Un giallo molto particolare di Remo Bassini

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Questo di Remo è un romanzo che colpisce subito già dal titolo: “Bastardo posto”, Perdisapop, pagg. 172 €. 14.00) come una maledizione. Bastardo posto è un luogo dal quale non si può sfuggire, non appartiene alla geografia, il protagonista se lo porta dietro, se lo porta dentro la sua anima. Paolo Limara è un giornalista che vaga nella notte alla ricerca di luce, di misteri da svelare, delle sue ossessioni da quietare.

La sua ossessione maggiore è un mistero che non riesce a dipanare: la sparizione di una donna e di tre bambini. O forse non è nemmeno quella. Sono le ragnatele che si porta dentro il cervello, i fallimenti, le nuvolette di fumo della sigaretta inseguite invano con la mente. Paolo Limara è decisamente un personaggio di tutto rispetto, trasmette angoscia, un rapace notturno che molto spesso da predatore si trasforma in preda, costruito ad arte da Remo Bassini.

Attorno a lui personaggi altrettanto inquietanti, anime morte che vagano nell’oscurità, fluttuano nella nebbia, si muovono al rallentatore tra le esalazioni delle pattumiere e i rigurgiti dell’alcol vomitato negli angoli delle strade.  Remo ci presenta lo spaccato di un’umanità andata a male, infetta e incancrenita, destinata alla rottamazione: un mafioso evirato, un prete ambiguo; una donna morta in un incidente d’auto, un’altra schiava dei propri vizi e di uomini che la plagiano. I personaggi di questo romanzo sembrano racchiusi dentro il palmo di una mano la quale si stringe implacabile sempre di più con lo scorrere della pagine fino a stritolarli.

Un giallo molto singolare questo di Remo, i delitti sono solo uno spunto per dare il via a indagini molto più profonde nel baratro dei nostri drammi esistenziali. Ne emerge uno spaccato di umanità sudaticcia e fallimentare, impregnata d’alcol e di odori pestilenziali, che si imbelletta per mascherare il disagio e la desolazione ma che alla fine è costretta ad arrendersi di fronte agli eventi ineluttabili della vita in cui è costretta a sbattere contro. In definitiva un’analisi spietata della società in cui viviamo, non c’è rimedio, non c’è scampo, il momento di saldare il conto arriva per tutti.

Non conoscevo Remo, questo è il suo primo romanzo che leggo e devo dire che le sensazioni suscitatemi sono ottime, più che ottime. Ci sono scrittori che scrivono seguendo il flusso della propria coscienza e della propria vena artistica, lontani da mode estemporanee e da orientamenti di mercato, e Remo è uno di questi.

Salvo Zappulla

“Bastardo posto”

Perdisapop

pagg. 172 €. 14.00

 


Intervista a Remo Bassini

Remo,  un giallo il tuo che si consuma in cinque notti, dedicato agli ultimi, ai diseredati, a coloro che non ricevono giustizia. Come nasce questo romanzo? E perché hai voluto dare voce a quanti in genere vengono emarginati o ignorati?

E’ successo questo. Avevo in mente una trama, precisa. Cinque notti che mettono a nudo le schifezze di una città. Volevo farne un giallo, ispirandomi a Manchette pensavo addirittura di scrivere un noir anarcoide, del disordine. Durante la stesura mi hanno però influenzato – si sono presentate a me,come fantasmi – quelle persone che lottano e denunciano il malaffare (diciamo, nell’ordine, mafia al nord, massonerie, porcherie di certi preti) e, proprio per questo, vengono lasciati soli, calunniati, derisi. Ho pensato a come può morire un personaggio così, e c’è un personaggio così nel mio libro, e ce ne sono nella vita reale.

I tuoi personaggi si dibattono, come presi nella tela del ragno, sembrano vittime predestinate, vittime delle loro ossessioni e delle loro debolezze. Perché un quadro così fosco dell’umanità?

Ho diviso l’umanità in manichini e uomini. I manichini pensano di essere immortali, e non si confrontano mai con la morte. Chi tenta di essere uomo – e non è facile perché occorre coraggio – ha un solo fine: cercare di vivere per poi morire sorridendo. E il mio protagonista sta in mezzo: deve decidere, insomma, come vivere e morire. Perché io credo che in fondo in fondo si muore allo stesso modo in cui si è vissuto. I codardi e gli stolti e gli egoisti, insomma, avranno paura.

E’ più difficile vivere o scrivere?

Vivere, perché quando sbagli l’errore resta. Se scrivi hai la possibilità di correggere, o comunque di non fare danni. Sulla scrittura vorrei però aggiungere che mi riconosco in quel che diceva Fenoglio: La mia miglior pagine esce spensierata dopo decine e decine di penosi rifacimenti.

Chi è Remo Bassini scrittore? Definisciti.

Uno che non è mai soddisfatto di quello che ha scritto. Uno che non ha mai detto a nessuno “leggimi”. Uno che potrebbe smettere da un momento all’altro di scrivere, sebbene la cosa un po’ lo terrorizzi. Che farei di notte quando arrivano i miei fantasmi?

Visto che questa intervista uscirà su una rivista siciliana, ti chiedo che rapporto hai con la Sicilia, ci sei mai stato?

Ci sono stato appena due volte, negli anni Ottanta e recentemente. Troppo poco per dirne (anche se negli anni Ottanta conobbi un mafioso di Licata, poi morto ammazzato, che mi è servito per la stesura di Bastardo posto). Posso poi dire che Pirandello e Sciascia sono, con Pratolini, due miei punti di riferimento delle letteratura italiana, scrittori da leggere e rileggere. (Nella prima domanda avrei voluto dire che Sciascia, durante la stesura di Bastardo posto, ha sostituito Manchette: ma mi pare di bestemmiare, se dico così). Sulla Sicilia, poi, sono solito dire un’ovvietà: che è una terra splendida e malata: se si estirpassero il cancro della mafia e il pensiero mafioso sarebbe la regione più bella d’Italia.

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2 Thoughts to “Un giallo molto particolare di Remo Bassini”

  1. Mi e’ piaciuta la recensione su “Bastardo POsto” e anche una delle tue risposte nell’intervista, Remo: quella del cancro nella societa’ oggi: crimine organizzato, ovvero, mafia, andragheda, corona unita o divisa–scusa non li conosco i nomi; cancro poi, non solo della Sicilia, ma del sud d’Italia, e di tutta l’Italia. Simili cancri esistono anche in tutto il mondo. Lysistrata — la commedia di Aristofane, di circa 500 anni ac– e’ una bella commedia sul cancro di cui tu parlavi, Remo. Li’ nella commedia Lysistrata suggerisce che non e’ necessariamente tanto difficile eliminare questo male dalla societa’, se lo vogliamo, veramente. Lei usa una metafora molto interessante: la lana delle pecore, agnelli, ecc. Questi grovigli di lana sono sempre, per natura, pieni di cacca, urine e pidocchi, perche’ questo e’ l’ambiente dove vivono e crescono queste bestie. Tutta la robaccia che si travoa tra i fili della lana, se lasciati dentro, distruggono tutta la lana. Quando puliscono la lana, separando e distruggendo gli insetti, l’urina, la cacca e i fili gia corrotti da tutto il gomitolok allora la lana si puo’ dire sana e pulita. Dopo aver spiegato loro questa sempice soluzione, Lysistrata, dice ai capi politici di Atene e di Sparta, che forse non sarebbe una cattiva idea provare a pulire anche i grovigli della societa’, liberandosi di quelle teste sporche e corrotte che corrompono tutta la societa’. Lo so che qualcuno ora mi dira’, “ma le cose sono molto piu’ complicate del pulire la lana”, pero’, se ci fosse la volonta’ di tutti, forse, forse, le cose potrebbero iniziare a cambiare. Pero’, ripeto, lo devono, lo dobbiamo, volere tutti.

  2. Dimenticavo un piccolo particolare: il primo uomo a creare la commedia, come genere artistico, fu il Siciliano, Epicharmus, che visse circa nel 500 avanti C. Forse dovremmo ritornare a scrivere commedie e satire, per deridere e umiliare i responsabili di tanto male.

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