In Syria è strage del popolo, ma a Cina e Russia non basta

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Cina e Russia pongono il veto sulla richiesta di condanna internazionale del regime siriano. Il presidente USA: “se ne deve andare”. Dopo gli oltre 300 morti di questa notte la Siria è comunque sempre più isolata. 

Bagno di sangue a Homs nella notte, il regime approfittando del buio e della lontananza degli occhi indiscreti delle telecamere attacca la città con il maggior numero di oppositori. È una immane tragedia, si parla di 337 morti, bilancio destinato a crescere anche perché c’è oltre un migliaio di feriti negli ospedali, parecchi in gravissime condizioni. 

Un’offensiva lanciata nella notte e attuata con il bombardamento di più zone con artiglieria e mortai. Distrutti interi condomini e addirittura un ospedale. Il bilancio, secondo quanto riportato dalla tv araba Al Arabiya, sarebbe di 337 morti e circa 1.300 feriti.

La comunità internazionale ha presentato una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime di Bashar al Assad, ma Russia e Cina hanno posto il veto. Fortemente contrariati della decisione gli Stati Uniti che, con il segretario di Stato Hillary Clinton, accusano duramente “chi impedisce che il mondo condanni le violenze“, puntando l’indice direttamente contro la Russia. Secondo gli USA il veto posto da Russia e Cina porterà “maggiori probabilità che la Siria precipiti in una guerra civile. E’ difficile immaginare che, dopo la giornata finora più sanguinosa in Siria, ci sia chi impedisce alla comunità internazionale di condannare questa violenza

Forte  anche la condanna della strage di Homs da parte del presidente americano, Barack Obama secondo cui “Assad deve fermare la propria campagna contro la sua gente. Assad  mostra disprezzo per la vita umana e la dignità e per questo deve lasciare subito e consentire una transizione democratica

Critica anche l’Italia, dice il ministro degli Esteri Giulio Terzi: “La popolazione siriana non può più attendere: la comunità internazionale deve assolutamente trovare la capacità di rispondere alla gravissima crisi, politica e umanitaria, in corso…i numeri delle vittime civili della repressione messa in atto dal regime siriano parlano chiaro“.

L’offensiva sarebbe iniziata intorno alle otto di sera. Preso di mira soprattutto il quartiere di Khalidiya, dove si sono contati oltre 130 morti. Secondo i testimoni, almeno 26 abitazioni sarebbero state rase al suolo, con le famiglie al loro interno. I corpi vengono ammassati in due moschee della zona.

Il capo dell’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo, Rami Abdul-Rahman, racconta: “È il peggior attacco dall’inizio della protesta, lo scorso marzo”. Una delle organizzazioni anti regime, il Consiglio nazionale siriano, che unisce gli oppositori di Assad, ha definito l’attacco “un massacro terrificante”, chiedendo alla Russia “di condannare il regime”.
Ma il regime si affretta e nega responsabilità nell’attacco: “Smentiamo la notizia del bombardamento da parte dell’esercito di diversi quartieri di Homs, divulgata dalle emittenti televisive che incitano alla violenza“. Dopo però ha ammesso il violento attacco attribuendone la responsabilità a non meglio precisati gruppi di terroristi armati.
In serata, a Damasco, dove martedì sono attesi il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e il capo dell’intelligence di Mosca, ma anche ad Aleppo e Tortosa, centri finora meno investiti dalle proteste, sono scesi in strada cortei di condanna per “il massacro di Homs” e per la decisione di russa e cinese di bloccare la risoluzione all’Onu. La Russia con la missione di martedì intenderebbe “consigliare caldamente” al regime di Bashar al Assad di dimettersi.
La situazione siriana resta però tema caldissimo e preoccupante per la Russia, che teme evoluzioni anche a Teheran. Motivo per cui cerca di mantenere il controllo sui due Paesi.
Luigi Asero

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