Arriva la guerra dei mondi? Un grande conflitto ci porterà fuori dalla crisi?

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Se da una parte il mondo occidentale sta vivendo il peggior periodo economico della storia, con cause da ricercare proprio nel mondo finanziario, dall’altra i Paesi orientali scuotono il pianeta con dichiarazioni e azioni di politica internazionale decisamente disallineate dall’occidente.

Basta pensare alle dichiarazioni rilasciate dal portavoce del Ministero degli esteri Hong Lei il 28 Novembre scorso “la Cina è profondamente colpita e seriamente preoccupata” in merito all’uccisione di 24 soldati Pakistani al confine tra Pakistan e Afghanistan per mano delle forze Nato presenti sul territorio, “la Cina ritiene che l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale del Pakistan debbano essere rigorosamente rispettate”, invitando la comunità internazionale ad aprire “un’approfondita  inchiesta” su tali fatti.

Pochi giorni prima Putin, durante il congresso del suo partito “Russia Unita”, accusava i paesi occidentali di finanziare avversari politici (o per lo meno quelli rimasti) e alcune ONG “per influenzare il corso della sua campagna elettorale” per le presidenziali del 2012, invitandoli a saldare i debiti anziché “ buttare i soldi dalla finestra” in politiche estere definite “costose e inefficaci”.

Queste dichiarazioni sono arrivate solo un mese dopo il “clamoroso” veto sulla risoluzione delle Nazioni Unite relativa a sanzioni nei confronti della Siria, che in prima battuta ha causato l’uscita dei rappresentanti Usa dalla sala del Palazzo di Vetro in segno di protesta.

A questo complesso quadro si sommano le recenti dichiarazioni di Medvedev il quale, per far pressioni sugli americani al fine di dissuadere Israele da possibili attacchi preventivi nei confronti dell’Iran (che nel frattempo sta completando il programma nucleare), ha minacciato di schierare missili “Iskander”, e non solo quelli, a Kaliningrad, quindi nel cuore delle difese Nato, al fine di “tutelarsi” da un eventuale accerchiamento Usa in ipotesi di conflitto.

Come se non bastasse, dopo l’attacco all’ambasciata britannica in Iran di qualche giorno fa, cui è seguito l’allontanamento dei diplomatici iraniani dal suolo inglese, l’1.12.2011 il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha affermato che attualmente la possibilità di ricorrere ad un’opzione militare contro l’Iran è considerata solo come “l’ultima delle risorse”, precisando però che Israele “non è paralizzata dalla paura” ed “è sovrana nelle sue decisioni”.

Tale accadimenti, al momento gli ultimi di una lunga serie che presumibilmente continuerà, hanno radici sviluppatesi principalmente su tre assi, qui di seguito brevemente riassunti.

1) Politica estera. I paesi occidentali, con gli Usa in testa, sono stati sempre allineati nel tentativo di imporre la propria leadership ed il proprio potere d’influenza nei vari paesi del mondo, utilizzando la moneta e le basi militari dislocate per tutto il globo come leve operative. Al contrario la Cina per secoli ha vissuto isolata ed ha avviato soltanto nella seconda metà del XX secolo una politica estera definita dei “non allineati”. Attraverso questa strategia, necessaria per l’approvvigionamento energetico, è diventata inizialmente partner primario di tutti quei Paesi tenuti ai margini dagli occidentali, e successivamente importante interlocutore di tutti quei Paesi ricchi di materie prime e tecnologia, riuscendo ad evitare nel periodo della guerra fredda di schierarsi con gli “atlantici” o con i “varsaviani”, quindi in un blocco anziché un altro.

2) La politica energetica. Gli occidentali sono sempre stati presenti in tutta la filiera produttiva del petrolio: estrazione, lavorazione, stoccaggio, distribuzione e commercializzazione (le famose 7 sorelle), ancorando il dollaro alla quotazione del greggio e, naturalmente, nella gestione delle ingenti risorse finanziarie che dal petrolio derivano. La Cina, di contro, ha avviato un processo di integrazione della filiera produttiva in partnership con i paesi fornitori. Basti pensare all’episodio del 2006, quando tramitela China NationalPetroleum Corp ha acquistato petrolio dal Kazakistan per 4.2 miliardi di dollari, poi condotto in patria attraverso un oleodotto da poco tempo inaugurato. Lo stesso procedimento è stato poi eseguito con Iran, Sudan, Venezuela ed i paesi del Nord Africa.

La Russia sotto questo aspetto non è stata da meno, basta ricordare il progetto americano Nabucco in concorrenza con il progetto North Stream e South Stream Russo.  Tenendo a mente che l’energia rappresenta una risorsa fondamentale per ogni economia industrializzata, è importate sottolineare che i due progetti si contendono attualmente il ruolo di “futuro fornitore di energia” per l’Europa.

3)  La leadership economica. La gara per la leadership al momento vede contrapposti Paesi in deficit finanziario come quelli occidentali e Paesi in surplus finanziario come quelli orientali. Entrambi i due “blocchi” criticano le rispettive politiche monetarie: i cinesi sono scettici nei confronti della politica monetaria troppo accomodante della Fed, mentre gli americani ritengono chela Banca CentraleCinese tenga troppo basso il valore nominale del Renminbie, la valuta con corso legale nella Repubblica Popolare Cinese. Contemporaneamentela Cina, a capo dei BRICS, preme affinché venga riconosciuta dalla comunità economica internazionale come “Economia di mercato”, definizione che le permetterebbe di avere minori restrizioni per quanto riguarda l’esportazione all’estero dei propri prodotti. Tale fatto, inoltre, contribuirebbe a velocizzare il posizionamento della Cina come leader economico mondiale, ai danni ovviamente degli Usa.

Nel frattempo la partita delle sanzioni si è spostata dall’Onu all’Europa, dove Russia e Cina non possono esprimersi. Durante il supervertice dei ministri degli esteri tenutosi l’1 Dicembre, l’Unione Europea ha deliberato il congelamento dei beni del regime iraniano ed il non raggiungimento dell’accordo sul petrolio, al fine di mettere all’angolo il sistema finanziario dell’Iran e quindi i margini di manovra del regime. Tutto ciò ha come conseguenza indiretta, “forse” involontaria, il gettare sul lastrico la popolazione iraniana già lungamente provata dalle sanzioni e dalle restrizioni che in questi anni ha dovuto subire.

Come si può ben capire, le variabili in gioco sono tante e tutte di tipo sistemico, la variazione di un fattore modifica lo scenario che a sua volta modifica l’atteggiamento ed il conseguente comportamento dei players in campo. Queste azioni rilanciano il serrato confronto fra i giganti del mondo rispetto al ruolo cui ambiscono o devono svolgere nello scenario mondiale.

Il rischio è che nel triangolo Siria-Iran-Israele scatti la scintilla che molti aspettano e che porterà l’umanità intera verso una strada da cui non potrà mai più ritornare indietro.

Michele Cannavò

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