Dante Alighieri. Paladino dell’antimafia

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di Salvo Zappulla

 

Il titolo dell’articolo può sembrare provocatorio. Che c’azzecca il Sommo Poeta con la mafia? C’azzecca, eccome! Leggendo questo interessante saggio, “Palinsesti Danteschi” (Carabba ) di Antonio Rossini, Professore associato di Italianistica e Capo del Dipartimento di Francese e Lingue classico-moderne nell’Università di Windsor, Ontario, ci si rende conto di quanti scrittori, artisti, registi abbiano utilizzato la Divina Commedia, in chiave ironica e non, per lanciare i loro strali contro il malaffare. Il libro svolge una ricerca certosina sulle riscritture della <Commedia> da Garibaldi all’era del digitale: dal garibaldino Francesco Plantulli,  poeta e combattente risorgimentale che, nella <Nuova Divina Commedia>  riscrive la prima cantica in forma satirica assestando scudisciate all’intera classe politica, a Ridley Scott  nel film <Hannibal>.  Dalle poesie di Cinzia Demi all’Inferno di Topolino della Disney; dal Patàca di Marescotti (opera teatrale) al film  La solita Commedia: Inferno, diretto dai due comici Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli.

Antonio Rossini è riuscito nella ragguardevole impresa di accomunare nel suo saggio il segretario di Garibaldi, un poeta spagnolo, un illustratore californiano, una poetessa americana e una bolognese, una giovanissima drammaturga canadese, due intellettuali e operatori siciliani, un attore romagnolo, due comici italiani, un regista hollywoodiano, due mangaka giapponesi, e svariati autori di fumetti nostrani. Un libro che apre alla globalizzazione.  Come mai tanti autori si interessano all’opera dantesca e in particolare all’Inferno?  Perché l’Inferno di Dante ha una funzione “punitiva”, si presta a meraviglia per denunciare il malcostume della società contemporanea, in maniera “seria” o  parodiandolo, satirizzandolo, così come fece il povero Peppino Impastato nella <Cretina Commedia> dileggiando politici e mafiosi dai microfoni di radio Aut, a Cinisi. Una satira feroce quella di Peppino, insopportabile per “gli uomini d’onore” che pensarono bene di suicidarlo sulle rotaie di un treno. E un altro  siciliano ancora, uno sciagurato di cui non faremo il nome per deontologia professionale, preferendo stendere un velo pietoso, si è cimentato, con buoni risultati, parodiando l’opera di Dante. Per fortuna dalle sue parti non ci sono stazioni ferroviarie. C’è molta Sicilia dunque in quest’opera del prof. Rossini, tanto da richiamare la nostra attenzione  per cercare di saperne di più.  Il pensiero di Dante Alighieri dopo settecento anni dalla sua scomparsa, rimane sempre attuale, una mente  illuminata. Un antidoto contro i politicanti che cercano di far passare il messaggio che la furbizia paga più della bravura e del merito.  È naturale quindi che molti artisti del nostro tempo lo richiamino in gioco e prendano come spunto l’Inferno dantesco per denunciare le  storture di questa società allo sbando. Per questo, ancor oggi  possiamo far assurgere simbolicamente Dante Alighieri a paladino dell’antimafia.


  •  Dopo una lunga Laurea in Filologia Classica presso l’Università di Tor Vergata, Antonio Rossini ha studiato all’Università di Toronto, ricevendo una Laurea Magistrale, un Dottorato in Italianistica, nonché una Licenza in Studi Medievali dal Pontifical Institute  for  Mediaeval  Studies.  È stato direttore dello Humanities Research Group all’Università di Windsor, Ontario, dove è Professore Associato di Italianistica e Capo del Dipartimento di Francese e Lingue Classico-Moderne. Le sue ricerche si sono specialmente concentrate sul discorso teologico di Dante, al quale ha dedicato già tre monografie.

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