Turchia e Siria sono ormai ai ferri corti

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In Italia, in Sicilia da dove scriviamo, abbiamo fin troppi problemi per potere porre attenzione a quanto sta accadendo sulle altre sponde del Mediterraneo. E pur tuttavia un certo tipo di eventi dovrebbe interessare anche noi, viste già precedenti esperienze “belliche” dove anche l’Italia è stata coinvolta. Ci riferiamo al “caso Libia”, ormai passato in archivio e dimenticato. Forse (forse?) dovremmo incominciare a preoccuparci per la “questione Siria”, che da diversi giorni ha assunto aspetti pericolosi per la crisi in atto con la Turchia.

Come riportano le agenzie di stampa internazionali, è alta la tensione alla frontiera fra Siria e Turchia: da due giorni l’esercito di Ankara sta facendo affluire truppe e mezzi militari, fra cui alcuni camion con a bordo missili terra-aria e armi pesanti, si è posizionato lungo il confine con la Siria.

La “tensione” è stata provocata dall’abbattimento (avvenuto venerdì della settimana scorsa) di un aereo “F4 Phantom” turco da parte della contraerea siriana. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha prontamente annunciato che le forze di Ankara risponderanno a qualsiasi violazione del confine, affermando però che la Turchia non vuole la guerra con la Siria.

Siria e Turchia hanno un confine lungo circa 900 chilometri. Da mesi la Turchia è il più determinato oppositore e critico del regime di Bashar Assad.

Il presidente del comitato generale dell’Allenza atlantica, il generale Knud Bartels, ha affermato che la Nato non interverrà militarmente in Siria fino a quando la comunità internazionale non avrà adottato tutti i mezzi politici possibili per porre fine alle violenze che da oltre un anno investono quel Paese. ”La Turchia rispondera’ a qualsiasi violazione della sua frontiera con la Siria. Oggi le regole d’ingaggio delle forze armate turche sono cambiate: ogni elemento che sara’ considerato un rischio e un pericolo per la sicurezza sara’ considerato un obiettivo”, ha minacciato ieri Erdogan nel corso di una riunione parlamentare.

Intanto, sul fronte interno della Siria non si arresta l’ondata di violenze: almeno 21 persone, tra cui 11 civili, sono rimaste uccise a Douma, un sobborgo di Damasco, durante alcuni scontri tra l’esercito di Assad e milizie di ribelli. Secondo l’Osservatorio per i Diritti umani con sede a Londra, nella località di Irbin quattro soldati del regime sono morti in un agguato sferrato dagli insorti. A Deir Ezzor un bambino ha perso la vita in un bombardamento, mentre il villaggio di Al-Hassan è stato teatro di una sanguinosa battaglia tra lealisti e combattenti antigovernativi. Una forte esplosione ha infine investito il parcheggio del Palazzo di Giustizia causando diversi feriti. La tv di stato ha parlato di un ”attacco terroristico”: le immagini hanno mostrato numerose auto in fiamme nei pressi della zona colpita dalla deflagrazione.

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