È caccia al pericolo pubblico n° 1 Strategie miopi e poteri costituiti in sfacelo

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silvio-berlusconi-C’è da “apprezzare” la costante volontà di far fuori, in un modo o in un altro, Silvio Berlusconi: è un esempio di grande coerenza in un Paese che di coerente sembra non avere più nulla. È questione di tempo e Berlusconi cadrà, perché così è stato deciso (da chi?) nell’alto dei cieli. Pur non avendo tanto in simpatia il “Cavaliere”, inevitabilmente l’accanimento che si è messo in moto da tempo verso questo Personaggio politico, ci porta a tutta una serie di inevitabili riflessioni.

Il Paese è alla deriva: è un “fatto”, non una invenzione o una opinione.

Le elezioni hanno mostrato il disfacimento delle cosiddette compagini politiche tradizionali: è un altro fatto incontrovertibile.

Il “fenomeno Grillo” ha travolto argini che si ritenevano indistruttibili: altro fatto riconosciuto.

Alla crisi economica, alla mancanza di lavoro non si danno soluzioni concrete: altro fatto innegabile.

Ogni cosa appare labile in un futuro ritenuto incerto dalla maggior parte della gente, e mentre si assiste quasi indifferenti a trasformazioni epocali (la Chiesa deve eleggere un nuovo Pontefice, lo Stato Italia deve scegliere il suo Presidente, da non sottovalutar le fibrillazioni di una Corea del Nord che minaccia guerre nucleari, tumultuosa la situazione socio-economico-politica-militare di diverse nazioni sulle sponde del Mediterraneo, eccetera, eccetera), il nemico pubblico n° 1 in Italia chi è? Ma Berlusconi, perbacco!

L’indifferenza sta macinando tutto: si guarda (o si assiste?) allo spettacolo delle lotte interne ai partiti che vorrebbero essere “guida”, ma non si presta attenzione a chi minaccia rivolte di piazza se non va al Governo, né ci si preoccupa degli allarmi lanciati dai Servizi Segreti su possibili sconvolgimenti violenti. L’attenzione deve essere indirizzata sulla “fine” di Berlusconi, in quanto Berlusconi “deve” finire, deve essere un capitolo chiuso.

Verrebbe da pensare che questa possa essere una strategia per distogliere la mente da pensieri più gravi. Se così fosse, sarebbe una strategia miope, perché quando la fine di Berlusconi cadrà (e accadrà), i problemi si moltiplicheranno e le conseguenze non potranno essere  considerate il “rimedio necessario”. Basterebbe ragionarci (un poco, mica tanto….) per rendersi conto che la strada imboccata non è strada, ma solamente un vicolo cieco.

Ancora non è stato formato un Governo del Paese e si parla di nuove elezioni. Certo, anche se un Governo sarà costituito, avrà vita breve e le nuove elezioni saranno indispensabili. Quale scenario, a questo punto, si presenterà agli italiani se si registrerà, nel contempo, la caduta definitiva di Berlusconi?

Indubbiamente il Pdl si frantumerà, ma i “pezzi” sparpagliati dove andranno a finire? Conoscendo la natura degli italiani (pardon, dei politici che indirizzano gli italiani), molti andranno a confluire verso chi ritengono il vincitore di turno, non certo verso il partito di Bersani o verso il partito dei magistrati.

Il Movimento 5 Stelle preannuncia una votazione a favore su una eventuale richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Berlusconi; Napolitano ha espresso il suo vivo rammarico per il riaccendersi di tensioni e contrapposizioni tra politica e giustizia., sostenendo che in ogni caso non va messa in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, Grillo invita apertamente Berlusconi a darsi alla latitanza.

Questi avvenimenti fanno riflettere e pongono un inquietante interrogativo: stiamo andando incontro alla fine di Berlusconi o della stessa democrazia? Forse non è così, forse sarà ancora peggio, forse tornerà a salvarci (?) dalla crisi non-stop un Romano Prodi “Presidente”…

Buonanotte Italiani…

Salvo Barbagallo

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