Incontro con Virginia Foderaro delle Edizioni Opposto

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Le Edizioni Opposto nascono nel maggio del 2007 quando al pubblico della rete veniva presentato Opposto come un personaggio di fantasia: “Il suo nome – si legge nel sito della casa editrice – è quello di una qualunque persona che vive in una qualunque città, alla quale non piacciono molte cose del mondo. E prova a cambiarle esprimendo il suo opposto punto di vista.”

Da questo spunto iniziale nasceva il sito di pubblicazione online di racconti e poesie, che aveva il lungimirante e ambizioso intento di guardare il mondo da un’altra prospettiva, nella speranza che nelle pieghe meno evidenti della realtà si potessero celare strade nuove da percorrere. Dobbiamo la realizzazione, la cura e l’impegno per la realizzazione di questa interessante realtà editoriale a due donne romane: Virginia Foderaro, e Anna Maria Artini. Virginia Foderaro è stata collaboratrice presso testate giornalistiche, nonché curatrice di una rubrica di critica teatrale e autrice di numerosi articoli di attualità, moda, cultura e politica. Dopo aver lavorato in teatro come assistente di scena, aiuto regista e autrice, ora scrive poesie e racconti, oltre a curare la collana di narrativa e poesia Quinto colore, edita da Opposto.net. Attualmente sta lavorando alla realizzazione del secondo volume della collana Quinto colore dal titolo “Racconta l’Italia” di prossima uscita nelle librerie italiane; Anna Maria Artini dopo aver lavorato come programmista e regista televisiva presso la Rai, ha scritto testi per il teatro e per la televisione, ha collaborato a riviste e quotidiani, ha tradotto dall’inglese e spagnolo importanti testi teatrali. Direttrice amministrativa per molti anni del Teatro Centrale di Roma. Dal ’73 al ’77 ha lavorato all’Ufficio Stampa del Vaticano in qualità di giornalista, collaborando anche con l’Avvenire.

Abbiamo chiesto a Virginia Foderaro il segreto del successo di Opposto.net e in quale contesto una realtà editoriale coraggiosa come Opposto riesca a inserirsi nel panorama culturale italiano.

Come nasce l’idea della casa editrice e come si inserisce il vostro progetto editoriale nel panorama dell’editoria romana?

Opposto è nato nel 2007 come sito Internet di pubblicazione online di racconti, poesie e riflessioni in genere. Il lavoro è stato intenso e incessante per vari anni, fino al momento in cui non è nata la possibilità di pubblicare un primo libro che racchiudesse il lavoro dei tanti autori di poesia e di narrativa a noi vicini. Il primo tentativo ci ha dato fiducia a tal punto da pensare a un’evoluzione naturale, con la creazione di una casa editrice. Anche il nome singolare vale la pena di essere raccontato. L’idea viene da lontano ed è quella di porre in evidenza un concetto semplice, sotto gli occhi di tutti. La teoria degli opposti è quella che ci ha ispirato. L’opposto rifugge l’omologazione e l’appiattimento di certe regole e tenta di sovvertirle a suo modo. Ci sono molti aspetti della vita discutibili e inaccettabili, ci è parso che cambiare punto di osservazione, scrutando la realtà nei suoi risvolti meno evidenti, possa condurre con buone probabilità a nuove preziose interpretazioni. È un’epoca questa che ha bisogno di punti di vista contrapposti per estrarre nuova linfa e nuove sollecitazioni, cercando di liberarci dalle ovvietà che offuscano e incatenano. Il nostro progetto editoriale è tutto italiano, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia. Direi, dunque, che non si colloca necessariamente ed esclusivamente a livello romano.

Lei si occupa di poesia. Pensa che ci sia ancora posto in un mondo disincantato e debilitato dalla crisi economica per la poesia e per i poeti?

La società occidentale nella quale viviamo è in piena crisi d’identità. Alle domande “chi siamo”, “perché siamo qui”, “dove siamo diretti” e “tutto ciò ha un senso?” la Poesia risponde con immediatezza e gode del privilegio di risuonare energicamente nelle coscienze di chi si pone all’ascolto. Non conta che essa sia d’amore, di denuncia sociale oppure filosofica. Oggi più che mai, se i poeti fossero seguiti con l’attenzione che meritano, la gente sarebbe obbligata a riconoscere l’estraniamento della condizione umana e a rispettare la propria e l’altrui dignità.

Quali sono le novità della prossima stagione editoriale? Quali sono i generi sui quali puntate maggiormente?

 Le nostre proposte sono molteplici e mi piacerebbe presentarle tutte in maniera dettagliata. Ad ogni modo, cercherò nel limite del possibile di non dilungarmi troppo. A settembre uscirà il primo libro della nuova collana delle Edizioni Opposto dal titolo “I classici dell’Ebbrezza” a cura di Fabrizio De Priamo. Apriamo la collana con “Confessioni di un mangiatore d’oppio” di Thomas De Quincey che contiene un saggio critico molto interessante dello stesso De Priamo, il quale ha curato un’inedita ed originale versione e traduzione del testo che consegnano al linguaggio ottocentesco del suo autore quella modernità e attualità indispensabili al lettore dei giorni nostri. La collana proseguirà con la pubblicazione di altri importanti scrittori classici europei che da due secoli a questa parte hanno posto lo stato di ebbrezza al centro della loro riflessione e della loro poetica. La copertina è dell’artista Giuliano Marin, il quale ha destinato all’intera collana alcune delle sue più importanti opere aventi per tema la vertigine. Sempre nel mese di settembre presenteremo al pubblico una raccolta di racconti di grande valore letterario. Si tratta di “Una cosa da niente e altri racconti” dello scrittore Mario Pacifici. Il libro tratta di una drammatica pagina della storia italiana, quella delle leggi razziali del 1938 e dei conseguenti soprusi perpetuati ai danni di una minoranza completamente estromessa dalla società civile. In dodici racconti Pacifici fa del racconto breve un folgorante strumento espressivo. Il libro ha ricevuto due patrocini importanti (quello dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e quello del Museo della Shoah) e il racconto “Una cosa da niente”, che dà il titolo all’intera opera, è stato vincitore del Festival delle Letterature Ebraiche del 2008. Ancora settembre vedrà la promozione di un terzo libro a cui teniamo molto, questa volta di poesia, dal titolo “Codici apparenti” del giovane autore Giuseppe Mantovani. È una raccolta di poesie di notevole spessore. Per la poesia, mi preme segnalare anche lo splendido testo di Bernardo Antonini, dal titolo “La notte delle bestie” , uscito nello scorso mese di luglio, in cui il lettore viene subito circondato dal riflesso di luce che sovrasta e rischiara l’esperienza intima del poeta. Da ottobre a febbraio saremo presenti in libreria con la consueta agenda letteraria per il 2013 dal titolo “365” (giorni creativi) che anche per quest’anno vedrà coinvolti i numerosi e validi autori di poesia e di narrativa italiani che si muovono intorno alla nostra realtà editoriale. Per ora mi fermo qui, sebbene le novità non siano finite. I lettori potranno seguirle da vicino sul nostro sito Internet.

Secondo lei, i libri – e la lettura in genere – possono essere considerati il salvagente del nostro tempo  o  è finita l’era dei grandi poeti e dei grandi romanzieri?

I libri e la lettura sono per loro stessa natura un grande antidoto alla noia che ci affligge e anche alla rassegnazione. Prendere un libro in mano dovrebbe essere un gesto consapevole e per tale ragione, di questi tempi, rivoluzionario. Altro che salvagente, è un transatlantico. Quanto all’era dei grandi poeti e dei grandi romanzieri credo che non finirà mai, perché le grandi opere scritte vivranno per sempre; nella loro attualità sembrano scritte oggi, e continueranno ad accompagnare in modo trasversale intere generazioni di lettori. Riguardo all’affermazione dei nuovi, a mio avviso, il rischio è che l’attuale trend del mercato editoriale ostacoli il loro percorso, imponendo dei filoni da seguire e dettando mode passeggere. Ci si domanda se gli scrittori del momento scrivano per rispondere a esigenze interiori e intellettuali autentiche o più per apparire negli scaffali delle librerie e nei sondaggi degli opinionisti e dei media. E in questo clima ai nuovi autori è consentito sul serio di fare emergere la propria originalità e il proprio talento?

Quali consigli darebbe a un giovane autore che vuole tentare la strada della letteratura?

Per essere qualcuno che si è nutrito di tanti validi consigli in materia, passare adesso sulla sponda di chi i consigli li dà mi fa sorridere. Direi a questo giovane di percorrere il suo sogno con convinzione, di capire se realmente la sua motivazione è così forte da indurlo ad accettare con slancio il sacrificio e l’abnegazione che questo impegno comporta. Occorre prepararsi, studiare, conoscere, avere senso critico, operare delle scelte, innamorarsi della materia e fare innamorare gli altri di quella stessa materia. Leggere ogni giorno i grandi scrittori, apprendere ogni aspetto di loro, le biografie, le aspirazioni, le opere, scoprendo l’uomo e non percependo solo il gigante letterario, per trarne ispirazione continua; imparare dalle parole, dalle costruzioni dei periodi, dall’architettura delle opere. Gli direi di vivere intensamente quest’avventura come un grande atto d’amore verso la vita.

Cinzia Giorgio

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