Spesometro 2017 – Presentazione entro 6 aprile

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Affrettiamoci per non incorrere in sanzione

di Mirco Arcangeli*

 

Entro il prossimo 6 aprile si dovrà presentare lo “spesometro”  ovvero la Comunicazione dati, per l’anno 2017 relativamente al 3° e 4° trimestre. Entro lo stesso termine sarà possibile regolarizzare la presentazione del 1° semestre 2017.

I dati dovranno essere inviati telematicamente in forma “analitica”.

La comunicazione dei dati “spesometro” deve contenere “almeno” i seguenti elementi:

  • i dati identificativi dei soggetti coinvolti nelle operazioni (codice Paese, partita Iva per i soggetti d’imposta o codice fiscale per coloro che non agiscono nell’esercizio di impresa o professione, denominazione ovvero nome e cognome, sede);
  • la data e il numero della fattura;
  • la base imponibile, l’aliquota applicata e la relativa imposta;
  • la tipologia dell’operazione ai fini Iva nel caso l’imposta non sia indicata in fattura.

Lo strumento è apparso decisamente efficace per il contrasto all’evasione fiscale ed alle truffe, limitando notevolmente l’attività delle cosiddette “cartiere” del fisco, quelle aziende cioè che emettono fatture per recuperare l’iva ma che poi concretamente le cestinano, avendo l’Agenzia delle Entrate tutti i dati incrociati con una tempestistica velocissima.

Ma quanto costa lo spesometro e chi lo paga?

Da uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti sul costo degli adempimenti fiscali, risulta che il 97,6% dei commercialisti intervistati (circa 7000) ha inviato almeno una comunicazione. L’83,8% ha sostenuto costi di adeguamento software e di questo l’85% ha speso fino 500 euro mentre il 12% oltre 500 ed il 3% oltre 1000 euro.

Il 33.7% non ha fatturato l’adempimento a nessun cliente, il 38,9% solo ad alcuni mentre il 27,4 a tutti i clienti. Il tempo utilizzato mediamente per ogni comunicazione è di circa 1,5 ore. Considerando che se uno studio gestisce 100 clienti non a regime agevolato, dovrà inviare 200 comunicazione ad un tempo medio di 1,5 ore significa 300 ore uomo. Praticamente il costo di un mese lavorativo.

Quindi possiamo dire che l’ennesimo contributo alla Stato viene dato dalle imprese e dai commercialisti che in cambio nulla ricevono.

In tutto ciò l’assurdo vero sono le sanzioni. Ma perché queste sanzioni. Perché non consentire le regolarizzazioni al netto delle sanzioni. Non solo siamo tutti sudditi ma pure bastonati.


*DOTT. MIRCO ARCANGELI
Commercialista O.D.C.E.C. Catania n. A509
Revisore Legale N. 1978 G.U.31/BIS 21/4/95
Mediatore Civile e Arbitro Conciliatore
Giornalista Pubblicista

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