Sicilia militarizzata? No, solo War game…

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Leon Panetta a Sigonella

È da tempo che non ci occupiamo della militarizzazione della Sicilia, ma certo non perché la progressiva avanzata statunitense si sia interrotta, o abbia avuto una pausa significativa. Il motivo va ricercato nell’indifferenza della gente di Sicilia a questo specifico argomento. Poi c’è anche – ancora più pesante – l’indifferenza dei cosiddetti politici e delle istituzioni che dovrebbero salvaguardare uomini e cose di Sicilia e sembrano non vedere e non sapere. Cosa si può opporre a questa indifferenza? Un articolo di giornale? Siamo seri…

Pur tuttavia qualcosa bisognerebbe fare per uscire dal tunnel dell’apatia e dell’ignoranza.

Una volta, tanto tempo fa, bene o male si organizzavano manifestazioni per la pace le quali – anche se incuriosivano soltanto, più che scuotere l’opinione pubblica – provocavano l’attenzione. Basti ricordare la colorata mobilitazione che si ebbe per i missili Cruise a Comiso che determinò un fenomenale dietro front dello stesso governo! I Cruise vennero sloggiati da Comiso. Oggi, nel momento in cui la crisi economica sconvolge più di mezzo mondo, pochi – a parte gli addetti ai lavori – fanno caso alle enormi spese miliardarie sul territorio isolano si continuano a spendere miliardi – somme enormi – per armamenti di varia natura, per potenziamenti di installazioni militari. Queste spese passano inosservate: la collettività è impegnata a trovare soluzioni per fronteggiare le tasse che le sono piovute addosso da un governo “tecnico” che guarda più fuori che ai problemi nazionali, i grandi giornali preferiscono parlare di scandali (veri o presunti, poca importanza ha), il gossip la fa da padrone.

A che serve, dunque, discutere su ciò che accade dietro l’angolo di casa nostra?

Base Sigonella

A che vale parlare di ciò che accade a Sigonella oppure a Niscemi, o in Val Di Noto, o in altri luoghi importanti dell’Isola? I bravi ragazzi americani di Sigonella, sulla stampa locale, sono esaltati per il loro volontariato nel capoluogo etneo, non certo additati per il lavoro che, in tutta segretezza (si fa per dire) svolgono nella base USA più importante d’Europa e del Mediterraneo. Nessuno fa caso  a quanto accade a qualche manciata di chilometri da Catania, perché si dovrebbe? Sigonella, infatti, ufficialmente è base “italiana”, sede del 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica Militare Italiana, base anche della Nato, quale problema c’è dunque? Tutto si svolge sul piano di accordi internazionali, tutto giusto e perfetto, perché lamentarsi o, ancor peggio,  preoccuparsi?.

Il ministro della Difesa del precedente governo Berlusconi, Ignazio La Russa, visitando Sigonella a conclusione del conflitto Italia (e altri)-Libia ebbe a complimentarsi per le migliaia di missioni aeree partite da Sigonella e Trapani contro il Paese che era di Gheddafi: missioni partite, cioè, dalla Sicilia e non da altri aeroporti italiani. La Sicilia isola militarizzata? Ma chi lo dice…

Ora si parla dei Droni di stanza a Sigonella. I “droni”, per chi non lo sapesse, sono quei velivoli senza pilota che hanno la capacità di azione di un bisturi chirurgico: possono trasportar qualsiasi tipo di arma, riescono a vedere ciò che è necessario vedere, più degli stessi satelliti che ci ruotano sulla testa. Ordigni sofisticati e micidiali. Diversi tipi di “droni” si trovano a Sigonella, e non da ora, ma da qualche anno, i principali sono i “Global Hawk”: sono schierati a Sigonella nell’ambito dell’accordo Italia-Stati Uniti del 2008, senza attendere una normativa europea che disciplini in via definitiva l’impiego degli aeromobili a pilotaggio remoto.

Il Global Hawk è un velivolo con elevate capacità nel settore d’intelligence, sorveglianza e ricognizione. La sua apertura alare è di 40 metri, ha un peso di oltre 14 tonnellate e può volare fino a 36 ore consecutive a circa 600 chilometri all’ora a quote di oltre 20.000 metri. Prodotto dall’industria statunitense Northrop Grumman, il Global Hawk è in grado di monitorare un’area di 103,600 chilometri quadrati grazie ad un potentissimo radar e all’utilizzo di telecamere a bande infrarosse. Le immagini registrate vengono poi trasmesse per via satellitare ai comandi terrestri. La sua rotta è fissata da mappe predeterminate, ma gli operatori da terra possono cambiare le missioni in qualsiasi momento. Nella “scheda tecnica” non vengono fornite le capacità di armamento.

C’è da preoccuparsi? E perché mai? Se ci sono e ci saranno ritardi nei voli civili in partenza o in arrivo all’aroporto di Catania-Fontanarossa, la colpa non è certo dei droni di Sigonella! E chi lo dice?, Forse è qualche buontempone che vuole divertirsi a spese dei viaggiatori, quello che afferma che lo scalo internazionale di Fontanarossa ha “limitazioni” ai voli, è un buontemopone quello che afferma che già alla vigilia dell’arrivo del micidiale Global Hawk, le autorità preposte alla sicurezza dei voli avevano emesso il NOTAM (NOtice To AirMen) W3788/10 in cui si annunciava che dall’una alle ore quattro di quel giovedì 16 sarebbero state sospesi gli approcci strumentali e le procedure per l’avvicinamento di aerei ed elicotteri allo scalo etneo. Naturalmente, procedura di sicurezza!

È un buontempone quello che ci riporta  le notificazioni ai piloti di aeromobili emesse lo scorso 4 giugno (che lasciano presagire nuovi scenari di guerra, in Siria e nell’intero scacchiere mediterraneo e mediorientale), delle quali tre riguardano proprio lo scalo di Fontanarossa e sono distinti dai codici B4048, B4049 e B4050. Queste notificazioni impongono la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei, tutti i giorni sino al prossimo 1 settembre, “causa attività degli Unmanned Aircraft”, appunto dei famigerati e menzionati aerei senza pilota. Il buontempone afferma ancora che le operazioni dei droni riguardano la NAS (stazione aeronavale statunitense) di Sigonella, a seguito di un altro avviso, codice M3066/12, che ordina la sospensione di tutte le strumentazioni standard al decollo e all’atterraggio nel Sigonella Airport, dal 4 giugno all’1 settembre 2012, “per l’attività di Unmanned Aircraft militari.

I passeggeri in transito da Catania-Fontanarossa che subiranno ritardi nei loro voli hanno, pertanto, tutto il diritto di prendersela con le Compagnia aeree e con le Agenzie di viaggio, non certo con i militari italoamericani: perché mai dovrebbero farlo?

C’è da dire che non possiamo definire “buontemponi” gli alti vertici USA quando mostrano pubblicamente la loro soddisfazione per quanto accade a Sigonella.

È un buon accordo, un grande accordo, un accordo ben fatto”: era soddisfatto il segretario della difesa Leon Panetta, quando pronunciava queste parole nel corso della sua visita nella base USA siciliana. Panetta affermava: “La Nato si doterà entro il 2017 di un nuovo sistema di sorveglianza terrestre, l’AGS (Alliance Ground Surveillance) e il suo centro di comando e di controllo verrà installato nella base siciliana di Sigonella”.

E altrettanto soddisfatto si mostrava il segretario generale Nato, Anders Fogh Rasmussen: ”L’accordo è un passo fondamentale verso un sistema di sorveglianza dell’Alleanza in grado di dare ai comandanti una fotografia precisa di qual è la situazione sul terreno, e la recente operazione in Libia ha dimostrato quanto importante sia questa capacità». Durante i mesi del conflitto libico, proprio a Sigonella l’US Air Force aveva schierato due “Global Hawk” e un imprecisato numero di droni MQ-1 Predator, utilizzati in particolare per individuare gli obiettivi e dirigere i bombardamenti dei caccia della coalizione a guida Nato. Nei programmi del Pentagono, la base siciliana è destinata a fare da vera e propria capitale mondiale dei velivoli senza pilota: entro il 2015 dovrà ospitare un reparto di Us Air Force con 4-5 “Global Hawk”, più altri 4 droni in via di acquisizione della Marina Usa. Un accordo di massima per la trasformazione di Sigonella in “principale base operativa” del sistema AGS era stato raggiunto a Cracovia il 19 e 20 febbraio 2009, durante il vertice dei ministri della difesa della NATO. E soddisfatto anche l’allora capo di Stato maggiore della Difesa italiano, generale Vincenzo Camporini, ebbe a dire: “Abbiamo scelto questa struttura dopo un’attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d’intelligence italiane, della Nato e internazionali”.

Questi personaggi non sono “buontemponi”, ma persone che hanno nelle mani il destino di tanti (tanti, tanti, tanti) esseri umani.

C’è da preoccuparsi? Ma per quale motivo? Meglio appassionarsi alle variopinte vicissitudini politiche e giudiziarie del governatore (siciliano) Raffaele Lombardo, alle nuove piste ciclabili del (catanese) sindaco, Stancanelli, ai desideri (in questo momento) mortificati di Santo Castiglione, attuale presidente dell’Autorità Portuale di Catania che aspira diventare presidente della…autorità aeroportuale (di Catania). Una poltrona non si nega a nessuno, in Sicilia. La militarizzazione? Solo un War game….

Salvo Barbagallo

  • Ringraziamo la puntualità d’informazione di Antonio Mazzeo
  • * Nelle foto, Leon Panetta a Sigonella, con alle spalle un Global Hawk

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