricchimento e crescita. Ed è questo quello che vuole ottenere dal suo pellegrinaggio al di là del Tevere: essere, cioè, sollevato da una “scomunica ingiusta” – come egli l’ha definita -, riprendere l’esercizio del ministero e vivere liberamente la propria appartenenza al’organizzazione liberomuratoria. “Io sento – così don Vesin – che la mia marcia è nella dinamica di ciò che il nuovo pontefice annuncia e sembra cominci a fare. Spero di averne una verifica nei fatti”. Ha quindi aggiunto: “Mi auguro d’essere ricevuto da Papa Francesco o da uno dei suoi segretari”. Con questa speranza il sacerdote si fermerà a Roma fino al 6 settembre.

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