+Europa, il labirinto con-vie d’uscita

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di Giovanni Negri

 

Il labirinto di Più Europa è quello con Meno vie di uscita perché è un labirinto di specchi. Aveva fatto tutto per bene, + Europa. Tempi giusti, Media giusti, Immagini giuste, Visibilità ovunque giusta, Soldi (tanti, tantissimi) giusti. Peccato fosse tutto sbagliato.

Legati al Pd con una corda al collo da Monti a Letta a Gentiloni – e non poteva essere altrimenti visto che per un decennio i dirigenti di + Europa ne sono stati ministri, sottosegretari e ceto politico – più gli europeisti con Bonino e Tabacci si guardano allo specchio e più scoprono di avere incarnato una perfetta sintesi degli errori decennali che hanno condotto il Pd alla catastrofe. Persino nella sovrapposizione sociologica ed elettorale le due sigle coincidono: + Europa intercetta voti dove il Pd ancora sopravvive (i quartieri abbienti delle grandi metropoli), scompare dove il Pd è travolto (non vi è area popolare del Paese dove + Europa abbia un significato).

Proprio nella politica economica inflitta all’Italia, tanto dirigista e dogmatica quanto fallimentare e pauperista, sta la chiave di volta della sconfitta. In altre parole: più Della Vedova & co. si proclamavano orgogliosi dei Fiscal Compact che avrebbero entusiasticamente rivotato, più appariva chiaro il bilancio accertato delle gestioni alla Padoan. Il ministro europeista de “il dolore dell’austerità fa del bene e sta dando i suoi primi risultati” ha accumulato 170 miliardi di maggior debito pubblico, mentre più di 1 milione di italiani emigravano in cerca di lavoro, lasciando un Paese così impoverito e disperato da affidarsi con un elettore su tre al Grillismo.

È in questa cornice che Più Europa ha dato vita a una campagna elettorale mediaticamente perfetta e del tutto surreale rispetto all’Italia vera, reale. Perché il messaggio lanciato all’italiano, guardandolo fisso negli occhi anche con una certa alterigia, è stato grosso modo il seguente: Caro italiano, sei colpevole. Anzi sei una merda: perché è colpa tua se abbiamo questo infame debito pubblico che incatena il futuro delle prossime generazioni. E siccome è colpa tua, non di una politica sbagliata ma proprio tua, adesso paghi. Paghi ancora di più di quanto già hai pagato lungo un decennio. Per curarti e incominciare a farti capire quanto sei idiota, noi imporremo la tassa sulla casa. E per educarti meglio ti portiamo anche l’Iva sugli alimentari e i farmaci dal 12 al + 22%. Tutto qui? Macché Caro italiano, sei anche una merda razzista. Non capisci la nobiltà dello Ius Soli, brontoli in modo inelegante per una moschea di più intorno a casa, e per dirla col tenero concetto della leader “non capisci nulla dello splendido e grande giardino di infanzia che è sotto di noi”.

Quindi è andata così. Emma Bonino, tanto imbambolata dai media quanto smarrita dalla realtà, si è autoproclamata Zia d’Italia salvo scoprire di avere solo due nipotini. Un 2% che, va detto, con un simile programma è stato un miracolo finanziario. Solo un’iniezione di milioni di euro, una presenza ossessionante in ogni luogo pubblico (stazioni, bus, metropolitane), in ogni media (gratis e/o a pagamento) e in ogni app, youtube, rete e sottorete poteva garantire a un simile messaggio politico qualcosa di diverso – seppure di poco – dal deserto di consensi nel quale senza quei soldi Più Europa si sarebbe trovata. Sicché adesso il gruppo è lì: non nel deserto, ma nel labirinto. Con quali vie di uscita? Le strade mi pare siano tre.

La prima è fare, in modo trasparente e anzi sfacciato, IL PARTITO DI GEORGE. Personalmente non credo che il diavolo esista, e neanche che Soros sia il diavolo, e neanche che sia diabolico da parte di Soros creare in Gran Bretagna il partito Renew contro la Brexit, operare in Ungheria, finanziare movimenti in Europa, fondare Ong più o meno caritatevoli per gestire questo o quel flusso migratorio. Potrebbe anche avere una valenza scandalosa positiva, quella di urlare ai quattro venti che sì, i milioni della campagna elettorale sono arrivati da lì e che le idee di George sono oneste, buone e giuste. Però bisogna dirlo alto e forte, senza ambiguità. Vantaggi di questa opzione: finalmente sgombrare il campo dalla domanda che continua a porsi anche l’ultimo topo di Transatlantico (ma questi i soldi dove li hanno presi?). Svantaggi: questa opzione comporta una linea politica del tutto identica a quella della campagna elettorale. E Soros non sarà il diavolo, ed errare sarà umano, ma forse perseverare è diabolico.

La seconda strada è un VIAGGIO DEI RE MAGI ovvero compiere l’ultimo, naturale passo a suggello di un coerente decennio sciogliendo il gruppo nel Pd. È quello che il deputato Magi ha proposto candidandosi a segretario del Pd all’indomani delle elezioni, sollevando qualche incomprensibile critica interna. Dopo Bonino ai ministeri Estero, Europa, Commercio con l’Estero e Della Vedova a vari sottosegretariati e l’appoggio ai candidati sindaci Pd di Milano e Roma etc etc – la strada indicata da Magi chiude il cerchio. Sciogliendosi nel Pd, Più Europa potrebbe dirsi protagonista e lievito della rifondazione di quel partito. Il vantaggio sarebbe quello di dare una via d’uscita a un labirinto assai complesso. Lo svantaggio forse quello di scoprire che il Pd non è il bambinello destinato a farsi messia e risorgere, bensì una brutta befana. Talvolta si sbaglia data, e in effetti storicamente (se la memoria non mi tradisce) i Re Magi non arrivano a Natale ma all’Epifania.

La terza strada è la SOLUZIONE SVIZZERA. Chiedere Più Europa nel momento in cui persino la Merkel parla di Rifondazione (cioè non di Più Europa ma di Altra Europa) è un po’ grottesco. Perciò è sensato affidare alle mani di Marco Cappato una sigla che intanto è bene condurre a un dignitoso e condiviso fine vita, cosa che nessuno meglio di Cappato può assicurare. Volente o nolente per Più Europa lui si è battuto ma non si è candidato, riuscendo così a salvarsi e potrebbe dunque gestire il fine vita di nome e simbolo. Spazio per un movimento monotematico e di single issues in Italia come in ogni paese occidentale c’è e Cappato ha dimostrato di saperlo condurre. Attenzione però a considerare questa ipotesi nel “solco della tradizione radicale”. Il Pr fu monotematico per strategia politica non per obiettivi fini a sé stessi: diritti civili come strumento per modernizzare la sinistra, la lotta alla fame come cuneo di dialogo con e nel mondo cattolico, un leader politico a tutto tondo, rivoluzionario liberale, per cambiare l’assetto politico del Paese (e che dunque mai avrebbe compiuto la scelta di satellizzazione del Pd come le Bonino, i Magi e i Cappato hanno purtroppo compiuto in questi anni).

Queste le tre strade che vedo io. Per altre possibili, chiedere a Tabacci. Un uomo di vasta esperienza.

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