Ridatemi mia figlia. Ridateci la Giustizia

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È una storia di Valori negati quella di Federica. Di lei abbiamo saputo grazie alla mobilitazione su internet, grazie alla recente puntata di Mattino 5 e grazie, soprattutto, al suo legale. L’avvocato Giuseppe Lipera. Tutto inizia con la nascita della sua piccolina, nata dall’unione tra Federica e il convivente, un medico. Che si dice infastidito dal pianto della piccina di pochi giorni e che decide così di mandar via da casa mamma e figlia. Federica torna così a casa nella sua Milano, dai suoi genitori. Lei e la piccina. Ma la storia (sin qui tristemente quasi ordinaria..) non finisce qui. Il suo compagno la rivuole indietro e al suo rifiuto non si rassegna. Non accetta di aver creato proprio lui un enorme disagio.

Interviene in tutela della bambina il Tribunale dei Minori di Milano che al termine di lunga attività autorizza gli incontri tra il padre e la piccola ma soltanto “in ambito protetto e sotto vigilanza”. Le perizie stabiliscono la perfetta idoneità di Federica Puma a crescere, nel suo ruolo di mamma, la piccina.

Intanto Federica trova un lavoro a Roma, dove risiede l’ex compagno e papà della bambina. Per lei sembra la soluzione ideale perché così verrà incontro anche alle esigenze del papà della piccina che proprio a Roma lavora. I giudici di Milano autorizzano il trasferimento e il fascicolo giudiziario passa per competenza al Tribunale dei Minori di Roma. Le assistenti sociali incaricate di seguire il caso relazionano puntualmente il Tribunale in merito alle buone capacità della madre e alle problematiche che invece crea sistematicamente il papà della piccola. Curatore Speciale della bambina è l’avv. Maria Gabriella Zimpo, precisa e puntuale nel resocontare al Tribunale dei Minori l’effettiva situazione.

L’uomo però con vari stratagemmi riesce a vendicarsi, rovesciando totalmente i fatti. Inizia con il denunciare le assistenti sociali facendole così sostituire, il Tribunale nell’attesa di stabilire i fatti è costretto a sostituirle. Poi riesce ad accattivarsi le simpatie delle nuove incaricate facendosi passare per “vittima”, le due (che non conoscevano i precedenti) elaborano una nuova teoria che va a scardinare le precedenti verità acquisite. I giudici di Roma ritengono che i problemi della bambina siano originati non dal solo papà, ma da continui conflitti fra i genitori. Conflitti che potrebbero minarne la crescita. Così nel luglio 2011 sospendono la potestà di entrambi i genitori, nominano un Tutore provvisorio -Giovanni Fulvo- e affidano ai servizi sociali la piccola pur lasciandola collocata presso la mamma.

Trascorso il mese di agosto (metà con la mamma e metà con il papà), la piccola che ha compiuto 7 anni viene iscritta presso la scuola Suor Maria Ausiliatrice di Roma, un istituto religioso privato. Poi accade l’imprevedibile, le assistenti sociali (le due che avevano sostituito le precedenti assegnate), tirano fuori dal cilindro  una relazione con cui chiedono che il Tribunale dei Minori disponga affinché la bambina possa essere collocata in una casa famiglia. Si dicono favorevoli anche l’avv. Zimpo e il tutore Fulvi, che non si capisce a che titolo esprimono un parere che atterrebbe a esperti di neuropsichiatria infantile e non certo a legali.

Il 14 dicembre 2011 la bimba viene sentita dai giudici di Roma. Appare serena e tranquilla. L’avvocato Lipera, difensore di Federica Puma, aveva chiesto che l’udienza fosse spostata di due ore essendo lui impegnato in altra Aula e che la bambina fosse ascoltata dai giudici non in presenza delle assistenti sociali autrici del patatrac giudiziario.

Alle 12.30, come previsto avvocato, mamma e bambina si presentano in Tribunale. Accolti dal Presidente. La piccola viene presa da una delle assistenti sociali e con lo stratagemma della “sala giochi” allontanata. Non ci sarà alcuna udienza. Il Tribunale si era già espresso e il Presidente altro non fa che leggere il provvedimento adottato: la bambina non è stata accompagnata in sala giochi ma già accompagnata in casa famiglia. Letteralmente sequestrata dallo Stato (opinione dello scrivente).

Da questo momento in poi la mamma potrà vederla per soltanto un’ora a settimana per espressa volontà dei Servizi Sociali di Roma. La piccola non potrà più incontrare i nonni materni, né amichette, zie e altri parenti.

A difendere a spada tratta il provvedimento è proprio il padre, colui che ha saputo ingannare lo Stato. Quel medico che era disturbato dal pianto della piccola di sette anni prima.

Alla domanda rivolta successivamente dal Tribunale ad una delle assistenti sociali: “Lei che dice queste cose, dal 14 dicembre ad oggi, quante volte ha visto la bambina?

Ella risponde: “Tre volte compreso il 14 dicembre”.

Così il Tribunale ammorbidisce la linea, la mamma potrà incontrare la sua bimba non meno di due volte a settimana per almeno due ore, sono autorizzati anche i nonni materni Roberto Puma e Luisa Leone a vedere la piccola e la bimba potrà uscire dalla struttura in occasione di passeggiata o evento ludico.  Il Tribunale stabilisce inoltre una nuova CTU svolta però da altri consulenti con l’intento di comprendere meglio quanto accaduto. La relazione è prevista fra sei mesi.

L’avvocato Lipera, legale della Signora Puma, ha inoltrato una nuova istanza chiedendo che  Tribunale disponga immediatamente che la piccola  venga collocata presso la madre; che venga revocata una CTU nominata nell’atto; che subordinatamente si prenda atto della espressa e riformulata istanza di ricusazione dei CCTTUU nominati ed in particolare della CTU menzionata che il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario in sede valuti la eventuale sussistenza del reato di esercizio abusivo della professione medico sanitaria da parte delle dipendenti dei Servizi Sociali del IV Municipio di Roma.

Sono tanti i Valori persi di questa vicenda. Quello Genitoriale, quello della Giustizia, quello della Deontologia professionale, quello della Verità. Resta ancora flebile quello della Speranza. Ma certo la bambina e la sua mamma, anche quando tutto sarà finito -come ci si augura- avranno conseguenze permanenti. E questo, i Servizi Sociali di Roma in primis, non potranno mai correggerlo. E forse nessuno mai, ancora una volta in Italia, pagherà.

Luigi Asero

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