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Politica - Le denunce della Federazione Nazionale Pro Natura

In edicola > Articoli pubblicati > N°1_2011

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Le perforazioni nel canale di Sicilia minacciano l'istituzione di un Santuario marino
previsto dal 2007


Le denunce della Federazione Nazionale Pro Natura per gli accordi disattesi
che prevedevano l'istituzione di tre aree marine protette nel Canale di Sicilia

Con una interpellanza l'on. Dino Fiorenza, vice presidente della Commissione antimafia e presidente del Gruppo misto, in tema di trivellazioni petrolifere al largo delle coste siciliane ha chiesto al governo Regionale di intervenire in sede di Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'art. 21 dello Statuto della Regione Siciliana, al fine di tutelare ed evitare che possano verificarsi disastri ecologici, simili a quelli accaduti nel golfo del Messico, lungo le coste del mar Mediterraneo.

In particolare, alle 6 piattaforme già attive, l'on. Fiorenza ha fatto rilevare come il Governo nazionale ha concesso ben 20 permessi di ricerca a varie società offshore (tra cui una società con appena 10.000,00 euro di capitale sociale) lungo le coste meridionali della regione dalle Egadi a Pozzallo e al largo dell'isola di Lampedusa.

Fiorenza ha affermato che "Tutto il mondo è a caccia di petrolio nel canale di Sicilia in barba alle più elementari misure di sicurezza, quali interessi si voglio agevolare con tali interessi? È interessante notare che potrebbero nascondersi dei legami tra le società destinatarie di tali permessi e personaggi influenti che si affacciano nel mercato finanziario italiano ed europeo". La Libia ad esempio, fino a poco tempo fa era fuori da questo sistema, in soli due anni, ha acquistato quote sociali pari al 7% di UNICREDIT (che ha assorbito il BDS) e il 7,5% della Juventus FC, e che oggi guarda con interesse a società quali Telecom Italia, Finmeccanica ed Eni (e di qualche settimana fa la notizia che il governo di Tripoli ha concesso alla Eni un concessione per l'utilizzo delle risorse energetiche per un periodo pari a 25 anni.)"

L'on. Fiorenza ha sostenuto che tale situazione rappresenta un rilevante pericolo per l'ecosistema dell'Isola, dato dal fatto che il mar Mediterraneo rappresenta un bacino marino chiuso, con un ricambio lentissimo di acque e con un rilevante traffico interno riguardo al trasporto marittimo e commerciale.

La Federazione Nazionale Pro Natura, intanto, si chiede che fine ha fatto l'accordo firmato il 20 novembre 2007 a Tunisi, dall'allora Ministro all'Ambiente, che prevedeva l'istituzione di un Santuario marino nel Canale di Sicilia e che avrebbe posto finalmente sotto tutela una delle aree marine più importanti del Mediterraneo?
Questo accordo seguiva quello firmato tra l'Italia e Malta; il passo successivo sarebbe dovuto essere la firma dell'accordo trilaterale tra Malta, l'Italia e la Tunisia.

Da quanto si può vedere, le cose non hanno seguito l'iter programmato e l'accordo trilaterale per istituire in questo lembo di Mediterraneo un'area marina protetta è rimasta solo una speranza di tutti coloro che hanno a cuore il futuro di una preziosa zona di Mediterraneo.

Eppure la legge 222 del 29 novembre 2007 concedeva al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare un contributo straordinario di 20 milioni di euro per l'attuazione di programmi di intervento per le aree protette e per la difesa del mare nonché per la tutela della biodiversità nel Canale di Sicilia.

La Federazione Nazionale Pro Natura sostiene che è inaccettabile che a tre anni di distanza da quando quei fondi vennero destinati con il preciso obiettivo di istituire tre aree marine protette nel Canale di Sicilia, finalizzate alla tutela della biodiversità, tra queste anche quella di Pantelleria, non sia ancora stato chiuso l'iter. Non solo, per quanto attiene il protocollo internazionale con Malta e la Tunisia, non si conoscono neppure gli elementi conclusivi che definiscono detto trattato internazionale.
Negli ultimi tempi, al contrario, le cose hanno preso una piega diametralmente opposta e l'area anziché diventare un santuario a difesa della biodiversità mediterranea sta diventando una nuova eldorado nelle speranze di discusse società di perforazione e di estrazione petrolifera.

Dopo la drammatica esperienza di quanto accaduto nel Golfo del Messico cosa accadrebbe di intere economie qualora si verificassero incidenti anche di più lieve entità? Economie che potrebbero basare il proprio volano di sviluppo proprio sulle straordinarie ricchezze ambientali storiche e paesaggistiche di cui dispongono sarebbero completamente spazzate via.
Non si dimentichi, inoltre, che l'intera area ha una sua fragilità intrinseca che le deriva dalla sua natura geologica vulcanica e dalla attività sismica e ciò aumenterebbe l'ineludibile rischio di incidenti che l'attività di estrazione e trasporto petrolifero comportano.
La Federazione Nazionale Pro Natura si è rivolta agli organi competenti, in primo luogo al Ministro dell'Ambiente, on. Stefania Prestigiacomo, alla Regione Siciliana affinché verifichino la rispondenza alle normative vigenti da parte delle imprese di perforazione che stanno operando nell'area e che, per un principio di precauzione, sospendano le tutte attività al momento in corso.

Auspichiamo altresì che venga istituita l'Area Marina Protetta a Pantelleria, quindi riavviato quel grande progetto tendente a rendere l'intera area del Canale di Sicilia un Santuario di protezione e di conservazione della biodiversità.


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