Evento storico: Benedetto XVI lascia il pontificato

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Dimissioni-Benedetto-XVIJoseph Aloisius Ratzinger, Papa Benedetto XVI “per ingravescentem aetatem” (per l’età avanzata) lascia il pontificato: decisione storica annunciata nel corso dei lavori del Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.

La notizia ha fatto il giro del mondo in pochi attimi, suscitando emozioni e stupore, lasciando pure numerosi interrogativi sul tappeto, primo fra i quali “perché in questo delicato momento storico?”. Comprensibile lo smarrimento provocato dalle parole del Pontefice, “Ben consapevole della gravità di questo atto”, parole pronunciate con voce solenne e serena, indicando il 28 febbraio per il termine del pontificato e chiedendo l’indizione di un conclave per l’elezione del successore.
Perché queste “dimissioni”? “Il Papa ci ha preso un po’ di sorpresa“, ha affermato il portavoce Vaticano, Padre Federico Lombardi. “Un fulmine a ciel sereno“, l’esclamazione del decano del collegio cardinalizio, cardinal Angelo Sodano, commentando la decisione.

Nelle frasi del documento di Papa Benedetto XVI i motivi principali di un’azione inattesa: ”Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – prosegue il documento – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”.

Al momento dello storico annuncio i cardinali presenti nel Concistoro non sapevano cosa stesse accadendo: hanno ascoltato con il fiato sospeso le parole del Pontefice. Un “evento” che non si verificava da seicento anni: pochi precedenti in epoca recente. I casi storici di rinuncia, comunque, non mancano, soprattutto nei tempi più remoti del Papato: San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo Cristo, abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore. Nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere esiliato in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia tacita, come nel caso di Martino (VII secolo). Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonìa, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe. Siamo nella prima metà dell’anno Mille. Il più celebre caso di rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche «il Papa che fece per viltà lo gran rifiuto», che portò all’elezione di Bonifacio VIII nel 1294; Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all’epoca dello Scisma d’Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall’antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall’Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l’accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell’obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, ma l’elezione di un nuovo Papa si verificò due anni dopo.

Nel 2010, nel libro intervista “Luce del mondo”, Papa Benedetto XVI aveva ipotizzato le sue dimissioni. Aveva scritto: “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi (…) A volte sono preoccupato e mi chiedo se riuscirò a reggere il tutto anche solo dal punto di vista fisico”. Era quello un periodo travagliato: gli scandali per la pedofilia nel clero, in seguito la questione della “talpa” in Vaticano, e altre problematiche.

Forse si comprenderà meglio la decisione di Papa Benedetto XVI, allorquando sarà eletto il suo successore…

Salvo Barbagallo

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