Io complotto, Tu complotti, Egli complotta

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di Marco Di Salvo

Consigli di lettura e riflessione. In questi giorni convulsi mi è ricapitato sotto mano questo libro di qualche anno fa che mi pare contenga ottimi spunti di riflessione come quelli che seguono.

Questo ci porta al nocciolo della mentalità complottista. La forza della convinzione con cui credete a una particolare teoria del complotto deriva non soltanto dai fatti in sé, né, come sostiene Goertzel, semplicemente dal modo in cui ciascuna teoria fa da puntello a tutte le altre. Piuttosto, le vostre sensazioni riguardo a ogni singola teoria del complotto sono determinate in gran parte dalla misura in cui si presta fede a un insieme generale di ipotesi multiuso su come funziona il mondo, per esempio l’idea che qualcuno è sempre impegnato a trarci in inganno, che negli eventi c’è sempre di più di quello che possiamo vedere, che non ci viene mai raccontata la storia per intero – in altre parole, potremmo dire, le nostre sensazioni nascono dal nostro tipo di mentalità complottista.

Visto in questa luce, il complottismo è molto simile a qualsiasi altro tratto della personalità. Se riusciamo a valutare il grado di estroversione di una persona, avremo anche un indizio su come si comporterà nelle diverse situazioni sociali; se riusciamo a valutare il grado di complottismo di una persona, sapremo anche come probabilmente reagirà alle diverse teorie complottiste.
Il fatto di descrivere in questo modo il pensiero complottista, cioè come una predisposizione psicologica, tende a sbalordire come una pura assurdità alcune persone, in particolare quelle che credono alle teorie del complotto. «Qui non è questione di psicologia», potrebbero obiettare. «I fatti parlano da soli». Ed è un’obiezione del tutto comprensibile.

Quando crediamo a qualcosa, la nostra fede non sembra il prodotto di una qualche ineffabile ideologia; ci sembra semplicemente giusta, indipendente dai nostri pallini o preferenze personali. Dire che esistono ragioni psicologiche per credere alle teorie del complotto non significa tuttavia suggerire che tali ragioni siano in qualche modo anomale. Al contrario, è la nostra psicologia a dare forma alla maggior parte delle nostre convinzioni, se non a tutte.
quali valga la pena dare ascolto. Se valutassimo con sufficiente obiettività – o peggio ancora, se accettassimo acriticamente – ogni nuovo fatto di cui veniamo a conoscenza, potremmo restare paralizzati nell’indecisione, pietrificati nello smarrimento di dover mettere costantemente in discussione tutta la nostra visione del mondo

…Il problema è che il pregiudizio di conferma, nella sua forma peggiore, può lasciare in sospeso nella nostra mente delle credenze errate per molto tempo dopo la loro scadenza. In una rassegna bibliografica del 1998, lo psicologo Raymond Nickerson si è espresso duramente riguardo al pregiudizio di conferma. Tra tutte le bizzarrie, le manie e i pregiudizi del nostro modo di pensare, il pregiudizio di conferma potrebbe essere uno dei più perniciosi. Le altre nostre idee preconcette – per esempio unire i puntini, voler vedere un’intenzionalità a tutti i costi e cercare grandi cause per spiegare grandi eventi – potrebbero non rappresentare un grande problema se avessimo l’abitudine di mettere in discussione le nostre intuizioni.

Il pregiudizio di conferma può bloccare sul nascere una nostra reazione istintiva. «C’è da chiedersi se il pregiudizio, di per sé, potrebbe spiegare una porzione significativa di controversie, alterchi e incomprensioni che si verificano tra individui, gruppi e nazioni», concludeva Nickerson. Pensate all’ultima volta in cui avete avuto una divergenza di opinioni con qualcuno. Siete riusciti a fargli cambiare idea? Siete stati voi a cambiare idea? Avete considerato la possibilità che fosse il pregiudizio di conferma a spingervi in due direzioni opposte?
Perché abbiamo così difficoltà a cambiare idea? Non certo perché siamo stupidi. Gli studi non hanno rilevato alcuna correlazione tra l’intelligenza e la suscettibilità al pregiudizio di conferma. Né è perché siamo semplicemente male informati. Potremmo pensare che le maggiori differenze di opinione si rinvengano tra persone che conoscono il minimo indispensabile sull’argomento in questione, mentre, in realtà, sono gli individui in possesso di notevoli competenze scientifiche e politiche che tendono a polarizzarsi maggiormente su temi come la veridicità delle commissioni della morte o dei cambiamenti climatici. Prima viene ciò di cui abbiamo piena convinzione; in seguito troviamo ragioni che giustifichino la nostra opinione.

Il fatto di essere più intelligenti o avere accesso a maggiori informazioni non ci rende necessariamente meno sensibili a credenze errate. A volte, aumenta soltanto la nostra capacità di confutare fatti che metterebbero in difficoltà un giudizio da noi già espresso.
Come osservò ironicamente Benjamin Franklin: “È così conveniente essere una creatura ragionevole, perché ti permette di trovare o di farti una ragione per ogni cosa che hai in mente di fare.”
Rob Brotherton – Menti Sospettose – perchè siamo tutti complottisti – Bollati Boringhieri – 2015

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