In tempo di elezioni non si parli di jihadisti sbarcati in Sicilia

Condividi questo articolo?

di Salvo Barbagallo

 

Ha suscitato un po’ di fibrillazione al Viminale la notizia riportata alcuni giorni addietro dal quotidiano inglese “The Guardian” di una cinquantina di foreign fighters jihadisti sbarcati clandestinamente nelle spiagge dell’Agrigentino, tenuto conto che il giornale londinese riportava informazioni dell’Interpol che avrebbe fornito ai competenti organismi italiani la lista con tanto di nomi. Secondo “The Guardian” l’elenco coi nominativi sarebbe stato inviato il 29 novembre al ministero dell’Interno inglese, che lo avrebbe successivamente diramato alle agenzie anti-terrorismo in Europa. Sempre secondo “The Guardian”, alcuni dei foreign fighter jihadisti, sarebbero stati identificati al loro arrivo in Sicilia avvenuto tra luglio e ottobre dell’anno scorso a bordo di piccole imbarcazioni che sono state abbandonate sulla spiaggia. Quattro di loro erano già noti alle agenzie di intelligence europee e uno di questi può aver già superato il confine italo-francese per raggiungere il dipartimento di Gard, nel sud della Francia.

Ovviamente il ministero dell’Interno italiano si è subito affrettato a smentire la notizia. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha infatti dichiarato: “Non trova alcun riscontro l’informazione di 50 combattenti stranieri approdati sulle coste italiane appartenenti all’Isis e pronti a compiere attentati”. C’è da chiedersi quali “riscontri” dovrebbero aversi là dove dall’estate scorsa le “notizie” su sbarchi clandestini (definiti “sbarchi fantasma”) avvenuti nelle spiagge del territorio di Agrigento sono state ampiamente pubblicate sia sui mass media locali che su quelli nazionale, così come sono state pubblicate più volte (anche da “La Voce dell’Isola”) gli “allarmi” dei magistrati Agrigentini, riportati ora anche da “The Guardian”. Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento, ha affermato che “gli inquirenti non possono escludere che, dietro questi viaggi fantasma, possano esserci jihadisti nascosti fra le persone che si recano in Sicilia“; il procuratore Salvatore Vella: “Non sappiamo cosa stessero facendo prima di arrivare qui, non sappiamo davvero chi siano né dove fossero prima di arrivare in Sicilia” ma “certamente ci sono quelli che non vogliono essere identificati. Non vogliono che le loro impronte vengano registrate. Per questa ragione, se sei terrorista, sbarcare ad Agrigento è il modo più sicuro di arrivare in Europa (…)“.

Ovviamente tutto ciò nulla ha a che vedere con il flusso “regolare” di migranti che dalla Libia continua no-stop verso la Sicilia, anche se di ciò si parla poco, ma da ieri è entrato in vigore il nuovo accordo tra Italia e Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) che prevede che i fuggitivi soccorsi in mare dovranno essere trasferiti nei porti più vicini. E quali, se non nei porti “Siciliani”? Frontex, comunque, in base all’accordo, assisterà il nostro Paese “nelle attività di confine” nel controllo dei flussi migratori provenienti da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania. Ma per i foreign fighters jihadisti che privilegiano per i loro “sbarchi fantasmi” la spiaggia di Torre Salsa nell’agrigentino, quale “sistema” di prevenzione viene effettuato? Sbarchi “fantasma” fotografati e le persone sfuggite anche alle forze dell’ordine. Il procuratore Vella ha evidenziato che provengono dalla Tunisia: “Le imbarcazioni in cui viaggiano non hanno nulla a che fare con le barche fatiscenti di migranti che arrivano dalla Libia“. I  tunisini arrivano con barche eccellenti, solide e guidate da esperti che conoscono bene il mare”. Secondo “The Guardian” sono stati oltre tremila i tunisini sbarcati in segreto sulle coste dell’agrigentino da luglio dello scorso anno; di questi, la polizia è riuscito a bloccarne e identificarne solo circa 400.

Papa Bergoglio con Erdogan

Le informazioni fornite dal quotidiano inglese, come detto subito smentite dal Viminale, sono coincise con la visita di Erdogan in Italia: immediatamente è stato varato il piano generale per garantire la sicurezza del premier turco che (accompagnato dalla moglie e da alcuni ministri) ha incontrato in Vaticano Papa Bergoglio per poi effettuare le visite di rito al Quirinale e a Palazzo Ghigi. Per cancellare le inevitabili ombre classificate “terrorismo”, però. sono state adottate misure “antiterrorismo”: schierati a Roma 3.500 uomini e i gruppi NBCR, i gruppi specializzati dei Vigili del fuoco chiamati a intervenire in situazioni eccezionali. Tutto ciò nella massima riservatezza. Anche questo detto: siamo a meno di un mese dalle elezioni nazionali e non c’è ragione di creare (falsi?) allarmismi nella collettività.

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.