Poche parole per un bilancio “labile”

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di Guido Distefano

In questo “occidente”  l’uso narrativo e comprensibile delle “parole” è per lo più improduttivo. Genericamente crediamo che siano ostative le tendenze neo-culturali imperanti e tendenti al pensiero unico universale.

Ci sembra proprio che la “spinta” verso il pensiero unico, che già ripetutamente nel passato ha funestato il globo, pratica e diffonde un nuovo credo: “solo le parole del “regime” universale e dei coriferi del mainstream sono importanti, tutto il resto sono chiacchiere”. Già, chiacchiere  vuote  “a priori”, tendenti per a uno o più “ismi” meritevoli di scomunica e persecuzione anche fisica.

Quando in tutto l’arrogante occidente che subiamo le tribù alternavano ancora le spelonche alle capanne e alle tende, nelle isole maggiori del Mediterraneo si “costruiva” con le pietre, si praticavano  l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. I nostri avi poi fabbricarono anche la terracotta, quando ancora i “presunti” inventori non erano.

I nostri avi aprirono la porta da cui entrò la “cultura” che invase tutto l’ingrato occidente, sempre incline agli usi bellici e predatori di ogni conoscenza.

Siamo stati ripetutamente “invasi”. In linea di massima  i vari invasori hanno preso molto di più di quanto hanno dato. Solo pochi si sono “integrati” e hanno costruito ma male gliene incorse: scomuniche, crociate, inquisizioni e cancellazione della verità sono i frutti che hanno raccolto: tutto è sempre stato lecito-giusto-santo per gli adoratori del pensiero unico in ogni epoca.

Crediamo che qualcuno abbia voluto trasmettere su pietra un inquietante verità, la cui decifrazione stiamo cercando di perfezionare e datare: “la lucerna della verità mai è “a fuoco” in tribunale”.

Tutto ciò premesso liquidiamo con poche parole le rituali pubblicazioni sui siti istituzionali fino a oggi considerati e cioè il dito del “Dipartimento del bilancio e del tesoro – Ragioneria generale della Regione” e la Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana ovvero GURS – Parte I n. 9 del 23,02.2018 e i finora rituali e immancabili Supplementi Ordinari n. 1 (n. 12 d’0rdine) e n. 2 (n. 13 d’ordine).

Spiccano o tengono banco, quali presunti miliardari nei residui passivi (ci sembra),  il DDG n. 203 e il DDG n. 204 del 21.02.2018, pubblicati  il 23.02.2018 accompagnati dalle loro chilometriche tabelle di pagine  267 quella per il primo e pagine  115 e pagine 123 per il secondo.

Tanto per continuità non mancano le “fluttuazioni” di centinaia di milioni di Euro oltre alle fluttuazioni minori. Ovviamente “continuità” impone anche la presenza dei decreti (a nostro avviso) carenti nella citazione delle fonti normative o con sviste in conclusione o nel “link” di presentazione.

Non entriamo nel merito della GURS e dei suoi supplementi ordinari, soprattutto per le eventuali priorità.

Tanto siamo ormai propensi a credere  che a pochi interessano le sorti del pubblico denaro essendo  (forse) purtroppo  “radicato”  il convincimento che non ha nessuna importanza il denaro, in particolare,  quando trattasi del frutto dei sacrifici dei normal-cittadini-contribuenti.

E lo sconforto  ci porta  a sospirare con  l’imperatore  Tito Flavio Cesare Vespasiano Augusto “diem perdidii”. Meriterebbe maggiore considerazione  e imitazione Tito, definito dallo storico Gaio Svetonio  Tranquillo “amore e delizia del genere umano”.

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