La sentenza sulla strage di Ustica: è in ogni caso una sconfitta

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dc9-abbattuto-a-ustica_copy_1Di Valter Vecellio

 

   “E’ abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile”. Lapidaria la terza sezione civile della Corte di Cassazione che con sentenza 1871 ieri ha condannato lo Stato italiano a risarcire alcuni familiari delle vittime della strage di Ustica. Lo Stato italiano, per la Suprema Corte, in sostanza, è colpevole di non aver garantito la sicurezza nei nostri cieli con sufficienti controlli dei radar civili e militari.

   Ovviamente sarà bene – come sempre – attendere il deposito delle motivazioni per capire come la Cassazione sia giunta a questa conclusione; come e perché sia arrivata alla conclusione che il DC-9 Itavia con le sue 81 persone a bordo venne abbattuto il 27 giugno 1980 in seguito a uno scontro tra caccia militari. In queste ore molti hanno parlato di “sentenza storica”; la presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti ricorda che, per quanto importante e significativa sia la sentenza, la verità su quel che accadde è ancora lontana; l’ex sottosegretario Carlo Giovanardi, sostenitore della tesi della bomba a bordo, osserva – e non ha torto – che la sentenza della Cassazione contraddice quanto stabilito un’altra corte di giustizia: che ha assolto quattro generali dell’Aeronautica militare italiana accusati di depistaggio e tradimento, e soprattutto non ha accertato come e perché il DC-9 esplose. Ma la tesi della bomba zoppica. Dopo varie ipotesi, chi la sostiene è giunto alla conclusione che l’ordigno è stato collocato nella toilette. Già, ma a parte il fatto che non si comprende bene né chi, né perché l’avrebbe collocata, come si spiega che la toilette, e specificatamente il water, è stato trovato integro? Si sarebbe dovuto disintegrare… Si fa così ricorso a un particolare macabro: proprio nel momento dell’esplosione, la toilette era occupata; e un passeggero, con il suo corpo avrebbe fatto da “cuscinetto”…Però: l’esplosione si è verificata quando l’aereo era in fase di discesa, si preparava all’atterraggio a Palermo. In quei momenti i passeggeri sono tenuti ad allacciare le cinture e non lasciare il suo posto…

   Ad ogni modo, attendiamo le motivazioni della sentenza per saperne di più e poter dare un giudizio più ponderato. Qualcosa però la si può dire subito: la strage è del 1980. La condanna dello Stato italiano a risarcire alcuni parenti delle vittime arriva nel 2013: trentatrè anni dopo! Non è, questa una sconfitta, e non lo sarebbe anche se la Cassazione avesse emesso un verdetto di non colpevolezza? Che giustizia può mai essere, trentatrè anni dopo? Ancora: in seguito alla strage, la compagnia aerea Itavia di fatto venne fatta fallire. Il presidente di Itavia, Aldo Davanzali, che aveva costruito giorno dopo giorno un impero, venne accusato della morte di quelle 81 persone; per molti mesi venne alimentata la tesi del “cedimento strutturale”; lo si accusò di far volare i passeggeri su “bare volanti”, di aver noleggiato quell’aereo nelle Hawaii, un aereo corroso dal sale marino.

   Davanzali reagì: “Ho la certezza che l’aereo è stato abbattuto da un missile”. Lo hanno incriminato per diffusione di notizie false e tendenziose. Nel 2005 Davanzali è morto. A quanto si può quantificare, e come è risarcibile Davanzali per l’enorme danno e torto subiti? E le richieste di rogatoria internazionale per cercare di sciogliere alcuni dei tanti misteri che aleggiano su questa vicenda, che fine hanno fatto? Cosa si è fatto perché i paesi a cui sono state inoltrate rispondessero alle richieste avanzate dai magistrati?

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