Putin lascia a secco l’Europa centrale

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Un anno fa un click di mouse per dare il via al transito di gas sul fondale del Baltico, mentre oggi è bastato premere un tasto per avviare un sito di pompaggio. Così negli ultimi due anni il Presidente – ed ex-Premier – russo, Vladimir Putin, ha mutato la geopolitica energetica dell’Europa.

Nella giornata di sabato, 24 Marzo, Putin ha dato il via al terminale di Ust-Luga: un sito, nei pressi di San Pietroburgo, in cui la nafta proveniente dal centro della Russia viene caricata su navi dirette verso il porto di Rotterdam. Fondamentale per l’avvio dell’infrastruttura è stata la costruzione dell’oleodotto BTS-2 – Baltijskaja Truboprovodnaja Sistema 2 – una conduttura che collega il Golfo di Finlandia con il confine russo-bielorusso.

Secondo quanto dichiarato dalle Autorità russe, il BTS-2 e il terminale di Ust-Luga consentono alla Russia di rifornire di nafta direttamente i Paesi dell’Europa Occidentale senza più dipendere dall’impiego dell’oleodotto Druzhba: conduttura, costruita in epoca sovietica, con la quale Mosca finora ha rifornito di greggio i Paesi dell’Ovest del Vecchio Continente transitando per Bielorussia, Polonia eGermania.

Secondo l’ente monopolista statale russo, Transneft, le due nuove infrastrutture – che sono state realizzate in tempi record in soli due anni – consentono alla Russia di diversificare le proprie esportazioni di nafta e, sopratutto, di non dipendere dal transito attraverso Paesi un tempo parte del blocco sovietico, oggi appartenenti all’Unione Europea, come Polonia e Germania.

Infatti, a lanciare un accorato allarme sono state le Autorità polacche, che hanno evidenziato come la nuova strategia della Russia de facto sia destinata a bypassare Paesi che, finora, sono riusciti a calmierare l’alto prezzo per la nafta imposto da Mosca grazie ai diritti di transito attraverso il proprio territorio: con inevitabili ricadute sull’incremento del costo del greggio per le casse della Polonia.

Come riportato dall’autorevole Gazeta Wyborcza, la preoccupazione di Varsavia è condivisa anche da diversi esperti, i quali hanno illustrato l’analogia tra la nuova strategia di rifornimento della nafta con la realizzazione, avvenuta esattamente l’anno precedente, del Nordstream: un gasdotto costruito sul fondale del Mar Baltico per bypassare Paesi UE politicamente osteggiati dal Cremlino, come Polonia e Lituania.

Tuttavia, a differenza che per il Nordstream – chela Russia ha realizzato in partnership politica e finanziaria con la Germania– a lamentarsi del nuovo itinerario con cui Mosca rifornisce l’Europa Occidentale di nafta è anche Berlino, che ha utilizzato l’oleodotto Druzhba per alimentare le due importanti raffinerie di Schwedt e Leuna.

Per affrontare l’emergenza – che, sempre secondo l’autorevole Gazeta Wyborcza, ha innalzato al massimo il livello di allarme delle raffinerie dell’Europa Centrale – il consorzio polacco PERN ha proposto ai tedeschi la realizzazione congiunta di un oleodotto che colleghi l’Oceano Atlantico al confine tra Polonia eGermania. Tuttavia, Berlino sarebbe maggiormente orientata alla realizzazione di un sistema di condutture con altri Paesi dell’Europa Centrale come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

L’importanza dell’Ucraina – e della Georgia – per la sicurezza energetica europea

Perla Polonia, una soluzione per affrontare l’emergenza delle forniture del greggio potrebbe essere il prolungamento dell’oleodotto ucraino Odessa-Brody fino alla raffineria polacca di Danzica – che al pari di quelle tedesche di Schwedt e Leuna è rimasta totalmente a secco.

Progettato nel 2001 per rifornire l’Unione Europea di nafta proveniente dall’Azerbajdzhan via Georgia e trasporto navale attraverso il Mar Nero, il prolungamento dell’Odessa-Brody fino a Danzica è stato implementato nel 2004 con la creazione dell’apposito consorzio Sarmatia – compartecipato da Polonia, Ucraina, Georgia, Azerbajdzhan e Turkmenistan.

Tuttavia, nel medesimo anno è entrato in crisi in seguito alla decisione dell’allora Premier ucraino – oggi Presidente – Viktor Janukovych, di sfruttarlo in senso inverso per importare a Kyiv nafta russa da nord verso sud.

Ulteriori impedimenti nella realizzazione del progetto si sono registrati nell’Agosto del 2008, con l’aggressione militare russa alla Georgia, e nel 2010, quando, divenuto Presidente, Janukovych ha ripristinato l’utilizzo dell’Odessa-Brody da sud verso nord unicamente per trasportare nafta venezuelana versola Bielorussia.

La recente crisi del gas tra Russia e Ucraina potrebbe tuttavia riattualizzare il progetto, dal momento in cui le Autorità ucraine avrebbero tutto l’interesse a presentarsi dinnanzi all’Unione Europea come un partner energetico affidabile per risollevare la propria reputazione. In particolare, dopo che la svolta autoritaria – che ha portato agli arresti politici di una decina di oppositori del campo arancione – ha congelato ogni progetto di avvicinamento di Kyiv a Bruxelles.

Matteo Cazzulani

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