Definanziato dal Cipe il progetto “Ponte sullo Stretto di Messina”

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Il governo Monti cancella i fondi destinati al Ponte sullo Stretto

22 gennaio 2012 – Già alla fine di ottobre dello scorso anno il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina era stato cancellato dalle mappe europee delle priorità infrastrutturali.

Il settore delle opere infrastrutturali è stato da anni oggetto di false partenze, annunci fasulli e evidenti disattenzioni e trascuratezze. Quando invece questo settore, durante il “boom degli Anni ‘60” fu il traino della rinascita italiana.

Il governo Monti, nel chiudere la fase delle incertezze dei fondi e dei programmi, fa scelte chiare e nette (quello che chiedono i finanziatori). La decisione del Cipe di definanziare definitivamente il progetto sul Ponte sullo Stretto (un’opera ormai da tempo in coma e che nessuno aveva il coraggio di chiudere) era attesa per dare certezze al settore infrastrutture e infatti 1 miliardo e 600 milioni di fondi sono stati destinati alle piccole opere diffuse sul territorio, dando cos’ il definitivo addio ai sogli di gloria del precedente governo. Non si tratta di nuovi fondi, ma eliminando il rischio di revoca dei fondi destinati alle opere minori, com’era dopo le norme varate dall’ex ministro Tremonti, vuol dire rimettere in moto il progetto e l’opera che era stata congelata. Per i capitali privati ora ci sono più certezze per finanziare le infrastrutture.

Il Ponte sullo Stretto quindi non si farà. Con la soddisfazione del movimento sorto contro la sua realizzazione. Il governo Monti, infatti, ha deciso di “cancellare” l’iter progettuale iniziato più di 20 anni fa, con il progetto del 1992 di cui, pochi mesi fa, era stato approvato il progetto definitivo. Nell’ultima seduta del Cipe, sono stati sbloccati interventi infrastrutturali per 6,2 miliardi. Anziché favorire mega opere dai tempi lunghi si favoriscono invece interventi diffusi sul territorio; e dall’ altra si definiscono piani dettagliati e già concordati con il territorio allo scopo di far partire prima possibile la macchina infrastrutturale. Il Cipe ha definito l’elenco dei vecchi finanziamenti Fas Infrastrutture da revocare, in attuazione dei tagli disposti dalle manovre di luglio e agosto: sforbiciate complessive per 6,3 miliardi su 11 totali, fra cui spicca la revoca dei 1.624 milioni di euro assegnati nel 2009 al Ponte sullo Stretto, e mai né impegnati né spesi. A questo punto l’opera, che comunque non è mai stata finanziata più del 20 % lamentava ancora una mancanza di finanziamenti per circa 6 miliardi di euro su 9 di costo totale, torna in un cassetto. Era una bufala quindi la copertura dei fondi europei e dei fondi nazionali, come al contrario diceva Tremonti.

I problemi economico finanziari del progetto per il quale si sono già spesi diversi centinaia di milioni, senza che sia mai stato stilato un “elaborato esecutivo”, si sommano agli enormi perduranti problemi tecnici e ambientali confermati dal progetto definitivo, che dimostra gli enormi impatti del Ponte e non contiene neppure la verifica certa della sua fattibilità, avallando al contrario i dubbi già espressi anche dai consulenti del progetto.

L’interruzione delle procedure del Ponte non comporta alcuna penale, circostanza confermata dagli stessi dirigenti della Stretto di Messina.

Chiudere la storia infinita del ponte era anche necessario per interrompere definitivamente il flusso di sprechi nelle mani di certa politica che non sembra avere nessun rispetto per la società italiana che sta soffrendo i termini di una crisi economica drammatica.

Corrado Rubino

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