Elezioni siciliane: i cari estinti e l’elogio dell’incoerenza

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C’è un dato che si staglia su tutti in questa campagna elettorale siciliana che, almeno formalmente, non è ancora cominciata. La definitiva scomparsa dei partiti. Ve li ricordate? Mastodontici apparati che, solo una ventina di anni fa decidevano praticamente tutto (posti in lista, posti di governo e sottogoverno, chi premiare e chi punire tra amici e nemici). Poi venne l’era dei partiti light ma anche allora c’era ancora uno straccio di fedeltà alle leadership nazionali e ai comandamenti che venivano dall’alto. Forse con qualche mugugno in più ma, alla fine, si faceva quello che dicevano i Berlusconi o i Bersani di turno.

Adesso è tutto diverso, adesso comandano i cacicchi locali. Chi porta voti (o si presume lo faccia) detta legge. E anche le alleanze, i rapporti vanno oltre le ideologie e i valori. Ma che dico le ideologie, vanno oltre le cose dette pochi giorni prima dagli stessi protagonisti. Inutile qui fare esempi specifici, perché li leggete ogni giorno sulle cronache quotidiane, ma se c’è un premio che certamente meritano i candidati alla presidenza (quasi tutti, è da dire per onestà intellettuale) è il premio alla faccia di “palta” (perché non vogliamo esagerare con gli epiteti, mica siamo Grillo). Gente che cerca avversari storici e li mette in lista con sè, gente che si allea con coloro con cui hanno litigato fino a cinque minuti prima (attendiamo le foto sorridenti, mi raccomando, non ci deludete…), gente che si candida in contrapposizione ma si manda messaggi benevoli per il dopo. Insomma, un vero e proprio elogio dell’incoerenza che vi venderanno per alleanze fatte per il “bene della Sicilia”.

Ecco, vorremmo che i nostri quattro lettori (metaforici, perché sappiamo che siete molti di più e di questo vi ringraziamo) questa volta guardassero bene le facce e le mosse dei candidati, senza ascoltarne le parole. Che ne scrutassero gli occhi, i sorrisi, le pacche sulle spalle, i momenti di abbandono. che si trasformassero in piccoli dottor Lightman (il protagonista di “Lie to me”, serie americana di qualche tempo fa in cui l’indagine sui crimini era legata anche alla comunicazione non verbale, strumento infallibile nel capire quando una persona non dice la verità). Di certo avrebbero modo di scegliere con più accortezza di quanto fatto in passato e, magari, di essere in grado di votare davvero per il “bene della Sicilia”.

Marco Di Salvo

 

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