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Ambiente: elettrosmog inquinamento invisibile

In edicola > Articoli pubblicati > N°4-5_2011

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Gravi nel tempo gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche
Ambiente: elettrosmog inquinamento invisibile

Si parla poco di elettrosmog e sono per lo più gruppi di cittadini che, esposti alle fonti di inquinamento, si costituiscono in comitati ed associazioni e cercano di lottare per la salute propria e dei propri figli

Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sono più gravi se si accumulano nel tempo, ma esistono delle età più sensibili di altre: avere un'esposizione dai 30 ai 40 anni ha un effetto minore di una subita dai 20 ai 30 anni

di Sebania Libertino

Negli ultimi anni il nostro interesse verso l’inquinamento ambientale è notevolmente aumentato anche grazie alle campagne di sensibilizzazione fatte dalle organizzazioni ambientaliste e dai crescenti problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti.

Una forma di inquinamento fortemente sottovalutata e, a causa di ciò, particolarmente aggressiva, è costituita dall’inquinamento elettromagnetico o, come viene spesso definito, elettrosmog. L’inquinamento elettromagnetico è dovuto alle radiazioni prodotte dalle più svariate fonti: emittenti radiofoniche, cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità (come gli elettrodotti della rete di distribuzione), reti per telefonia cellulare, e dagli stessi telefoni cellulari ed apparati wireless utilizzati in ambito soprattutto informatico e persino dagli elettrodomestici quali rasoi elettrici, forni a microonde, asciugacapelli, ecc.. A differenza delle altre fonti di inquinamento, si parla poco di elettrosmog e sono per lo più gruppi di cittadini che, esposti alle fonti di inquinamento appena citate, si costituiscono in comitati ed associazioni e cercano di lottare per la salute propria e dei propri figli. I motivi di tanto silenzio sono molteplici: per molti ancora mancano le controprove che l’inquinamento elettromagnetico arrechi danni alla salute umana, per altri, quali buona parte dei mezzi di informazione (televisioni), pubblicizzare una tale forma di inquinamento significherebbe autoaccusarsi!!

Per prima cosa è indispensabile capire quali sono gli effetti causati dai campi elettromagnetici (c.e.m.). Purtroppo, gli studi in materia sono pochi e abbastanza controversi. Gli studi secondo cui non ci sono effetti dannosi per la salute provengono da ricerche commissionate dai soggetti interessati (leggasi compagnie di telefonia mobile) mentre gli studi indipendenti, che riportano sempre danni alla salute umana, sono accusati di essere condotti su un campione limitato di persone, quindi non essere statisticamente validi. Premesso ciò riportiamo brevemente quali potrebbero essere i problemi per le persone che sono investite per lunghi periodi da campi elettromagnetici di forte intensità, ad es. persone che vivono in prossimità o addirittura dentro impianti di trasformazione elettrica, vicino alle linee ad alta tensione, in prossimità di ripetitori TV o per telefonia mobile, ecc.

I c.e.m producono effetti diversi sui sistemi biologici quali cellule o gli esseri umani, in funzione della loro frequenza ed intensità. Un effetto biologico si verifica quando l'esposizione alle onde elettromagnetiche provoca variazioni fisiologiche notevoli o rilevabili. Un danno alla salute, ossia un effetto sanitario, avviene quando l'effetto biologico è al di fuori dell'intervallo in cui l'organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta al detrimento della salute. Chiaramente, se l’organismo presenta dei deficit cromosomici, ad esempio non è in grado di compensare in tempi rapidi gli effetti fisiologici, si arriva con facilità a patologie anche gravi che in altri soggetti non si riscontrano e che lo stesso soggetto non avrebbe avuto in assenza dell’elettrosmog. Gran parte degli effetti riscontrati nell’esposizione ai c.e.m derivano da due meccanismi principali: il riscaldamento dei tessuti e l'induzione di correnti elettriche.

Il meccanismo dominante ed eventualmente responsabile dell'effetto negativo varia a seconda della frequenza del c.e.m. Gli effetti immediati delle onde ad alta frequenza (impiegate per le trasmissioni radiotelevisive e per la telefonia mobile) consistono nel surriscaldamento e conseguente danneggiamento di alcuni tessuti del nostro corpo, soprattutto degli organi più ricchi di acqua (come i testicoli, il cristallino degli occhi e le sacche amniotiche delle donne in gravidanza!). I campi a bassa frequenza (generati dagli elettrodotti, dai trasformatori e dagli elettrodomestici) inducono invece delle correnti elettriche nell’organismo e possono alterare anche sensibilmente il funzionamento dei sistemi cardiaco e nervoso: mal di testa, disturbi del sonno, extrasistole e fibrillazioni ventricolari, senso di nausea, irritabilità e depressione, sono tutti effetti riscontrabili se l’intensità del campo elettromagnetico supera una certa soglia di sicurezza.

Va ricordato che i processi di reazione biochimica presenti nel corpo umano producono correnti intorno a 10 mA/m2; se una corrente esterna modifica in modo significativo tali correnti di "fondo" si possono ottenere contrazioni muscolari involontarie, fibrillazioni, arresti della respirazione contestualmente all'esposizione, fino all'arresto cardiaco (effetti acuti). Altri effetti, legati all’aumento di temperatura possono indurre leucemia ed altre forme tumorali. Secondo diversi studi che anche il diabete e la sclerosi multipla possono essere causate dell’elettrosmog!

Un altro effetto non sufficientemente valutato è la formazione di micronuclei, ossia filamenti spezzati del DNA ed indicano che le cellule non sono più in grado di ripararsi correttamente. Studi condotti anche dall'industria delle telecomunicazioni confermano che le radiazioni dei cellulari producono micronuclei nelle cellule ematiche umane. In presenza di alterazioni genetiche preesistenti, quali l’incapacità del DNA di auto-ripararsi, si osserva l’insorgenza di tumori e leucemie. Vale la pena ricordare che i medici che curavano le vittime del disastro nucleare di Chernobyl del 1986 usavano l'esame dei micronuclei per determinare l'estensione del danno causato dalle radiazioni. Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sono più gravi se si accumulano nel tempo, ma esistono delle età più sensibili di altre. In altre parole, avere un'esposizione dai 30 ai 40 anni, ha un effetto minore di una subita dai 20 ai 30 anni, sebbene la durata sia la stessa. I bambini assorbono molte più radiazioni degli adulti. La distruzione fin dalla giovane età di cellule neuronali annulla una "riserva cerebrale" che nella vecchiaia potrebbe compensare la morte di neuroni causata da Alzheimer o da altre malattie degenerative. Se il cervello ha un eccesso di neuroni utilizzati poco o nulla, questi possono tornare utili per sostituire quelli morti a causa di malattia della tarda età. I ricercatori dell'Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni quattro volte maggiore rispetto al cervello di un adulto, ed il fluido oculare di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni oltre 10 volte maggiore rispetto all'occhio di un adulto. Per chi ritiene che la preoccupazione sia eccessiva, potrebbe essere istruttivo andare a Volturino in provincia di Foggia, dove, a causa della presenza di una selva di tralicci abusivi, oltre alle malattie denunciate dalla popolazione, sono nati persino agnelli deformi.

Ma veniamo alla normativa. Si definisce limite di esposizione il valore che non deve mai essere superato per le persone non professionalmente esposte (ossia il pubblico). Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 199/2003 è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza. Il valore di attenzione è invece di soli 6 V/m, valori molto più bassi di quelli previsti in altre nazioni. Si penserebbe che, quindi, siamo ben tutelati ma, in realtà non è così. Anzitutto, il nostro Paese è il più inquinato al mondo dal punto di vista dell'elettrosmog, ha infatti la più fitta rete di elettrodotti rispetto alla superficie e poi non sono previste sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge! Inoltre, i valori citati si applicano alle stazioni radio base e non ai dispositivi mobili come i cellulari, per i quali non esiste una normativa. A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm. Secondo studi recenti basta usare il cellulare per una media di 27 minuti al giorno per 5 anni per aumentare del 50% il rischio di tumori alla testa!. E’ dal 2000 che in Gran Bretagna è fortemente sconsigliato l’uso del cellulare ai minori di 16 anni. (Fonte: I.E.G.M.P. UK e Financial Times, luglio 2000). Altra nota “di colore”: le antenne di Radio Vaticana emettono ad una potenza doppia di quelle delle radio italiane ed in molte zone residenziali superano di quasi 4 volte 6 V/m. Così molti citofoni e lavatrici delle aree romane decantano la messa! Il problema è noto da decenni ma ancora oggi non si riesce a fargli ridurre le emissioni. Nonostante una sentenza di condanna confermata in appello e qualche settimana fa (24/02/2011) anche in cassazione, la radio vaticana continua a trasmettere alla massima potenza. Ma il problema italiano è ben più generale: in Italia ci sono 700 emittenti televisive e 2400 stazioni radiofoniche, per 60.000 antenne distribuite sul territorio; la rete di elettrodotti è lunga 1 milione di chilometri; i cellulari in funzione sono circa 30 milioni (primato europeo) con 700 antenne installate solo a Roma (di cui, secondo un’indagine dei carabinieri, ben 221 sono fuori legge).

Ma come misurare l’elettrosmog? E come difendersi?
Le regole di difesa sono quattro: misurare l’entità della radiazione, rispettare delle distanze di sicurezza, limitare al massimo il tempo di esposizione, schermare il sito abitabile o la persona. Le misure delle distanze di sicurezza indicate sono valide solamente per individui adulti e sani. Queste distanze vanno aumentate di almeno il 50% se riferite alle donne in stato di gravidanza, ai bambini e ai portatori di pace-maker.
Per valutare la presenza di campi elettromagnetici basta fare delle prove semplici. Per i campi elettrici a bassa frequenza (elettrodotti e cabine di trasformazione) è sufficiente avvicinarsi alla zona da analizzare con una lampada al neon a tubo, impugnandola al centro. In presenza di forti campi elettrici emetterà una luminescenza proporzionale all’intensità del campo. Ovviamente la prova va fatta al buio. Una radiolina sintonizzata in AM capta facilmente il ronzio che indica la presenza di un campo elettrico.

Per i campi magnetici a bassa frequenza (elettrodotti e cabine di trasformazione) è sufficiente avvicinare una bussola alla zona da analizzare. Essa devierà dal nord tanto maggiormente quanto è forte il campo. Dato che anche i metalli causano deviazioni, accertarsi che non vi siano tubi o metalli entro 20 cm dalla bussola.

Per valutare campi elettromagnetici ad alta frequenza: (ripetitori cellulari) basti ricordare che ronzatori da cintura o portachiavi lampeggianti entrano in funzione quando sono nelle vicinanze di un forte campo elettromagnetico (10V/m). Si noti che si attivano anche a circa 1.5 m da un telefono cellulare in funzione!!!

Cosa si potrebbe fare? Spagna e Giappone stanno utilizzando micro celle in luogo dei tradizionali ripetitori. Hanno posizionato sul territorio un numero maggiore di antenne, molto più piccole, le quali producono onde con una intensità inferiore. Sono quindi meno dannose per la salute e comunque capaci di coprire il territorio in modo capillare. Questo sistema richiede però almeno inizialmente investimenti maggiori, ed è per questo motivo evitato dalle aziende che gestiscono le telecomunicazioni nel nostro paese. Come al solito, il dio denaro si impone su qualsiasi considerazione per la salute umana.

S.L.


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