La Russia interrompe lo sfruttamento di gas nell’Artico

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Il monopolista russo, Gazprom, dichiara lo stop ai lavori per l’estrazione di gas dallo Shtokman, il giacimento più capiente d’Europa. Il crescente ruolo del gas shale e l’abbandono da parte dei partner norvegesi e francesi tra le ragioni della decisione del Cremlino, che ora vede compromessa la realizzazione della sua politica energetica nei confronti dell’Unione Europea

Mosca nega, ma lo stop allo sfruttamento del giacimento Shtokman rappresenta un duro colpo ai piani energetici della Russia, in Europa e nel Mondo. Nella giornata di mercoledì, 29 Agosto, l’ente monopolista russo, Gazprom, ha comunicato l’intenzione di abbandonare i lavori di estrazione di gas dall’Oceano Artico.

Secondo una nota ufficiale, comunicata dal Rappresentante di Gazprom, Vsevolod Cherepanov, la motivazione della decisione sarebbe legata agli alti costi che Mosca si è trovata ad affrontare dopo la fuoriuscita dal consorzio internazionale deputato allo sfruttamento dello Shtokman degli altri due partner: il colosso norvegese Statoil, e la compagnia francese Total.

I costi sono troppo alti – ha dichiarato Cherepanov all’autorevole Reuters – Non dobbiamo prendere decisioni affrettate. Possediamo sufficienti rifornimenti di gas”.

Molti tra gli esperti hanno tuttavia riscontrato nell’ostentata sicurezza di Gazprom un tentativo di mascherare un serio problema che Mosca si trova ad affrontare: la carenza di gas nei propri giacimenti siberiani. A sostegno di tale sospetto è la volontà del monopolista russo di prendere parte a progetti di estrazione di nuovi giacimenti in diverse aree del pianeta – persino in Texas.

Sintomatico è inoltre quanto accaduto in Europa nel Febbraio 2012, quando in seguito ad un’ondata i freddo eccezionale Gazprom non è stato in grado di soddisfare l’incremento della richiesta di gas proveniente dall’Unione Europea, lasciando al freddo molti dei Paesi del Vecchio Continente centrale e meridionale come Slovacchia, Austria, ed Italia.

Con la sua capacità di 3,8 trilioni di oro blu, lo Shtokman è uno dei più capienti giacimenti di gas al Mondo. Dal 2007, il suo sfruttamento è stato operato dalla cordata energetica russo-norvegese-francese, ma l’interesse di Mosca al serbatoio dell’Artico risale all’inizio degli anni Novanta, quando Gazprom ha avviato una collaborazione con compagnie statunitensi.

Con l’inizio dell’estrazione di gas shale negli USA, Washington ha perso interesse nella compartecipazione ai lavori per lo sfruttamento dello Shtokman, così, nel 2006, il Presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto del giacimento artico il serbatoio del gasdotto NordStream.

Questa infrastruttura, con la quale la Russia rifornisce di gas direttamente la Germania, bypassando Paesi dell’Unione Europea politicamente ostili al Cremlino come Polonia, Romania, Lituania, Lettonia ed Estonia, è stata realizzata dai russi per realizzare la politica di divide et impera dell’Europa.

Mosca, infatti, approfitta della connivenza delle cancellerie dei Paesi dell’Ovest dell’UE – Germania e Francia in primis – per mantenere la propria egemonia energetica sul Vecchio Continente, e rendere impossibile i piani varati dalla Commissione Europea per diversificare l’approvvigionamento di gas in Europa.

Terminati i lavori di ampliamento del NordStream

La rinuncia allo Stokman rappresenta dunque un duro colpo alla possibilità da parte di Mosca di mantenere attivo il NordStream. Ciò nonostante, nella giornata di giovedì, 30 Agosto, Gazprom ha comunicato il termine dei lavori di ampliamento del Gasdotto Settentrionale – com’è altrimenti noto il NordStream.

Non appena l’infrastruttura avvierà appieno la sua attività, la Russia rifornirà l’Europa di 55 Miliardi di metri cubi di gas, che la Germania, attraverso la rete dei gasdotti interna europea, smisterà ai vari Paesi del Vecchio Continente.

Matteo Cazzulani

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