Libia e migranti, tutto “volutamente” sottovalutato?

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di Salvo Barbagallo

 

Fuori dai “Primo Piano” dei mass media tanti argomenti che, seguendo gli eventi, hanno tenuto in apprensione l’Italia, così come altri Paesi d’Europa. Il terrorismo jihadista, innanzitutto: si ha l’impressione che sia stato definitivamente sconfitto, se si dovesse considerare come, all’improvviso, sia scomparso sui giornali. In realtà tutto ciò che si verifica a Sud dell’Europa, al di là delle sponde del Mediterraneo pare privo d’interesse, almeno per il momento che si vive. Certo, è vero che l’Italia “spedisce” nel Niger un cospicuo contingente militare con la causale della “lotta” al terrorismo e per “bloccare” il flusso (più che limitato) dei migranti che da quel territorio si spingono sino in Sicilia per poi raggiungere (?) altre mete europee. Certo è anche vero che il livello d’attenzione delle forze di sicurezza (non solo nazionali) è mantenuto sufficientemente alto per prevenire possibili “attacchi”. È altrettanto vero, però, che tutto sembra ammantato dalla nebbia di una indifferenza generale che, volente o nolente, non ha spiegazione o giustificazione.

Accade, pertanto, che il flusso dei migranti dalla Libia continua inesorabilmente, nonostante che le statistiche indichino una forte diminuzione rispetto all’anno appena trascorso., ma resta il fatto che il flusso continua, soprattutto quello non controllato o controllabile, cioè quello che si può definire, a tutti gli effetti, “clandestino”. Anche il ministro Minniti ha lanciato in più circostanze l’allarme e anche questi allarme autorevole è finito quasi inascoltato.

La Libia, poi. La Libia, un Paese con un Governo internazionalmente “imposto” – quello di Fayez al Sarraj –  che sfugge completamente all’attenzione, soprattutto all’attenzione “italiana”, nonostante che sia proprio l’Italia che “principalmente” lo tiene in vita con aiuti d’ogni genere, ovviamente anche militari. Quando accaduto recentemente a Tripoli, con l’ennesimo scontro armato che ha provocato numerose vittime, dovrebbe far riflettere, provocare quantomeno un’analisi adeguata alla situazione, anziché passare dalle cronache quotidiane quasi inosservato.

Dobbiamo pur sempre affidarci alla sintesi di Gianandrea Gaiani su “Analisi Difesa” per “ricomporre” il mosaico i cui pezzi si disperdono con una frequenza impressionante: L’ennesima battaglia combattuta lunedì all’aeroporto Mitiga di Tripoli tra milizie contrapposte conferma la fragilità del governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj, sostenuto da Roma e riconosciuto dalla comunità internazionale. Un esecutivo che controlla solo parte della Tripolitania, osteggiato dal generale Khalifa Haftar, che alterna proclami improntati al dialogo alla minaccia di conquistare la capitale libica con le armi, ma anche dalle milizie islamiste legate all’ex premier della Tripolitania e leader del fronte “Alba della Libia”, Khalfa Ghwell. Gli scontri hanno visto protagoniste le milizie della Forza di Deterrenza Rada, di fatto una unità di polizia che dipende dal ministero degli Interni del governo di al-Sarraj, e la milizia islamista basata a Tajura nota come Brigata 33, guidata dal misuratino Bashir al-Bugra, vicina ai Fratelli Musulmani e a Ghwell. La battaglia, che ha provocato almeno 20 morti e una cinquantina di feriti, si è combattuta intorno all’aeroporto di Mitiga sulle cui piste sono rimasti danneggiati 4 velivoli di linea e si presta a diverse interpretazioni (…).

Sono “cronache” che non ci riguardano? Tante cose possono “non” riguardarci e  queste che ci toccano da vicino è comprensibile che cadano nell’indifferenza collettiva/complessiva: Un interrogativo, comunque, scaturisce spontaneo: questa problematica è “volutamente” sottovalutata?

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