Guerra del gas: Grecia e Italia tra Europa e Russia

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La compagnia ungherese MOL non sostiene l’aumento di capitale per la costruzione del gasdotto dalla verdiana denominazione, e rischia per questo l’esclusione dal progetto. La greca DEPA e l’italiana ENEL vicine all’ingresso nel Gasdotto Transadriatico, ma i vertici politici di Atene e Roma preferiscono Mosca e il Southstream

Budapest quasi fuori, Atene e Roma con un piede in due scarpe. Nella giornata di martedì, 31 Luglio, il Consiglio d’Amministrazione del gasdotto Nabucco ha ammonito la compagnia ungherese MOL per scarsa partecipazione economica nella realizzazione di una conduttura fondamentale per la sicurezza energetica europea.

Il cartellino giallo agli ungheresi è stato mostrato in seguito al varo dell’aumento di capitale: una misura necessaria per permettere al gasdotto dalla verdiana denominazione di convincere gli investitori del giacimento azero Shakh-Deniz ad avvalersi del Nabucco per esportare il gas naturale estratto in Azerbajdzhan.

A favore dell’aumento di capitale del Nabucco si sono schierate tutte le compagnie del consorzio – l’austriaca OMV, la romena Transgaz, la bulgara Bulgarian Energy Holding, la turca BOTAS, e la tedesca RWE – ma non la MOL.

Già in passato, la compagnia magiara ha espresso perplessità in merito alla sua permanenza nel progetto per la costruzione del gasdotto e, da ultimo, ha dichiarato di voler attendere la decisione ultima del consorzio Shakh-Deniz prima di mettere mano al portafoglio.

Dinnanzi all’ennesima titubanza degli ungheresi nell’ambito di una presa di decisione cruciale, il CdA Nabucco ha avanzato la possibilità di suddividere le azioni MOL agli altri partner in maniera equa, ed ha invitato gli ungheresi a riconsiderare la loro posizione all’interno del consorzio del gasdotto in tempi brevi.

Il Nabucco – sostenuto politicamente dall’Unione Europea e dal quartetto di Vysehrad: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – è progettato per trasportare il gas dall’Azerbajdzhan direttamente in Europa e, così, permettere all’UE di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di oro blu da quelle della Russia.

Il progetto concorrente al Nabucco, che potrebbe soffiare alla conduttura dalla verdiana denominazione il compito di rifornire il Vecchio Continente di oro blu azero, è il Gasdotto Transadriatico – TAP: infrastruttura progettata per collegare il confine tra Grecia e Turchia all’Italia meridionale attraverso l’Albania.

La TAP, che è stata individuata ufficialmente dal consorzio Shakh Deniz come alternativa al Nabucco, è compartecipata dalle compagnie norvegese Statoil, dall’elvetica EGL e dalla tedesca E.On, ma, da ultimo, ha suscitato l’interesse anche di Grecia e Italia: sempre più intenzionate a rilevare quote di un progetto da cui potrebbe dipendere la politica UE di diversificazione delle forniture di gas.

Lunedì, 30 Luglio, ha avuto luogo un incontro tra i vertici della TAP e il Ministro dell’Energia greco, Makis Papageorgiu, durante il quale, secondo diverse fonti, sarebbe stata discussa la possibilità di ingresso della compagnia nazionale DEPA nel consorzio del Gasdotto Transadriatico.

Per Atene, la partecipazione in un’infrastruttura cruciale per i piani UE è letta come una possibilità di restare aggrappati al Vecchio Continente, sopratutto in un momento in cui la crisi monetaria non esclude una possibile uscita della Grecia dalla zona Euro.

Un altro Paese che ha espresso apprezzamento per la TAP è l’Italia, sopratutto in seguito alle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, in merito alla necessità per il Belpaese di essere rifornito da un gasdotto che si auto-finanzia. Passi concreti sono stati effettuati anche dalla compagnia ENEL, che ha avviato consultazioni con il consorzio TAP per rilevare alcune quote del Gasdotto Transadriatico.

I Vertici TAP hanno accolto con favore l’interesse dei greci e degli italiani, ma, per dare più forza alla loro corsa contro il Nabucco per il trasporto del gas Azero, hanno chiesto a Grecia, Italia ed Albania una dichiarazione politica che certifichi, anche a livello mediatico, la partecipazione dei tre Paesi dell’Europa meridionale al progetto.

Il passo richiesto dalla TAP con poca probabilità sarà realizzato. La DEPA è tra le compagnie che appartengono al Southstream, il gasdotto progettato dalla Russia per rifornire di gas russo direttamente l’Europa Sud-Occidentale, bypassando Paesi avversati politicamente dal Cremlino – Ucraina, Moldova, Polonia e Romania – e, così, per affossare i progetti di indipendenza energetica della Commissione Europea legati al Nabucco e alla TAP.

Il finto europeismo energetico di Monti

I vari governi greci hanno sostenuto il disegno politico-energetico della Russia, e difficilmente rilasceranno una dichiarazione di sostegno pubblico ad un progetto fortemente avversato da Mosca.

Lo stesso si può dire per l’Italia, che alla realizzazione di iniziative comuni UE in politica energetica ha preferito mantenere rapporti bilaterali con la Russia. Il colosso nazionale ENI è infatti il secondo investitore nel Southstream dopo il monopolista russo, Gazprom, e fin dalle fasi preliminari del Gasdotto Ortodosso – com’è altrimenti noto il Southstream – ha preso parte attiva per la realizzazione del progetto.

Vicina alla Russia, e lontana dall’Europa, l’Italia lo è anche in campo politico. Durante una visita ufficiale a Mosca presso il Presidente russo, Vladimir Putin, il Premier italiano, Mario Monti, ha confermato il sostegno politico di Roma alSouthstream.

Monti ha considerato il Gasdotto Ortodosso un progetto di interesse strategico per il Belpaese, nonostante la sua realizzazione comporti de facto il fallimento dei progetti energetici dell’Unione Europea, e lasci il Vecchio Continente – Italia compresa – quasi completamente dipendente dalle forniture della Russia monopolista.

Matteo Cazzulani

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