Il fantasma di Gheddafi sul summit di Palermo sulla Libia

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di Salvo Barbagallo

 

Se si parla di Mediterraneo e “oltre”, c’è sempre la Sicilia di mezzo, e non certo a “caso”. E da sempre. E non a “caso” (probabilmente) è stata scelta questa Isola come location per ospitare il summit sulla Libia che si apre a Palermo lunedì prossimo (12 novembre) nel tentativo di risolvere gli attuali (e futuri) problemi della vicina Libia. Un summit al quale prenderanno parte i due principali e antagonisti protagonisti delle vicende degli ultimi tempi del territorio conteso e senza pace dalla fine di Gheddafi, Fayez al Sarraj, capo del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (voluto e imposto dall’ONU) e il generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico. Alla Conferenza “siciliana”, fra gli altri, dovrebbero essere presenti il presidente egiziano Al-Sisi, la cancelliera Angela Merkel, il premier russo Medvedev, il segretario di Stato degli USA Mike Pompeo, il premier algerino Ahmed Ouyahia, il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, il rappresentante speciale del segretario delle Nazioni Unite per la Libia Ghassan Salamé, numerosi ministri degli Esteri dell’area euro mediterranea, delegazioni provenienti da tutto il mondo e, ovviamente, i responsabili del Governo italiano. A “sorpresa” potrebbe essere presente Trump, che proprio domenica prossima (11 novembre) si troverà in Europa, a Parigi, dove parteciperà alle celebrazioni per la vittoria nella Prima guerra mondiale, mentre incerta è quella di Putin il quale, in ogni modo, ha augurato al premier Conte, nel corso della sua recente visita a Mosca, “il successo alla conferenza di Palermo per la Libia (…) dove la situazione resta di crisi, ma l’importante è non peggiorarla ulteriormente (…).

Come ha sottolineato su HuffPost Umberto De Giovannangeli, al tavolo della Conferenza a Palermo un posto resterà vuoto: quello di Saif al-Islam Gheddafi, secondogenito del defunto leader libico, il terzo incomodo tra l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, e il primo ministro del governo di Accordo nazionale, Fayez al-Serraj. Sostiene De Giovannanceli: “sarà lui il “convitato di pietra” della due giorni di Palermo, con il quale qualunque road map uscirà dal summit dovrà fare i conti (…), il terzo incomodo tra l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, e il primo ministro del governo di Accordo nazionale, Fayez al-Serraj.(…). In un messaggio diffuso su You Tube il figlio del rais ha incitato i suoi sostenitori a non arrendersi e a non piegarsi all’attuale governance politica della Libia.

Preoccupa il “fantasma” di Muammar Gheddafi, un “fantasma” che si concretizza attraverso la figura del figlio, e che provoca insonnie in molti degli artefici della fine el “colonnello”. Resta, comunque, diffusa la consapevolezza che il summit di Palermo non determinerà la fine del caos libico, ma può rappresentare un “tassello” significativo nel tentativo di riportare la stabilizzazione in un territorio dove le contrapposizioni, alleanze antiche e nuove si rinsaldano e si dissolvono continuamente. Sono tre i punti all’ordine del giorno del summit: la discussione di un nuovo piano per la pacificazione interna e per elezioni dell’anno prossimo, che verrà presentato domani (8 novembre) all’Onu; la messa in sicurezza di Tripoli e il rilancio economico del Paese. Questi tre punti saranno discussi nella “due giorni” siciliana, all’interno di Villa Igiea, hotel a cinque stelle sul lungomare ovest del capoluogo regionale: agenti di polizia, carabinieri e finanzieri hanno già iniziato i controlli preventivi nei luoghi che saranno frequentati dai leader politici internazionali che parteciperanno al vertice.

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