“C’era cu c’era”, il nuovo album dei Lautari

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A cinque anni di distanza dall’uscita di Arrè, il gruppo siciliano ritorna con un nuovo album di undici tracce, tra cui una cover del brano Notte Chiara, reso celebre da Domenico Modugno, e  Focu di raggia, scritta dai Lautari per l’album Karmen With A Happy End (2007) di Goran Bregovic e interpretata da Carmen Consoli.

C’era cu c’era ricalca la tipica formula d’esordio delle fiabe, “C’era una volta”, trasferendo l’ascoltatore in un mondo di onori e miserie, una processione di mani levate in alto a sostenere una fede, il rintocco delle campane a riempire una piazza di sacro e profano, un tempo che ritorna intatto ascoltando i diversi brani del disco.

Questo accade grazie alla pienezza evocativa degli strumenti suonati dai Lautari, che attingono alle tradizioni popolari più disparate: il mandolino e il mandoloncello, la fisarmonica e la piva, il cajon, lo djembé e la darbouka.

Attraverso gli echi di questi strumenti i Lautari si fanno musicanti di storie ricche e avvincenti da raccontare al proprio pubblico.

Il cd è disponibile in tutti i negozi di dischi dal 27 marzo. Il disco è stato presentato al pubblico nei seguenti showcase:

  • 29 marzo – Roma, Contestaccio (Via Di Monte Testaccio 65/b), ore 22.00
  • 30 marzo – Roma,  Feltrinelli (Via Appia Nuova n 427), ore 18.00

Sarà ancora presentato al pubblico anche a Palermo e Catania:

  • 2 aprile – Palermo, Feltrinelli (Via Cavour 133), ore 18.00
  • 3 aprile – Catania,   Feltrinelli (Via Etnea 285), ore 18.00

 

Note sull’album “C’era cu c’era”

A cinque anni di distanza dall’uscita di Arrè, il gruppo siciliano ritorna con un nuovo album di undici tracce, tra cui una cover del brano Notte Chiara, reso celebre da Domenico Modugno, e  Focu di raggia, scritta dai Lautari per l’album Karmen With A Happy End (2007) di Goran Bregovic e interpretata da Carmen Consoli.

C’era cu c’era richiama la tipica formula d’esordio delle fiabe, “C’era una volta”, trasferendo l’ascoltatore in un mondo di onori e miserie, una processione di mani levate in alto a sostenere una fede, il rintocco delle campane a riempire una piazza di sacro e profano, un tempo che ritorna intatto ascoltando i diversi brani del disco.

Questo accade grazie alla pienezza evocativa degli strumenti suonati dai Lautari, che attingono alle tradizioni popolari più disparate: il mandolino e il mandoloncello, la fisarmonica e la piva, il cajon, lo djembé e la darbouka. Attraverso gli echi di questi strumenti i Lautari si fanno musicanti di storie ricche e avvincenti da raccontare al proprio pubblico.

Una vena di divertita ironia percorre l’album in brani come Cavaleri, dove la satira dei Lautari mette a nudo le magagne della politica nostrana, mentre un filo di denuncia civile fa da sfondo alla vicenda di Tra u desertu e u mari, in cui un nordafricano racconta la vita con cui fa i conti ogni giorno, una vera e propria lotta per la sopravvivenza che si consuma tra i semafori della città e l’ostilità di chi potrebbe aiutarlo anche con semplici gesti.

Tra le diverse trame narrative del nuovo disco non poteva certo mancare il tema dell’amore, declinato in tutte le sue forme: quello sanguigno e distruttivo di Focu di raggia, la cui protagonista brucia, avvampa ed è soffocata da un fuoco che le sale fino al petto; quello ammaliante e intenso de La Cifalota, il cui canto mette alla prova la passione di un uomo; infine quello “spirituale” di Santa e picciridda, che assume la forma della devozione e della preghiera rivolta alla Santa affinché si prenda cura degli uomini dispersi per strada alla ricerca di una vita dignitosa.

Traccia per traccia:


Banda do dimoniu si sviluppa come una sorta di marcia, cadenzata da un divertente ritornello in cui si materializza una pittoresca banda di uomini, un po’ briganti, un po’ musicanti, in grado di stravolgere le sorti degli esseri umani con il suono dei loro strumenti dai poteri misteriosi.

Bumma esprime la disperazione di un popolo oppresso dalla guerra, una catastrofe in grado di cambiare la vita delle persone da un momento all’altro. Le tre strofe di cui è composta la canzone raccontano tre momenti diversi e significativi di questa parabola distruttiva: la guerra, rappresentata da un violento diavolo che conosce solo il linguaggio delle armi; la povertà, che umilia la dignità di un essere umano e “spegne le stelle” della vita civile; infine l’esilio, una fuga forzata dalla terra natìa con scatole di cartone dentro cui sono ammucchiati i resti della propria casa.

Notte chiara, canzone popolare resa celebre dall’interpretazione che ne ha fatto Domenico Modugno, è un inno di ringraziamento rivolto al Signore perché in ogni momento della stagione offre ristoro e protezione agli esseri umani, fornendo loro quei beni umili e semplici che bastano a sopravvivere in maniera dignitosa. Nelle diverse strofe emerge un tono di intensa emotività, riflesso di un’umanità rara e preziosa.

Tra u desertu e u mari racconta di un immigrato che dopo avere abbandonato la propria terra distrutta dalla guerra vede trasformarsi in un incubo i sogni che aveva coltivato e fa i conti con l’indifferenza e l’ostilità della gente che dovrebbe invece accoglierlo. E’ un uomo dei nostri tempi alle prese con un altro tipo di guerra, non meno crudele: quella per la sopravvivenza.

E’ un lamento d’amore quello che si leva in Focu di raggia, il brano scritto dai Lautari per l’album Karmen with a happy end di Goran Bregovic e interpretato da Carmen Consoli. La donna  protagonista della storia viene abbandonata da un uomo che si era sentito soffocare dall’ardore della sua passione ma che adesso è tormentato da una passione ben più forte della sua, un furore incontrollato di languido erotismo e magico mistero.

La satira del malcostume politico è alla base di Cavaleri, il cui protagonista è l’espressione di una classe dirigente attenta a mantenere intatti solo i propri privilegi e a nascondere con discutibili decreti le magagne proprie e quelle degli amici. Ne deriva una lucida e divertente demistificazione di una discutibile “banda degli onesti”.

La storia di Cifalota è narrata da un uomo che racconta di una donna il cui soprannome – “Cifalota” – deriva dal nome di un noto quartiere di Catania (Cifali). Lei, attraverso il suo canto, esercita un fascino ed un potere destabilizzanti sull’uomo che lo ascolta. Il brano si sviluppa in piccole strofe, quasi a riprodurre le forme dell’antico epigramma amoroso e non manca la “sentenza” finale: se quell’uomo dovesse sentirla cantare ancora una volta, lei perderebbe

C’era cu c’era, la canzone che dà anche il titolo al disco dei Lautari riporta alla memoria un mondo di costumi e di tradizioni che appartengono all’immaginario collettivo. Il brano, costruito sull’accostamento di passi celebri della cultura popolare siciliana, esprime l’innato bisogno da parte dell’uomo di custodire il passato come un tesoro unico e prezioso.

Scuru è il brano di un sognatore innamorato della vita: l’uomo da una parte vorrebbe librarsi in volo per non fare più ritorno e dall’altra aspetta ancora il sole del giorno dopo per riprendere il suo cammino. “Vorrei vedere me stesso con i tuoi occhi”, dice l’innamorato, esprimendo il desiderio di raggiungere la sua amata ovunque, per arrivare fino ai suoi pensieri, anche quando mancano le ali per potere volare. Fino a quando la voce lo accompagnerà ci sarà sempre una storia da raccontare ed una canzone per emozionarci.

In Santa e picciridda i Lautari rivolgono a S. Agata, Santa Patrona della città di Catania, una devota preghiera affinché aiuti gli uomini che fanno i conti ogni giorno con le mille difficoltà della vita, permetta loro di trovare un lavoro dignitoso, una casa dove vivere in maniera onesta insieme alla propria famiglia. In questo brano i Lautari cantano un mondo sempre più ammalato e corrotto ad opera di uomini senza coscienza a cui fa da contraltare un popolo povero di beni materiali ma ricco di dignità e principi.

Chiude il disco il brano Musicanti, una dichiarazione d’amore dei Lautari verso il proprio mondo, fatto di storie di gioie e sofferenze, terre magiche e notti senza luna, guerre ingiuste e uomini in cerca di un cammino. A questo mondo, che non smetterà mai di stupire, guardano i Lautari, musicanti sempre in cerca di un’emozione da trasmettere al proprio pubblico.

I LAUTARI – biografia

 

Da oltre vent’anni i Lautari rileggono e riscrivono la musica popolare siciliana, una musica dall’anima antica, ma rinnovata da una sensibilità moderna.

Il cammino musicale dell’ensemble catanese prevede una ricerca e una rielaborazione di canti siciliani, ma anche la composizione di canzoni inedite nel rispetto dei motivi e delle forme tradizionali.

Il forte radicamento nell’identità e nella tradizione della cultura popolare ha permesso ai Lautari di aprirsi una finestra anche su identità musicali diverse e gli ha consentito di suonare strumenti originari di tutto il mondo (Europa, Sud America, Africa, Medio Oriente).

Negli anni la band ha incarnato l’anima del sud nell’ambito della World Music accostandosi a realtà etnomusicali differenti e portando la propria musica in lungo e in largo per l’Europa e non solo (Portogallo, Israele, Tunisia, Spagna, Francia).

I Lautari hanno partecipato a prestigiose rassegne, come il Club Tenco, Arezzo Wave, il Concerto del Primo Maggio, il Giffoni Music Concept, il Premio Ciampi, il Festival Sete Sois Sete Luas e sono stati tra i protagonisti del Womad (World Of Music Art and Dance), il Festival mondiale itinerante, ideato e fondato da Peter Gabriel.

Il curriculum artistico dei Lautari vanta anche la partecipazione a diversi progetti, dal teatro e dalla danza (collaborando con Giorgio Albertazzi e Peppe Barra) al cinema (lavorando per i film di Gabriele Lavia e Franco Zeffirelli), oltre ovviamente alla musica (Goran Bregovic e Angelique Kidjo).

Collaborazioni

Pino Micol (Vita dei Campi, 1988)

Edoardo Sanguineti (Faust. Un travestimento, 1989)

Pippo Caruso (Malia, 1990)

Giorgio Albertazzi, Monica Guerritore, Gabriele Lavia (Omaggio a Verga, 1991)

Franco Zeffirelli (Storia di una capinera, 1993)

Gabriele Lavia, Monica Guerritore (La lupa, 1995)

Peppe Barra (Percorsi d’acqua e vulcani, 1996)

Carmen Consoli (Eva contro Eva, 2006)

Angelique Kidjo (Madre Terra, 2006)

Carmen Consoli (Womad, 2006)

Goran Bregovic (Karmen, 2007)

Carmen Consoli, Alfio Antico, Rita Botto, Kaballà, Mario Venuti (Musica Antica del nuovo Millennio, 2007)

Mauro Giovanardi, Patrizia Laquidara, Davide Van de Sfroos, Peppe Voltarelli, Riccardo Tesi (Sutta lu stissu cielu – Rassegna Etnafest, 2008)

Discografia

1990: “Acqua e sali”

1993: “La casa di Icaro” (Lengi Music)

1994: “La cantata dei pastori”

1996: “Antrasatta”

2004: “Anima antica” (Narciso Records)

2007: “Arrè” (Narciso Records)

2012: “C’era cu c’era” (Narciso Records)

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