Berlusconi: tutti in attesa di rivelazione divina

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BerlusconiDi Salvo Barbagallo

Apparentemente è come se tutti aspettassero una rivelazione divina per risolvere il “Caso Berlusconi”, nella realtà è che tutti (o quasi tutti) non sanno che pesci pigliare per uscire dal cul de sac dove si sono cacciati. Al di là delle parole forti che pronuncia Epifani o Grillo e da quelle che provengono dall’interessato Pdl, cade come un macigno sulle uova la frase del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Sentenza Berlusconi è definitiva, bisogna prenderne atto”.

Cosa avrebbe potuto dire, d’altro canto, il Presidente degli Italiani? E nonostante ciò c’è chi vede (o intravede) “spiragli” di soluzione ascoltando sempre il verbo di Napolitano: “Nessuna richiesta di grazia mi è pervenuta”, che alla fine non può significare che “eventualmente” una “grazia” potrebbe essere concessa.

Indubbiamente, l’indiscutibile realtà và ricercata nell’espressione lapidaria “una crisi di governo, faticosamente formatosi, da poco più di 100 giorni sarebbe fatale.

L’intero gioco politico è racchiuso in questa frase: ecco perché la difficoltà di trovare una via d’uscita è enorme e nessuno si vuole accollare la responsabilità di un passo in avanti.

Il Capo dello Stato ha parlato anche dell’esigenza di “una prospettiva di serenità e coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all’ordine del giorno“. Ma dove vanno ricercate “serenità e coesione” quando le contrapposizioni non lasciano spazio di manovra?

La cosiddetta “pax” fra le parti è impensabile: gli italiani, nel loro insieme, lo hanno dimostrato in tante occasioni storiche dove ha dominato la litigiosità che ha portato benefici a pochi e amarezze, e delusioni, ai più.

Posizione scomoda, quella del Presidente della Repubblica che deve garantire tutti, e non può, di certo, disconoscere la Legge. Aleggia nell’aria la parola “grazia” che, qualora richiesta e magari concessa inasprirebbe maggiormente gli animi di una parte politica, darebbe adito a supposizioni di compromessi occulti raggiunti. Napolitano “difende” il Governo Letta perché è consapevole che, al momento, non c’è un’alternativa che possa rendere stabile il Paese. Troppi problemi sono irrisolti, problemi che attendono risposte da troppo tempo. Sorge sempre e in maniera prepotente l’interrogativo insidioso: “A chi serve la destabilizzazione dell’Italia?”.

Non facile anche la posizione dello stesso Berlusconi, al quale non gioverebbe un’ulteriore scontro  (e forse) finale, ma l’immobilismo è considerato altrettanto nocivo. Hanno detto che Berlusconi fa buon viso a cattivo gioco: cosa potrebbe fare di diverso? Il Cavaliere (Grillo ha suggerito di togliere il titolo a Berlusconi) ha in mano le carte dello sfascio totale, non vuole giocarle probabilmente perché teme l’accusa di essere stato il protagonista del crollo definitivo dell’Italia. I vari Epifani perché, allora, spingono sul pedale? Sono loro che vogliono lo sfascio? Sono interrogativi che oggi si pone il cittadino qualunque, quell’italiano sommerso da tasse e balzelli, quell’italiano (giovane e meno giovane) che non riesce a trovare lavoro, quell’italiano che vuole veramente, e finalmente, una “pace” duratura per potere vivere e non sopravvivere.

Quante partite si devono ancora giocare prima di mettere la parola “fine” a questa tragica e infinita telenovelas?

Napolitano ha affermato: “…In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano – soprattutto nell’area del PdL – turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza…”.

Ormai c’è poco spazio anche per i “turbamenti”: o si esce dalla buca, o la buca diventa fossa tombale.

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