La disgregazione

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di Luigi Asero

 

Disgregazióne s. f. [dal lat. tardo disgregatio –onis]. – 1. a. Il disgregarsi, l’essere disgregato; in geologia, dfisica delle rocce, sgretolamento e frantumazione delle rocce per azione degli agenti atmosferici (radiazione solare, gelo e disgelo, venti, ecc.). b. fig. Perdita di coesione, di compattezza; frantumazione: la ddi una famigliadi una societàdpoliticadmorale. In psicopatologia, dpsichica, dissoluzione più o meno completa dei legami che coordinano le diverse funzioni psichiche. 2. In chimica, operazione che mira a rendere solubili sostanze altrimenti insolubili anche negli acidi o negli alcali concentrati, per renderne possibile l’analisi, o ad altro scopo; si pratica di solito per fusione (con carbonato sodico o potassico, con bisolfato sodico, ecc.), in qualche caso per attacco con acido fluoridrico (in tal caso i silicati si decompongono liberando la silice sotto forma di acido fluosilicico e lasciando gli ossidi metallici sotto forma di fluoruri solubili).

Per iniziare questo articolo abbiamo preferito fornire l’esatta descrizione del termine così come potrà trovarla ogni lettore consultando il vocabolario (parola sconosciuta in questi tempi) Treccani che trova facilmente online.

Perché parliamo di “disgregazione”? Perché la disgregazione è quel fenomeno capace di sgretolare la roccia. Non intendiamo adesso parlare di fenomeni geologici, dei quali non abbiamo le necessarie competenze, quanto piuttosto usare il termine come metafora dei tempi che viviamo. La disgregazione di un sistema, qualsiasi esso sia, da un’unione di Stati, a un singolo Stato per arrivare in giù fino a una piccola associazione, avviene per effetto di molteplici fattori. Mentre in geologia però i fattori sono spesso naturali (azione degli agenti atmosferici principalmente) nelle aggregazioni umane (un popolo, una nazione, un gruppo) i fattori che possono determinarli sono sempre umani (esogeni o endogeni). Tranne pochi -rarissimi- casi, però, gli stessi fattori endogeni (interni cioè alla comunità che si va a disgregare) sono in qualche maniera condizionati da fattori esterni (o esogeni). Per motivi di varia natura quali interessi contrastanti, desiderio di prevaricazione, momentanea coesione di differenti individualismi ed egoismi.

Quello che vive il nostro Paese e la nostra Isola è un momento di grave attacco tendente alla disgregazione. Un attacco portato su vari livelli ma probabilmente coordinato da raffinatissime menti che cercano di distruggere ciò che di buono esiste al fine di stabilire, tramite un’oligarchia finanziaria, il dominio su ciò che non si è riusciti a dominare in altra maniera. Detta così sembra una discussione di tipo “complottista”.  Ma se è vero che dietro diversi partiti e movimenti politici si muovono schiere di manipolatori del web, pronti a sostenere astruse teorie o piuttosto a contrastarle in qualsiasi maniera, è altrettanto vero che lo stesso fenomeno (con un po’ di attenzione) è possibile osservarlo per parecchi altri “centri d’interesse”.

Ora sappiamo che schiere di manipolatori (apparentemente stupidotti da tastiera, ma troppo ben coordinati per credere che tutti siano realmente stupidi) hanno un costo, anche piuttosto elevato. Eppure, appunto, queste manovre si notano nella costruzione ad hoc di attacchi verso le religioni, nel tentativo di inculcare veri e propri stili di vita, nelle continue manovre per spostare in blocco movimenti d’opinione. Certo, detto così, appare generico. Ma provate un po’ a far la prova. Iniziate delle ricerche, poi interrompetele. Vedrete che per giorni sarete “mediaticamente bombardati” da notizie simili. Certo, questa è la “potenza” di marketing dei motori di ricerca. Ma anche sugli stili di vita oltre che sui prodotti commerciali?

Torniamo alla disgregazione. Quest’azione sinergica è stata portata avanti per decenni ed è andata formando tanti movimenti diversi, quali -solo a titolo di esempio- quello femminista o vegan o vegetariani o amanti del bricolage (giusto per esagerare). Movimenti che creano non un “interesse” (legittimo per carità) ma una sorta di “fede” in quel nuovo “credo”. Una “mission” vera e propria che  non da più spazio ad altri interessi in molte delle persone che vi si inseriscono. Allontanandole così dalla vita reale che è fatta anche di altri argomenti. Così il popolo si è allontanato (oltre che per lo schifo) dalla politica, dalla gestione della cosa pubblica, dal desiderio di informazione. Così nessuno sa cosa fare il prossimo 4 marzo. Così, lor signori, già accasaccati in tutti i colori, hanno già vinto. Senza nemmeno veramente concorrere. Con i semplici effetti della disgregazione.

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