Virus H5N1. L’influenza aviaria non ha finora generato la temuta pandemia

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Così si modifica in laboratorio il virus per spiegare a tutti come uccidere metà della popolazione mondiale

Ricordate poco tempo fa? Si parlava dell’influenza aviaria, tutta la popolazione è stata allarmata, pardon meglio dire “avvertita”, del rischio di una nuova pandemìa. L’influenza aviaria sarebbe stata più devastante della “spagnola”, avrebbe potuto decimare la popolazione mondiale. Iniziò così una fra le più massicce campagne di vaccinazione mondiali, con case farmaceutiche che, grazie agli Stati hanno potuto gestire un ottimo “attivo” sui loro bilanci. I Governi acquistarono massicce dosi di vaccino rispetto a un ceppo influenzale mutante per il quale quindi, contrattualmente, le case produttrici non garantivano l’efficacia. Quelle innumerevoli dosi di vaccino andarono per lo più perdute. Buona parte della popolazione e degli stessi medici di base non ritennero opportuno farvi ricorso. Non sbagliando. Alla fine era stata ampiamente sopravvalutata (chissà quanto intenzionalmente) la capacità di replicazione e propagazione del virus H5N1 e i morti nel mondo sono stati circa 500, un numero che corrisponde comunque a quello di quasi qualsiasi influenza che assume un aspetto epidemico diffuso.

Si potrebbe laconicamente commentare che “tutto è bene quel che finisce bene” e chiudere lì il tutto, ma non è così. L’interesse che gira intorno a questo “affare” evidentemente è troppo grande e così i ricercatori dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam in Olanda hanno continuato le ricerche, volte a comprendere perché non si sia diffuso rapidamente come si pensava e hanno scoperto che con appena  cinque modifiche genetiche al virus è possibile ottenere una variante dello stesso estremamente contagiosa, in grado quindi di trasmettersi contemporaneamente e durante il periodo di incubazione a milioni di persone. Scatenando così la vera pandemia.

Il team scientifico guidato dal prof. Ron Fouchier ha testato il virus su furetti da laboratorio, animale con un sistema respiratorio molto simile a quello umano. Dimostrando che il virus geneticamente modificato in laboratorio diviene così potentissimo, la sua capacità di diffusione sarebbe addirittura capace, se usato contro il genere umano, di uccidere la metà della popolazione mondiale prima che le autorità sanitarie possano riuscire a porvi rimedio. Le ricerche mirano non soltanto a comprendere come questo virus potrebbe realmente diventare pericoloso ma anche come potrebbe eventualmente essere inibito. Ed è lo stesso Fouchier ad ammettere che “sia uno dei virus più pericolosi che siano mai stati prodotti”.

Ma non è solo il team di Fouchier ad esser pervenuto a questo risultato. Anche un centro universitario del Wisconsin (USA) in collaborazione con ricercatori dell’Università di Tokio (Japan) sono pervenuti a simili risultati.

Oggi che l’arma letale è stata scoperta imperversano le polemiche. Secondo scienziati esperti in bioterrorismo i risultati di queste ricerche non andrebbero pubblicati perché fornirebbero a potenziali “potenze ostili” -militari o terroristiche- una terribile arma biologica di distruzione di massa, qualcuno arriva a sostenere che “questo lavoro non andava fatto”. Altri sostengono invece, e ci sembra molto azzardata la loro teoria, che il lavoro va pubblicato sulle riviste scientifiche affinché si possa lavorare a una possibile soluzione nel caso in cui il virus modificato venisse utilizzato da qualche Paese o organizzazione terroristica. Insomma lo scambio delle conoscenze acquisite sarebbe fondamentale per attuare una corretta prevenzione.

Secondo noi non si dovrebbe ragionare in questi termini. Non andava proprio fatto questo lavoro, ma qualcuno (e comprendiamo che siano tre centri differenti) lo ha fatto. La domanda che ci poniamo quindi non è cosa accade se qualcuno venisse in possesso della variante del virus.

La domanda più corretta ci sembra, stante l’enorme costo evidentemente sostenuto per pervenire al risultato: chi ha originariamente voluto e finanziato queste ricerche? Chi nell’incertezza ha affidato a ben tre centri mondiali la ricerca sulle possibili modifiche di H5N1? Chi, dietro l’apparenza della ricerca scientifica può volere un virus capace di uccidere almeno metà della popolazione mondiale? Questa è la ricerca che vorremmo fosse fatta.

Luigi Asero

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