Aleggia ovunque il fantasma di Messina Denaro

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di Gianfranco Crisafulli

 

Al carcere duro i vari Riina, Santapaola, continuo ed efficace il contrasto delle Forze dell’Odine e della Magistratura sulla malavita organizzata (e anche su quella di basso profilo, pur sempre pericolosa), c’è sul tappeto da venticinque anni a questa parte la “caccia” a quello che è ritenuto il Capo dei Capi, Messina Denaro. Periodicamente e sempre più spesso si registrano arresti di fiancheggiatori o esponenti appartenenti all’area del ricercato più ricercato d’Italia, ma il “fantasma”, anche se il cerchio sembra stringersi sempre più stretto attorno a lui, svanisce. Viene segnalato ora in un luogo, ora in un altro, c’è chi dice d’averlo visto (o intravisto), eppure mancano pure le immagini più recenti di quest’uomo.

Ora L’Espresso pubblica, nel numero in edicola, una storia in esclusiva: la testimonianza di un malavitoso che ha conosciuto e incontrato Matteo Messina Denaro. Vengono svelati interessanti dettagli concernenti i cambiamenti del volto del latitante, dovuti ad operazioni di plastica effettuate in una clinica in Bulgaria, e la rete di protezione che avrebbe favorito (e probabilmente favorisce ancora) il boss trapanese ricercato da 25 anni. Un racconto al vaglio degli inquirenti, che avrebbe concreti riscontri. Ma c’è da dire che le informazioni fornite dal testimone risalgono a oltre dieci anni addietro, un tempo abbastanza lontano dall’oggi, un tempo nel corso del quale possono essersi verificati cambiamenti tangibili nelle strategie operative nel mondo in cui ha vissuto e vive Matteo Messina Denaro.

Quel che appare rilevante nella testimonianza raccolta dal settimanale L’Espresso è l’indicazione del rapporto Sicilia/Nord, dell’asse Sicilia (qualunque località dell’Isola) e la Toscana, e il rapporto mafia-‘ndrangheta. Non va dimenticato che la Toscana è stata la patria di Licio Gelli e degli intrighi della massoneria occulta che ha operato in campo economico, e non solo. È probabile che non esista nessun riferimento, in questa direzione, con la latitanza di Messina Denaro, così come è probabile che oggi non esista più un asse Sicilia/Toscana. È stato scritto, e indagini della magistratura sarebbero in corso, che il nuovo “asse” strategico della mafia “economica” sia stato stabilito con il vicino Stato di Malta.

Il “fantasma” di Matteo Messina Denaro aleggia ovunque: se ne parla tanto di questo ricercato “no stop” che lo stesso ricercato si è trasformato in una legenda metropolitana. In fondo la “caccia all’uomo”che dura da venticinque anni fa comprendere meglio la stessa testimonianza del malavitoso raccolta dai due giornalisti de L’Espresso, Lirio Abbate e Giovanni Tizian: non si può sfuggire per tanto tempo alle maglie della Giustizia se non ci sono complicità  e coperture di un certo livello. Tenuto conto – sempre che corrisponda a verità – che è precario lo stato di salute di Messina Denaro. Porebbe sorgere pure il dubbio che non sia proprio Matteo Messina Denaro il “Capo dei Capi”, ma qualche altro personaggio, e il “ricercato n° 1” sia solo un “fantasma”. Così come non hanno mostrato i segreti mai svelati di quella mafia che non si riesce a debellare.

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