Governo scioglie 5 comuni per mafia

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Sono cinque le amministrazioni comunali che il Consiglio dei Ministri ha sciolto ieri per infiltrazioni mafiose. I comuni interessati sono: Casal di Principe, Castelvolturno e Casapesenna (tutti nel casertano, in Campania); Mileto e Bagaladi (in Calabria).

Casal di Principe in particolare subìsce lo stesso provvedimento per la terza volta dal 1991. In questo caso la proposta di scioglimento fu formulata l’11 febbraio scorso dal prefetto di Caserta, Carmela Pagano, in seguito a un’inchiesta della DDA di Napoli sfociata con 52 arresti, che aveva coinvolto politici di rilievo come Nicola Cosentino e Cristiano Cipriano, oltre che gli ex assessori dello stesso comune Angelo Ferraro e Antonio Corvino. Tutti accusati di voto di scambio nelle tornate elettorali del 2007 e del 2010. Casal di Principe, già dal novembre 2011 era retta da un commissario prefettizio, Ferdinando Guida insediatosi dopo le dimissioni di ben undici consiglieri della ex Giunta Martinelli.

Casal di Principe si preparava alle prossime elezioni amministrative e sembrava puntare tutto su una lista guidata dal candidato sindaco Renato Natale. Tutti i partiti infatti avevano rinunciato a presentare altre candidature in nome del “rinnovamento”. E Renato Natale ha commentato così la decisione del CdM: “Questa decisione è una beffa per i tanti cittadini di Casale che in questi mesi si erano riconosciuti in un progetto politico che finalmente coinvolgeva soprattutto esponenti della società civile, e non i soliti politici di professione. L’atmosfera da mesi stava cambiando, c’era in molti miei concittadini la reale volontà di rinnovamento; abbiamo tra l’altro lavorato tanto per raccogliere le firme e presentare le liste appena tre giorni fa, e sono stati spesi soldi; ora è tutto inutile. Questa decisione ci mortifica“.

Renato Natale, ex primo cittadino che nel 1993 rimase in carica solo pochi mesi disarcionato dalla sua stessa maggioranza, da anni è simbolo della lotta alla camorra sul territorio con l’associazione Libera di don Luigi Ciotti, tanto da essere più volte minacciato dai clan ed è impegnato come medico volontario a Castel Volturno a fianco delle migliaia di immigrati, ha ben chiaro chi si avvantaggerà della decisione odierna: “La camorra sarà contenta potrà serrare le fila e tornare ancora più forte; così come potranno riorganizzarsi i tanti personaggi caduti in disgrazia in questi mesi dopo le inchieste della magistratura. Era questo il momento migliore per far svolgere le elezioni e ridare la parola ai cittadini, specie quelli onesti; saranno loro a soffrirne di più“.

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