Ridotto del 17% l'acconto Irpef di novembre. Aiuterà i consumi?

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L’ACCONTO IRPEF IN SCADENZA  AL  30  NOVEMBRE SI RIDUCE DEL 17%

Un prestito per aiutare i consumi

Il mancato introito da parte dello Stato, del 17% dell’irpef, secondo il Governo, dovrebbe dare ossigeno ai consumi in vista delle prossime festività natalizie. Un prestito per  aiutare i consumi. Si perché quello che non si paga ora lo si verserà a giugno prossimo. Sarà vero? A parere di chi scrive pare proprio che questa misura così congeniata possa portare pochi vantaggi ai consumi, per diversi motivi.

La riduzione dell’acconto riguarda soltanto l’irpef, mentre ne sono escluse tutte le altre imposte: Irap, Ires, cedolare secca, contributi previdenziali.

Riguarderà quindi i dipendenti e pensionati con altri redditi e nella misura relativa all’imposta di questi redditi eventuali aggiuntivi. Non sono molti i dipendenti e pensionati che normalmente pagano tasse con l’Unico o con il 730. Vero è che l’80% dell’irpef deriva dal reddito dei dipendenti e pensionati, ma questa riduzione non riguarderà questi redditi bensì quelli aggiuntivi. Il risultato sarà quindi molto blando.

Riguarderà poi professionisti ed imprenditori individuali o soci di società di persone, che già da tre anni vedono ridotti i propri redditi dalla crisi del sistema economico e che sicuramente non useranno tale risparmio per ulteriori consumi, ma piuttosto per sanare le proprie posizioni debitorie che nel frattempo si sono amplificate. Per questi soggetti potrebbe essere positivo poiché con molta probabilità l’irpef dovuta per il 2011 sarà inferiore di quella del 2010, e per conseguenza anche l’acconto. Certo come dire, meglio di niente, oppure, è già qualcosa. Solo così possiamo considerarlo, niente di più.

Vediamo ora l’aspetto tecnico. A fine mese scade l’acconto irpef, originariamente previsto nella misura complessiva annua del 99% è ora sceso all’82%. L’acconto si calcola prendendo a base l’importo irpef pagato l’anno precedente, e distribuendo l’importo dell’acconto in due momenti  dell’anno. Il primo acconto si liquida nel mese di giugno ed è nella misura del 40% del totale acconto; il secondo acconto si paga entro il mese di novembre per il restante 60%. Ad esempio per un’irpef di 1.000 euro si paga un acconto di 990 dei quali 396 (40% di 990) a giugno e 594 (60% di 990) a novembre. Ora che la percentuale dell’acconto è stata ridotta dal 99% all’82%, succede che per ricalcolare la rata da pagare a novembre, occorrerà calcolare prima l’acconto d’imposta all’82% e poi sottrarre la quota già pagata a giugno. La matematica comunque ci viene incontro ed attraverso semplici moltiplicatori è possibile ottenere immediatamente il risultato.

Se si possiede il valore totale dell’irpef pagata l’anno precedente, è sufficiente calcolare il 42.40%, per ottenere l’importo nuovo dell’acconto di novembre.

Se si possiede il valore dell’acconto di novembre secondo il vecchio calcolo (quello al 99%), è sufficiente calcolare il 71.38047138%, per ottenere l’importo nuovo dell’acconto di novembre.

Chissà perché da tutte le parti suonano campane per recuperare denari nelle casse dello Stato, al fine di recuperare il disastrato bilancio, e poi rinunciano ad un incasso ormai messo a regime dai contribuenti?

Per rilanciare i consumi, c’è una semplicissima cosa che si dovrebbe fare: finanziare gli enti pubblici che hanno preso impegni con le imprese in maniera che rispettino i pagamenti contrattuali. Oltre 70 mld entrerebbero in circolazione nell’economia quotidiana. Perché lo Stato chiede il rispetto delle leggi ed è il primo a non rispettare gli impegni?

Mirco Arcangeli

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