Fiorella Mannoia a Catania, successi nel tempo!

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di Valeria C. Giuffrida

Qualche anno fa, affacciandomi inconsapevolmente a questo lavoro, militavo come speaker, in una radio locale.

Il mio, diplomata da poco, era più un gioco che altro.

Un giorno un mio collega dell’ epoca, mi invitò ad accompagnarlo per un’ intervista.

Il personaggio in questione era Fiorella Mannoia, luogo dell’ appuntamento, il Teatro Metropolitan di Catania.

La mia risposta fu “no, mi annoio”.

Avrei meritato pena severa per una risposta così idiota, ma a poco più di diciotto anni, queste stupidaggini diciamo che usufruiscono della condizionale.

Alla fine lo accompagnai.

Penso di vedermi ancora oggi con aria supponente arrivare in camerino.

Aprì la porta Fiorella, che in quel momento viaggiava sulle ali del successo di “Quello che le donne non dicono”.

Saluti e convenevoli, ritaglio il mio angolo ed assisto all’intervista e più passa il tempo e più mi sembra di cadere in una sorta di stato che esulava la discussione, l’intervista, le parole, un altro mondo.

No, non mi stavo assentando, ero rimasta imbambolata a guardare questa donna bellissima  che trasudava classe da ogni singolo poro.

Ricordo di essermi svegliata ad una richiesta specifica, che non era il classico schioccare di dita, ma una domanda specifica che arrivava da Fiorella: “Tutto ok?”

Risposi di si, ma col senno di poi non sono tanto certa di aver detto la verità.

Con meno supponenza di quando ero arrivata mi accingevo ad assistere al concerto, io, con le orecchie infarcite di Duran Duran e Spandau Ballet, presenziavo al concerto dell’ interprete autorale per eccellenza, che connubio esplosivo.

Come si poteva sposare Simon Le Bon con le parole di Fossati, piuttosto che di Ruggeri? Matrimoni impossibili degni delle migliori righe del Manzoni.

Penso che il mio gusto musicale cambiò proprio quella sera, alla fine Le Bon, mi sembrava molto Ken senza Barbie e posso asserire con assoluta certezza che il mio amore per Fossati sia nato quella sera ed è tutta “colpa” di Fiorella.

Da quel momento di “colpe” Fiorella ne ha accumulate tante nei miei confronti.

Si è macchiata dei peggiori crimini, primo fra tutti quello di rendermi belle canzoni che cantante dall’ autore e, qui vige il dovere di non citare né nomi né cognomi, mi risultavano abbastanza brutte.

Riscoprirle porte dalla sua voce avevano tutto un altro sapore.

Dissolvere in pochi attimi delle certezze delle quali ci si veste è, sicuramente,  un grave misfatto e Fiorella purtroppo si è macchiata di questa grave colpa più e più volte.

In verità lo ha fatto anche al concerto di Catania appena conclusosi, ma eviterò, anche in questo caso, di enunciare canzone e autore.

Vero è che “Mio fratello che guardi il mondo” vestita dalla sua voce ha una magia tutta sua.

Nel tempo ho imparato che Fiorella è così, ti strega e ti porta via, visto il successo che palesemente riscuote, direi che non ammalia solo me, per cui me ne faccio una ragione.

A chi penserà che questo è un articolo poco professionale faccio spallucce, sarà poco professionale, ma ha tanto cuore e per me questo vale mille volte di più.

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