Nessun "may day" dalla Costa Concordia

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Sono ancora diciassette (ma qualcuno dice quindici) i dispersi del disastro all’Isola del Giglio, dove la Costa Concordia navigando a 150 metri dalla riva, invece delle 5 miglia previste, si è schiantata su uno scoglio, iniziando un lento inesorabile inabissamento. Sale però, essendo già trascorse ben 28 ore, l’angoscia per il loro ritrovamento in vita. I soccorritori stanno facendo tutto il possibile.

Cresce però anche l’ansia per l’eventuale inabissamento completo del gigante del mare. Il rischio è che sprofondi a circa 70 metri di profondità. Emergenza nell’emergenza. Intanto perché non darebbe più speranza di ritrovare superstiti e perché questa ipotesi apre la via a un disastro ambientale di enormi proporzioni. Basti pensare che nei serbatoi della Concordia sono contenute circa 3.000 tonnellate di carburante.

Mentre proseguono le ricerche degli ultimi diciassette dispersi, si cerca ora di ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. La prima cosa che lascia sconcertati è che nessun “may day” è mai partito formalmente dal comandante della Concordia. Si era detto che la richiesta di aiuto era partita circa un’ora dopo l’impatto, pare però che sia stata invece la Capitaneria di Porto a chiedere spiegazioni contattando la Concordia via radio, dalla quale è stato riferito soltanto di un “guasto tecnico”.

La Capitaneria avrebbe però insistito e allertato una motovedetta della Guardia di Finanza, in servizio di pattugliamento in zona. Motovedetta che si sarebbe accorto che la nave appariva inclinata su un fianco. In un primo momento addirittura si era pensato di “agganciare” con la motovedetta stessa la Concordia per trainarla, operazione ovviamente impossibile. Un ufficiale della Guardia di Finanza spiega infatti in poche parole che “sarebbe stato come chiedere a una formica di spostare un elefante”. Ma ciò che lascia sempre più perplessi è che anche alla motovedetta che si avvicinava mettendosi in contatto radio, dalla Concordia si rispondeva con “guasto tecnico”. Mentre la Concordia, imbarcando acqua, inesorabilmente s’avviava ad affondare.

Con un lungo comunicato emesso nel pomeriggio il Presidente di Crociere Costa “scarica” sul comandante -Francesco Schettino- tutte le responsabilità, sottolineando che giubbotti salvagente e barche di emergenza a bordo di ogni nave Costa Crociere sono sempre in numero superiore alla capienza massima prevista, comprendendo ovviamente passeggeri ed equipaggio. Inspiegabile anche il perché pochissime siano state le istruzioni date ai passeggeri. Pare che il personale navigante abbia cercato di adempiere ai propri compiti ma la difficoltà più grande incontrata sia stata quella delle diverse lingue parlate, difficoltà aggravata dai momenti di panico scatenatisi.

Il commissario di bordo Giampetroni, invece, avrebbe dato tutto se stesso per mettere in salvo più passeggeri possibile. Si è adoperato per ore e poi dal ponte è sceso al piano sottostante per verificare se ci fosse ancora rimasto qualcuno. Ma è scivolato e si è rotto una gamba, per questo è rimasto bloccato. A salvarlo, ieri mattina, lo spettacolare intervento dei Vigili del Fuoco che dopo averlo immobilizzato su una barella, hanno provveduto all’imbragatura e lo hanno issato direttamente sul loro elicottero per il trasporto all’ospedale di Grosseto.

In carcere si trova ora il comandante, sul capo del quale pendono durissime accuse. Dall’abbandono della nave al disastro colposo e omicidio plurimo. Spiega il procuratore di Grosseto dr. Verusio “è stato lui ad ordinare la rotta: questo è quanto ci risulta. È stata una manovra voluta”.

Luigi Asero

 

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