Catalogna: sull’orlo di uno scontro frontale

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di Salvo Barbagallo

 

In un momento “temporale” in cui i poteri dominanti mondiali vogliono annullare qualsiasi tipo di identità nazionale in nome di presunte integrazioni “globali”, suona pericolosa la forte richiesta d’indipendenza della Catalogna. Ecco perché, sicuramente in forma fin troppo “semplicistica”, il Governo di Madrid sta cercando, fino ad ora in termini “costituzionali”, di imporre la propria volontà su una collettività che ha storia e cultura ben definita, che reclama la sua autodeterminazione. Ed ecco perché (sempre sicuramente in forma fin troppo “semplicistica”) l’Unione Europea si schiera apertamente al fianco di Madrid, ignorando volutamente le reali “ragioni” che stanno spingendo i Catalani ad affrontare uno scontro impari. A parole tutti sono contro tutte le dittature, ma quando le democrazie usano sistemi dittatoriali nessuno si scandalizza più di tanto. E quanto sta accadendo in queste ore in Catalogna (basta rifletterci poco poco) può già considerarsi i prodromo di una dittatura che potrà sconvolgere i delicati assetti di un Paese o di un Continente.

Basta rifletterci poco poco e si comprende perché Madrid sta usando la maniera forte per cercare di frenare questa spinta Indipendentista della Catalogna: dà per scontato l’appoggio esterno a questa azione che rischia di portare a conseguenze imprevedibili, con costi non preventivabili, allo stato attuale. Il pugno di ferro già da ieri, con migliaia e migliaia di agenti della Guardia Civil su Barcellona, con la chiusura forzata di oltre mille seggi elettorali, con la chiusura del Centro delle Telecomunicazioni (Ctti) del Governo Catalano, dopo che un giudice aveva ordinato il blocco del sistema di raccolta dati sul referendum, e con la chiusura  dello spazio aereo su Barcellona a voli privati e elicotteri fino a domani. Misure repressive che hanno accresciuto la tensione sull’intero territorio Catalano.

Madrid tira avanti e con la chiusura del Centro delle Telecomunicazioni (Ctti) del Governo Catalano, dopo che un giudice aveva ordinato il blocco del sistema di raccolta dati sul referendum, ritiene già che il referendum catalano è  stato “annullato” dallo stato di diritto con il blocco del sistema che doveva essere utilizzato per il conteggio dei voti e per il voto elettronico: è quanto ha annunciato il portavoce del governo spagnolo, Inigo Méndez de Vigo. Dall’altra parte Il portavoce del Governo Catalano, il ministro alla presidenza Jordi Turull, ha detto che il blitz della Guardia Civil “non ferma la logistica” del referendum, ma la Giustizia spagnola ha ordinato alla Polizia catalana e spagnola di chiudere i centri per impedire il voto: la polizia ha effettuato sopralluoghi ponendo sigilli in 1300 collegi, sui 2315 previsti, trovandone occupati 163 da studenti e genitori. A difesa dei seggi elettorali, 400 trattori ieri, hanno invaso le vie di Barcellona, città sempre a un passo dalla rivolta. Inoltre la Guardia Civil ha imposto la chiusura di oltre 140 siti e applicazioni web.

Questa la situazione ieri, 30 settembre, vigilia della giornata di oggi nella quale i Catalani dovrebbero esprimere la loro volontà sull’Indipendenza della loro Terra con il diritto di voto: è uno scenario “prebellico” quello che si presenta stamani a quanti hanno intenzione di non tenere in alcun conto le misure restrittive imposte dal Governo di Madrid. Centinaia di persone hanno trascorso la notte in scuole e centri civici della Catalogna indicati come `seggi´ per le votazioni del Referendum.

In aggiornamento

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