Alfio Antico: il suono ritmico della pelle

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Molti “badioti” di una certa età ricordano ancora adesso quell’anziana signora che in certe giornate di festa usciva di casa e stando seduta su una sedia di zammara cominciava a suonare il suo tamburello. A zà Ciuzza (al secolo Lucia Scirè), batteva sulla pelle della tammorra con le dita della mano usando una tecnica antica e il suono ritmato s’incuneava fra i vicoli dello storico quartiere leontino; ed allora era festa nella festa soprattutto per i piccoli badioti che gli facevano da corona. E fra questi il piccolo Alfio, nipote da zà Ciuzza, già attratto dal suono di quel magico ed arcaico strumento. Alfio fino all’età di 18 anni ha fatto il pastore fra le colline degli Iblei, in questo periodo ha cominciato a suonare i tamburi che costruiva egli stesso, affinando sempre più la sua tecnica. Poi il volo, la scoperta del mondo, lontano dai “peri d’aliva” e “supala di fucurinia” della sua terra. In una sera d’estate degli Anni ‘70, nella più famosa piazza della città di Dante, i ritmi sonori e la voce di Alfio scuotono come una libecciata l’aria classicheggiante che si respira in quel luogo, ne viene colpito anche il cantautore Eugenio Bennato che si trova a passare di li.

È l’inizio di una importante carriera musicale. Alfio, nel giro di diversi anni, collabora musicalmente con alcuni grandi artisti italiani come: Eugenio ed Eduardo Bennato, Tullio De Piscopo, Beppe Barra, Angelo Branduardi, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Renzo Arbore e recentemente con Fiorella Mannoia, per non parlare di Carmen Consoli che è diventata la sua musa. Però Alfio non è solo musica ma è anche presenza, teatralità, gestualità, quindi viene chiamato a collaborare anche con alcuni grandi del teatro italiano come: Albertazzi, Scaparro, Micol, De Simone e Massimo Ranieri. Ma in tutti i territori musicali in cui si è addentrato ha sempre portato il repertorio dell’immaginario popolare della sua terra di Sicilia. Adesso Alfio Antico è considerato in assoluto uno dei migliori tamburellisti a livello internazionale, quello che più di tutti ha rivoluzionato la tecnica della tammorra con arricchimenti di nuovi timbri e fioriture; percussionista straordinario, nelle sue mani il tamburo esprime un’ispirazione poetica e teatrale dirompente, derivata dalla perfetta simbiosi tra istinto e tecnica, virtuosismo e genialità. Dice di lui un noto critico: “Alfio Antico racconta storie che profumano di mare e di campagna, attraverso una narrazione il cui ritmo scandito dal tamburello è un crescendo di emozioni e sensazioni legate allo scandire del tempo della natura e delle stagioni! …Sembra essere uscito da un vaso a figure rosse della Magna Grecia questo musicista leontino che tanto ha viaggiato grazie alla sua musica ed alla sua bravura”. Dice Alfio: “Il tamburo è la voce del mondo, il ritmo della nascita e della morte, della festa e del lavoro, attraverso l’unione di nu criu (setaccio) e la pelle di un animale, si celebra ancora una volta il miracolo della comunicazione tra il visibile e l’invisibile”. Dice di lui la “cantantessa” Carmen Consoli: “Alfio Antico è patrimonio sonoro dell’umanità”.

Francesco  Sfilio

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