Operazione antidroga, dieci arresti a Catania

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Operazione antidroga dei carabinieri di Catania che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per dieci persone, ritenute appartenenti al clan Ercolano-Santapaola e accusate a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini, avviate nel luglio 2009 e coordinate dalla Dda etnea hanno riguardato un gruppo inquadrato in Cosa Nostra facente capo a Orazio Magrì e ai fratelli Nizza, che secondo l’accusa, si rifornivano di droga da trafficanti campani e calabresi per rivendere il tutto a Catania. Le persone finite in manette sono, Giuseppe Floridia, 38enne, Salvatore Scavone di 26 anni, Rosario Lombardo, 43enne, Filippo Marletta di 21 anni, Giovanni Nizza 38enne, Salvatore Sebastiano 37 anni già in carcere, Daniele Nizza 34 anni, Fabrizio Nizza di 37, Giuseppe Privitera di 37 anni e Giuseppe Sciuto di 29 anni.

Le attività investigative hanno permesso di monitorare le vicende del clan Santapaola nel periodo immediatamente precedente ed in quello successivo agli arresti dei vertici dell’organizzazione durante un summit di mafia, nelle campagne di Belpasso, finalizzato a decidere la strategia per contrastare il clan avversario dei Cappello – Carateddi in ascesa criminale.

Si è accertato, la condotta di estrema cautela tenuta dai vertici del clan Santapaola ancora in stato di libertà, costantemente timorosi sia di imminenti operazioni di polizia giudiziaria sia di ritorsioni da parte degli appartenenti al clan contrapposto così da ricercare luoghi sicuri dove nascondersi per continuare la gestione delle attività dell’organizzazione. In particolare l’organizzazione, si occupava prevalentemente di traffico di sostanze evidenziando, da un lato, la capacità di rifornirsi di cospicue quantità di stupefacente, principalmente dalla Campania e dalla Calabria, e dall’altro, di poter contare su un’articolata e ben organizzata “rete di spaccio”, distribuita principalmente nel quartiere San Cristoforo di Catania.

Il gruppo, secondo l’accusa, rappresentava il principale fornitore di droga per i clan catanesi, non appartenenti a Cosa Nostra, la cui concorrenza sulla strada determinava, nel recente passato, numerose situazioni di contrasto per la contesa delle piazze cittadine di spaccio, in particolare con il clan Cappello-Carateddi, sfociate in gravi fatti di sangue. In questo contesto si assisteva all’ascesa criminale di Orazio Magrì e dei fratelli Nizza che si affermavano in modo sempre più incisivo all’interno della compagine di Cosa Nostra etnea.

Contemporaneamente, secondo gli investigatori,  i fratelli Nizza, con la collaborazione del fidato Rosario Lombardo, avevano intrapreso una strategia aggressiva di conquista delle piazze di spaccio sottraendole al clan rivale dei “Carateddi”. Infatti, dopo l’arresto di Lo Giudice Sebastiano, che secondo l’accusa acquistava direttamente dai fratelli Nizza ingenti quantitativi di stupefacente di tipo marijuana, nell’ordine di 200 o 300 chili alla volta, i Nizza, secondo gli investigatori, si erano impadroniti delle piazze di spaccio gestite dai “Carateddi”, in particolare quelle ubicate in Via Angelo Custode, al Tondicello della Playa e in via Playa.

Per tale motivo dal carcere di Bicocca, dove era detenuto Lo Giudice, sarebbe arrivato l’ordine per i Carateddi di uccidere Giuseppe Privitera, inteso “Ricciolino”, appartenente al gruppo criminale dei fratelli Nizza per conto dei quali gestiva la piazza del Tondicello della Playa, come ritorsione nei confronti dei Nizza per il mancato rispetto degli accordi stipulati. Secondo gli investigatori, il giro d’affari registrato nel corso delle indagini è assai cospicuo. Lo evidenzia il fatto che Rosario Lombardo, che si occupava dell’approvvigionamento di grossi quantitativi di droga, si recava mensilmente nel napoletano dove acquistava stupefacente per un corrispettivo di 1 milione di euro al mese. Secondo l’accusa, un altro canale di rifornimento di Lombardo era in Calabria, nella zona di San Luca (RC) notoriamente controllata dalle potenti cosche della ‘ndrangheta reggina.

Un episodio emblematico del modus operandi dell’organizzazione è rappresentato dal sequestro di 1 chilo di cocaina nascosto a bordo di un autoarticolato, intercettato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania al casello autostradale di San Gregorio, che ha portato all’arresto in flagranza di reato di Antonino Coppola. Infatti, si è riscontrato che la droga, contrattata a Napoli, veniva trasportata da camionisti compiacenti a bordo dei loro automezzi fino a Catania sì da evitare il rischio di controlli delle Forze dell’ordine. Dal contenuto di altre conversazioni telefoniche e ambientali si è scoperto che Rosario Lombardo, accusato di essere il responsabile dell’attività di spaccio degli stupefacenti per conto dell’organizzazione e detentore della cassa comune, riceveva, periodicamente, da uno spacciatore somme di denaro pari a circa 70 mila euro a settimana nonché importi che si aggiravano intorno ai 300 mila euro mensili, quali provento del commercio della sostanza stupefacente.

Il complesso delle indagini, costituito da attività d’intercettazione telefonica e ambientale, servizi di video-ripresa e appostamenti, ha permesso ai militari del Comando Provinciale di Catania di predisporre un’azione quotidiana di contrasto allo spaccio di strada effettuando, dal luglio 2009 ad oggi, l’arresto in flagranza di reato di 71 soggetti, tra questi, alcuni finiti in manette oggi, perché sorpresi nell’attività di spaccio nei pressi della Via Stella Polare, considerata il quartier generale del gruppo in questione, oltre al sequestro complessivo di gr. 512 di Marijuana, gr. 404 di cocaina e la somma di € 6.000 circa, ritenuti provento dell’attività delittuosa.

Le indagini, sono state supportate anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia,  in particolare del recente contributo fornito dal neo collaboratore Santo La Causa, già reggente di Cosa Nostra catanese  “Ercolano-Santapaola”, cui facevano riferimento gli indagati a capo del gruppo di San Cristoforo. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, effettuate nell’ambito del blitz di questa notte, è stata sequestrata all’indagato Salvatore Scavone una pistola semiautomatica, cal. 7.65, con matricola abrasa munita di caricatore e relativo munizionamento.

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