La rivoluzione elettorale (non?) silenziosa ma ignorata

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di Salvo Barbagallo

 

Due cittadini comuni, passeggiando sul marciapiede di una strada qualunque, di questo Paese qualunque:

“… Ma Tu per chi voti?”, –

“Scusa, perché si vota?”

“Non fare lo scemo: certo che si vota, fra poco meno di due settimane…”.

“Si vota? E dove e per cosa?…”.

“Ma dove vivi! Ci sono le elezioni per rinnovare Parlamento e Governo d’Italia!”.

“Beh, non me ne ero accorto: da quello che ho visto alla televisione non è che si capisca bene che ci sono le elezioni. Chi me lo doveva far capire che si vota? E poi, non ci sono neanche manifesti appiccicati ai muri. E poi, non ho visto comizi nelle piazze…”.

“Forse non hai tutti i torti dal momento che giornali e televisioni più che chiarirti le idee, le fanno confondere. Comunque sia, il 4 marzo si vota, ora sai anche la data e non Ti puoi sottrarre ai Tuoi doveri di cittadino: devi andare a votare!”.

“E chi dovrei votare? Non è che sia chiaro chi si presenta e chi lo ha presentato, e non è che sia stato spiegato come si vota con questa cosiddetta nuova legge elettorale. E’ tutto un gran casino: caro mio, non so proprio come può andare a finire…”.

“Come vada a finire è un’altra storia…”.

Questo spezzone di dialogo non è frutto di fantasia, ma è stato ascoltato (involontariamente) e riportato nel modo più aderente. Come Fabio Martino alcuni giorni addietro sul quotidiano La Stampa ha annotato c’è una realtà della quale bisogna prendere atto: I manifesti, quei fantasiosi e variopinti pezzi di carta che per 72 anni hanno accompagnato tutte le campagne elettorali, sono scomparsi. Un’immagine che restituisce bene il tono della propaganda di questi giorni, è quella dei tradizionali tabelloni lungo i marciapiedi. Disadorni. Vuoti. Per la prima volta dal 1946 sono spariti i manifesti con faccioni e slogan ammiccanti, che per decenni hanno accompagnato la propaganda di partiti e candidati. Magari torneranno nel rush finale ma per ora l’addio ai manifesti è l’aspetto più immediatamente tangibile di una propaganda elettorale che sta segnalando anche altre novità, che si manifestano attraverso trucchi e messaggi «nascosti» sempre cangianti.

Una campagna elettorale importante per il momento che l’Italia attraversa, con una “propaganda” che si manifesta attraverso trucchi e messaggi «nascosti» sempre cangianti. Con tanto vociare di leader e contro leader dagli schermi televisivi, alla fine risulta una “rivoluzione” silenziosa, dove, a conti fatti, la partecipazione dei cittadini, delle collettività vengono escluse. Probabilmente sarà la vittoria consacrata delle segreterie politiche, quelle che raccolgono i “militanti” di uno schieramento o dell’altro contrapposti. Ma il cittadino è escluso, anche se è chiamato ad esprimere la sua “volontà”. Una “volontà” circoscritta nell’ambito di ciò che a monte è stato deciso e – senza mezzi termini  – imposto. La confusione che imperversa (forse) è stata voluta, progettata e programmata? E’ un interrogativo al quale è difficile dare una risposta, così come è difficile dare credito ai sondaggi, alle analisi che riportano le “quotazioni” (in termini di percentuale) dell’ultima ora delle coalizioni in campo. Coalizioni così complesse nelle loro articolazione da determinare ulteriore confusione. Coalizioni “arroganti” nel loro procedere che non tengono in alcun conto neanche la crescita (possibile) dell’astensionismo.

Tanto basta, a poche settimane dal voto. C’è solo da chiedersi: a chi giova tutto ciò? La risposta si potrà vedere a risultati elettorali conseguiti.

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