E l’ottavo giorno visitò la Terra…

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di Salvo Zappulla

 

Ho letto in passato alcuni racconti di Angela Rizzo e ne sono rimasto a dir poco ammaliato. Angela è una di quelle scrittrici (non sono molte in letteratura) ad avere il dono della visionarietà. Un dono grandissimo che appartiene solo  agli eletti, a coloro che riescono ad andare oltre la razionalità e il vivere quotidiano. I grandi del fantastico e del surreale: Buzzati, Calvino, Borges, Landolfi, Kafka, Bontempelli  per intenderci. E i risultati che la Rizzo raggiunge sono eccellenti. Mi aspettavo che riuscisse a tirare fuori, prima o poi il “capolavoro”. Lo metto tra virgolette per non apparire presuntuoso. Chi sono io, in fondo, per potermi assumere la responsabilità di battezzare con un termine così impegnativo uno delle migliaia di romanzi che transitano giornalmente nelle nostre librerie? Tra l’altro pubblicato con un piccolo editore, forse nemmeno distribuito come si deve e per nulla strombazzato dalla grande stampa che determina le fortune o meno di un autore. Eppure la sensazione di aver letto un grande romanzo non mi abbandona, forte delle mie numerose letture; consapevole che il mio istinto non mi inganna; fiducioso della mia esperienza, frutto di centinaia e centinaia di storie lette, buone, discrete, molto buone ma che difficilmente raggiungono vette così elevate, dove la fantasia si sposa con la scienza in un così armonioso contesto, come in questo romanzo (E l’ottavo giorno visitò la Terra…  Alcheringa editore) di Angela Rizzo. Qui siamo su un altro campo, o su un altro pianeta (per rimanere in tema), siamo nel campo della metaletteratura, dove non ci sono confini a trattenere la fantasia.  La  storia di Dio che scende a visitare la Terra, accompagnato da una stella resa umana e mortale; la storia di Dio che dinnanzi alla perfezione dell’Universo da Lui stesso creata, si rende conto che in quest’angolo c’è qualcosa che non funziona e non la riconosce come Sua creazione…

Di più non voglio anticipare per non rovinare l’attesa a quanti leggeranno il libro. Aggiungo solo che Angela Rizzo ha la capacità di trasmettere, attraverso la sua scrittura, le meraviglie dell’incanto, lo stupore innocente di chi si ritrova a confrontarsi con eventi fantastici, dove entra in gioco anche la psichiatria, la spiritualità, l’onirico. l’enorme contrasto dei sentimenti. È così importante la perfezione? Non è un po’ noiosetta? Non sono forse da preferire, alla perfezione fredda dell’universo, gli esseri umani con tutte le loro piccole miserie? Tutti interrogativi che l’autrice ci pone. Gli esseri umani,  con la loro perenne lotta tra il bene e il male, brulicano di vita, sono in continua evoluzione, inciampano, cadono, si rialzano, consumano freneticamente la loro porzione di vita. La sterile luce di una stella non potrà mai riscaldare quanto un cuore che batte. Un romanzo visionario, solido, raffinato. L’idea è geniale, la trama si snoda perfettamente, i dialoghi avvincenti; la scena finale nella quale Dio rivela tutta la sua potenza è di grande effetto teatrale.

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