La Causa cresce nella cosca dei Ferrera “Cavadduzzu”, per poi passare nel gruppo della “famiglia” del boss Nitto Santapoala. Nel 1991 la Corte di Appello di Catania gli infligge 5 anni di reclusione per associazione mafiosa; La Causa sconterà la detenzione nelle carceri dell’Asinara e al Pagliarelli di Palermo, fino al 1998. La sua caratura criminale cresce nel tempo, tanto che i carabinieri se lo ritrovano nel 2000 nell’ambito dell’operazione antimafia “Orione” che coinvolge oltre 60 appartenenti al clan. In quella fase gli investigatori ritengono che La Causa abbia assunto ruolo chiave all’interno della cosca. Nel 2005 la Corte di Appello di Catania lo condanna a sette anni di reclusione ancora per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Nell’agosto 2006 arriva l’indulto e – poiché la condanna non era ancora definitiva e lui nel frattempo aveva assottigliato i tempi di detenzione – La Causa viene scarcerato. Da quel momento se ne perdono le tracce, quando nel novembre 2007 i carabinieri lo inseriscono nell’inchiesta “Plutone” che porta dietro le sbarre numerosi “pezzi da novanta” . Secondo un collaboratore, La Causa era “uno in grado di fare tremare Catania, per carisma ed intelligenza”. La sua nomina a “reggente” sarebbe stata decisa dal carcere. A lui, sostiene l’ accusa, facevano riferimento tutti i capisquadra dei rioni di Catania e provincia. Per La Causa scattano nuovamente le manette l’8 ottobre del 2009, mentre presiedeva un summit a Belpasso con il suo braccio destro Enzo Aiello, a Carmelo Puglisi, Sebastiano Laudani e Rosario Tripodo.
Alfio Musarra