L’esempio della Corsica non vale per la Sicilia

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di Salvo Barbagallo

 

In Corsica. 48 ore addietro (10 dicembre) le elezioni regionali hanno dato un risultato eclatante, un risultato che se anche annunciato non si prevedeva nella dimensione conclusiva: la coalizione nazionalista ha raggiunto la maggioranza assoluta, quasi il 57 per cento, per l’esattezza il 56, 9 per cento. Un risultato che ha scosso la Francia di Macron, ma che non dovrebbe provocare scissioni dalla madre patria. Gli indipendentisti corsi hanno vinto, ma i loro leader Gilles Simeoni e Guy Talamoni non mostrano alcun interesse a staccarsi dalla Francia: il loro obbiettivo è avere una maggiore “autonomia”, Fra le rivendicazione della coalizione “Pé a Corsica” sono: amnistia per i cosiddetti “prigionieri politici”, lingua corsa con pari diritti del francese e varo dello status di residente corso. E ciò nonostante che dallo scrutinio sia scaturita una nuova collettività territoriale unica: infatti dal primo gennaio del 2018 ci sarà una riorganizzazione territoriale della Corsica, la nuova “Assemblea della Collettività” – che sarà formata da 63 rappresentanti – sostituirà i due dipartimenti in cui è stata finora divisa l’isola e la collettività territoriale eletta nel 2015. Gilles Simeoni diventerà il primo presidente di questa nuova Collettività. Questo è quanto accade nella vicina isola.

In Italia. Se nel caos gestionale governativo del Paese le spinte automistiche/secessionistiche  avessero “vera” valenza significativa, in questo momento una “qualche” svolta d’urto si potrebbe verificare. Fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista) anche a questo livello fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista), non si riscontrano elementi che possano portare a una concreta rottura dell’unità del Paese. L’indifferenza verso chi governa “politicamente” da tempo avviluppa gli Italiani che, altrettanto indifferenti, osservano lo svolgersi degli eventi che determinano il loro destino. Prova di questo stato di cose è il crescente abbandono delle urne. D’altra parte – e di certo non è una giustificazione all’apatia complessiva – lo scenario che si presenta alla collettività nazionale non spinge a reagire, nella convinzione che poco o nulla potrebbe cambiare: una miriadi di gruppi “politici” a Sinistra, la Destra, anche se meno sfilacciata, non presenta posizioni di grande affidabilità.  Questa situazione a pochi mesi dal ritorno alle urne per eleggere (si fa per dire) il nuovo governo nazionale.

In Sicilia. In Sicilia quanto accaduto in Corsica poche ore addietro probabilmente non è noto, anche perché i mass media hanno ignorato (o quasi) la “svolta” che in quella regione è avvenuta. Dunque, la Corsica, a conti fatti, non costituisce “un esempio”, né un “modello” da adottare. I leader Corsi nazionalisti/indipendentisti/autonomisti fanno già pesare il risultato elettorale. Gilles Simeoni ha dichiarato che Parigi avrà oggi una misura di ciò che sta accadendo in Corsica, e consapevole dello stato delle cose il ministro dell’Interno del governo Macron, Gérard Collomb, ha voluto assicurare ai nuovi eletti la disponibilità del governo, in uno spirito di ascolto, dialogo e rispetto reciproco, mentre lo stesso Macron si è affrettato a confermare la disponibilità al dialogo. In Sicilia oltre 70 anni di Autonomia, nata dalla spinta indipendentista quale compromesso Stato/Regione, non ha mai portato a un “vero” e “autentico” dialogo: i leader dei vari parti al governo nazionale hanno preferito avvalersi dei loro proconsoli locali che hanno (mal)governato l’Isola, ignorando volutamente le norme dello Statuto Speciale “concesso”. Da poco più di un mese la Sicilia ha un nuovo Governo, frutto di una coalizione appiccicaticcia, frutto di una bassa percentuale di votanti: troppo presto per dire quale prospettiva si può aprire per la collettività isolana. Bisognerebbe vincere l’indifferenza e l’apatia di quanti (in maggioranza) non si sono recati alle urne, e ricordare contemporaneamente a chi ha esultato per la vittoria elettorale che si è trattato (che piaccia, o no) di una “vittoria limitata” e circoscritta. E ciò dovrebbe far riflettere…

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