I paradossi: dalla Sicilia alla Catalogna, alla Svezia che si prepara alla guerra

La Svezia si prepara alla guerra
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di Aldo Coppola

 

Non sta a noi “giudicare” se sia un fatto positivo o meno l’indifferenza che generalmente mostra il cosiddetto cittadino comune verso i fatti della politica, si può prendere atto che la condizione complessiva è quella che tutti hanno sotto gli occhi, e pertanto (almeno fino a quando sarà possibile) la libertà di esprimere la propria opinione nessuno la può eliminare.

Il presidente Sergio Mattarella a Librino
Il presidente Sergio Mattarella a Librino

E di “opinioni” sulla recente visita del Presidente della Repubblica a Catania se ne sono sentite tante, ma più che altro sono stati tanti gli interrogativi che sono scaturiti da questa trasferta etnea del Capo dello Stato. Molti, infatti, esprimendo perplessità, si sono chiesti quale significato abbia potuto avere la “partecipazione” di Sergio Mattarella all’inaugurazione della targa dedicata al defunto Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che ha dato il nome ad una strada nel quartiere di Librino, quando (fra l’altro) la maggior parte degli abitanti del quartiere non conosce (o ha dimenticato) l’illustre personaggio. E non tanto solo questo “dettaglio” è stato sottolineato, soprattutto è stata fatta rilevare  l’avvertita assenza dei residenti del quartiere e, ancora, il silenzio prolungato dello stesso Mattarella nel corso della manifestazione. Quello che dagli “addetti ai lavori” è stato considerato un “evento”, dove è mancata pure la “presenza” della città, alla fine è risultato un paradosso.

Carles Puigdemont a Bruxelles
Carles Puigdemont a Bruxelles

Ed anche se (apparentemente) non c’è nessun parallelismo con quanto è accaduto (e accade) in Sicilia, facciamo riferimento alle attuali condizioni che sta vivendo la Catalogna, sulla quale regione (Stato?) è caduto un (quasi) silenzio che dovrebbe far riflettere i (cosiddetti) cittadini europei. Un Presidente deposto d’autorità, regolarmente (ri)eletto nel corso di regolare consultazione elettorale, si vede costretto a rimanere in esilio, in Belgio, poiché se tentasse di ritornare in patria verrebbe immediatamente tratto in arresto, così come già avvenuto per ministri e leader politici del precedente governo Catalano. La legge spagnola parla chiaro e non ammette deroghe. Il discorso sulle libertà represse abita altrove. Come informa l’agenzia ANSA (sui giornali, se c’è, la notizia sfugge…) Carles Puigdemont, candidato alla rielezione, ha comunicato di ritenere che “è possibile governare da Bruxelles”, mentre “dal carcere sicuramente non potrei farlo”. Il fronte indipendentista che ha la maggioranza assoluta nel Parlament preme perché sia investito nuovo presidente a fine mese per via telematica senza rientrare in Spagna, dove rischia l’arresto immediato.

Da un capo all’altro d’Europa si va avanti per “paradossi” (osservazione superficiale, molto superficiale, sic!), ma cosa dire, allora della Svezia che si prepara alla guerra? La Svezia ha, infatti, annunciato che nel corso di quest’anno distribuirà a 4,7 milioni di famiglie svedesi degli opuscoli contenenti istruzioni su cosa fare in caso di guerra. Gli opuscoli, che secondo il quotidiano locale Aftonbladet verranno consegnati tra maggio e giugno, spiegheranno come prendere parte alla “difesa totale” in caso di conflitto e come garantirsi continuo accesso ad acqua, cibo e riscaldamento. La decisione di stamparli e distribuirli, ha detto il governo svedese, è stata presa a causa delle crescenti minacce alla sicurezza nazionale emerse negli ultimi anni, soprattutto alla sempre maggiore aggressività della Russia fuori dai suoi confini… Un altro paradosso?

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