In sordina i “Dialoghi” romani sul Mediterraneo

Condividi questo articolo?

di Salvo Barbagallo

 

Sarà una impressione nostra (che i fatti non sembrano smentire), ma riteniamo che il “rituale” e annuale appuntamento romano del “Med Dialogues” appena conclusosi nella Capitale italiana, in questo 2017 sia passato “quasi” inosservato, quasi “ignorato” dai mass media, di certo nell’assoluta indifferenza della collettività nazionale e, probabilmente, anche internazionale. Se, infatti, è internet il metro principale della divulgazione di massima, si può notare che pochi son i “richiami” a quello che doveva considerarsi un “evento”, che noi sin da quando è stato avviato l’iter tre anni addietro abbiamo considerato soltanto  un tranquillo “week end salottiero e vacanziero per i partecipanti”.

Il summit si è concluso ieri (2 dicembre), e di ciò che è accaduto alla sua apertura ne ha dato un resoconto puntiglioso Vanessa Tomassini su Notizie Geopolitiche: Si è aperta ieri la terza edizione del Forum Rome Med 2017 – Mediterranean Dialogues, promosso dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). La conferenza si è aperta alle 14.00 con i discorsi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto il suo ingresso in sala con il presidente del Libano, Michel Aoun. Tantissimi leader ed esponenti di governo ed istituzioni hanno assistito ai discorsi di apertura e ai diversi panel su sicurezza, migrazione, cultura e società. Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Libia, Iran e Cina hanno fatto da protagonisti sul palco, insieme a giornalisti della stampa italiana e rappresentanti di imprese come Eni e Leonardo. Saranno oltre 800 i leader che parteciperanno a questa terza edizione dei “dialoghi sul Mediterraneo”, in sala anche i ministri degli Esteri egiziano, Sameh Hassan Shoukry; il saudita Adel al-Jubeir; il vice premier e ministro degli Esteri qatarino, Mohammed bin Abdulrahman Jassim al-Thani; quello iraniano, Mohammed Javad Zarif; della Tunisia, Khemaies Jhinaoui e, tra le prime file ad ascoltare attento anche l’Alto rappresentante delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamè. Ed è proprio la Libia uno dei Paesi ad essere sotto i riflettori in questa tre giorni che si concluderà sabato, 2 dicembre. “L’Italia ha fatto molto per la Libia, ha offerto aiuto logistico e un grande supporto, ora ci auspichiamo azioni positive anche da altri partner europei”, ha affermato il vice presidente del Governo di Accordo Nazionale libico, Ahmed Omar Maiteeq, il quale ha avuto anche modo di scherzare dei rapporti “competitivi” tra Francia e Italia. “Anche la Francia ha diritto di avere i suoi rapporti con la Libia, non so come la vedete voi. Così come l’Italia, anche la Francia è presente in Libia con aziende ed imprese come la Total”, ha detto il vice presidente di Tripoli durante il suo intervento, il quale proseguendo ha affrontato il tema dell’immigrazione: “non possiamo stare a guardare quando c’è una crisi umanitaria di queste dimensioni (…).

Presenti tanti illustri personaggi di spicco, dunque, a questa “conferenza” che si è ripetuta per la terza volta, con (ri)appuntamento al prossimo anno, ma ci chiediamo quale sia il concreto “succo” di questo dispendioso incontro, e quale risvolto veramente positivo ne avranno i Paesi del Mediterraneo? Nel comunicato stampa d’apertura del summit emanato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, si leggeva: Tra i temi chiave della tre giorni di dibattito – in un’ottica di costruzione di un’agenda positiva che torni a ridare centralità alla regione in uno scenario internazionale in continuo mutamento – spiccano i nuovi equilibri nell’area, le strategie di sicurezza comune, la lotta al terrorismo dopo la presa di Raqqa e Mosul, le nuove strategie per la gestione dei flussi migratori, l’energia, il commercio internazionale nell’area. Un focus particolare sarà dedicato ad alcuni paesi chiave della regione come Arabia Saudita, Iran, Qatar, Egitto, Iraq e Libia e alla visione che dell’area hanno grandi potenze come Russia, Stati Uniti, Cina e India… Se ricordiamo bene, stesse tematiche che vennero avviate tre anni addietro: ma, allora, nei 36 mesi trascorsi cosa è stato fatto? Sarebbe utile avere un riscontro con una relazione “conclusiva”, almeno per potere affermare (in piena coscienza) che non si perde tempo e “qualcosa” di fattivo viene portato avanti…

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.