Basta con le crociate e le persecuzioni contro le genti europee non massificate

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di Guido Di Stefano

Quando si parla di crociate il pensiero corre alle aggressioni occidentali nel medio oriente; e quando di parla di persecuzioni tornano in mente le retoriche sulle persecuzioni (da rivisitare!) dell’impero romano contro i cristiani: a ogni modo ben poca cosa al confronto delle tragedie “sottaciute” che hanno devastato “in primis” l’Europa occidentale neolatina e, come effetti collaterali,  il resto dell’Europa (variamente demonizzato) e il mondo intero.

A leggere bene e criticamente tutti i testi (anche se monchi) “ufficialmente” pervenuti si scopre una grande verità: le commistioni di religione e politica, le connivenze di poteri “materiali” e poteri “spirituali”  hanno inondato il pianeta con lacrime e sangue. Abbiamo già accennato ai danni di detto funesto mix ma riteniamo doveroso illustrarne ancora i perversi effetti in “quasi” tutti i secoli dell’era volgare.

Ci hanno assillati con i racconti delle persecuzione nei primi secoli dell’era volgare (linguaggio politicamente corretto!) o per meglio intenderci “dopo Cristo”. Non siamo a conoscenza circa i “dovuti” studi e approfondimenti su un comportamento per molti versi “anomalo” dei  tolleranti (per i culti non “ribelli” al potere temporale) governanti (o imperatori) romani.  Quali interessi e “alleanze” occulte si sono voluti nascondere  allora e/o nei secoli a seguire fino ai nostri giorni? Non crediamo proprio che i vertici dell’impero fossero “viziati” da manifesta insensatezza sì da perdersi nel delirio della divina onnipotenza.

Insomma, quando nel civilissimo occidente  iniziò il nuovo ciclo dei connubi tra religione e politica? Quando i poteri terreni e quelli celesti hanno cominciato a sintonizzarsi per applicare all’unisono  il costante assioma di “comodo” per cui  “il mondo vuole essere ingannato e quindi che sia ingannato”?

Prima di Costantino? Con Costantino detto il grande? A Roma o a Bisanzio? A occidente o a oriente? A  centro, a nord o a sud? Si tenga presente a ogni buon conto che qualsiasi istituzione, per quanto santa-giusta-perfetta, può allevare nel suo grembo aspidi o se preferite demoni:  esplodono la tragedie quando analoghi maligni infettano le istituzioni che dovrebbero frenarsi a vicenda.

Curiosiamo un poco nell’occidente neo-latino.

Una certa “convergenza” di interessi (sacri e profani) è riscontrabile con la dinastia merovingia, casata dalle origini misteriose o quasi mistiche. Ma, come in tutti gli affari, l’idillio scemò e quelli che sapevano scrivere li tramandò come “fannulloni”, anche se non comprendiamo in virtù di quali miracoli l’ultimo regnante Merovingio, re fannullone anch’egli,  fu proclamato santo. Forse avrà influito su tutto il “pensiero” (dettato seppure antico) sui diritti per discendenza divina

Ed emersero i Carolingi, grandi combattenti senz’altro. Altro idillio che sbocciò e appassì. Sembrerebbe infatti che Carlo Magno, l’imperatore del sacro romano impero d’occidente,  si ribellò “con garbo” al giogo sacro e rischiò la vita per una congiura domestica, organizzata da qualche anima pia e devota (!): si racconta che gli salvò la vita sua moglie: è proprio vero che accanto a un grande uomo c’è sempre una grande donna!

Con i Capetingi e le altre case regnanti d’occidente   a seguire  esplosero  in Europa   intese laico-religiose oppressive e movimenti spontanei di ribellione con esiti che hanno in ogni caso segnato l’umanità. Come da tradizioni precedenti si volle imporre alle genti il binomio religione e politica, Dio e regnanti, potere terreno ereditato o elargito da Dio: un nefasto pensiero unico che tornava utile ai “banditori” e alle teste da essi incoronate.

In ogni caso tutti gli esiti sono classabili come fallimenti dei sofferenti di deliri di onnipotenza, nonché convinti assertori di un unico pensiero universale. E Roma, non la grande Roma, ma i pochi esaltati in essa sempre presenti , impregnati dell’autoritarismo e delle beghe disgregatrici del  tardo impero che hanno in qualche modo ma sempre influito.

Ci imbattiamo nel grande sisma di Oriente, causato da motivi a nostro avviso futili (ai fini dogmatici e della fede) ma resi insormontabili dai (per i tempi) neo-imperatori del mondo.

Leggiamo delle crociate bandite (previa scomunica) contro Ruggero II (Sicilia), Federico Barbarossa, Federico II per controversie sui domini territoriali e sulla gestione dei poteri politici. E anche in questo caso a Roma non mancarono le armi “benedette” per passare alle vie di fatto.

Troviamo poi il “genocidio” dei Catari (o Albigesi) contro i quali fu scatenata una crociata condotta da un regno e dall’ordine dei Templari, in qualche modo cointeressati all’obbedienza “papale”. Condannati per eresia perché si “erano accorti” che i vangeli e la predicazione di Cristo non contemplava (per la sua Chiesa) la gerarchia imperiale che già la caratterizzava.

E dei massacri degli Ugonotti che dire? E’ rimasta famosa la notte di San Bartolomeo a Parigi: scannati in molte decine di migliaia.

E poi Calvino e Lutero e gli altri non dovevano essere ascoltati? Rispetto ad altri furono fortunati: le armi benedette da Roma non poterono raggiungerli!

Altra somma vergogna sono state le grandi inquisizioni: roghi anonimi o eccellenti, squartamenti, torture posti in essere solo per predare e giustificati con la presunzione di eresia contro i ribelli (infedeli) o finanche (sembra) contro i titubanti. A tal proposito ci permettiamo di segnalare “genericamente”  l’esistenza di un quadro “ecclesiastico” tuttora in bella mostra.

Cogliamo l’occasione per  precisare che molti  Siciliani aspettiamo le scuse e i risarcimenti per le sofferenze e i danni patiti in circa dieci secoli di imposizioni di pensiero unico e “dominazioni” imposte. E non ci vogliamo accontentare del valore stabilito da Roma nel 18° secolo corrispondente al cambio attuale pari a quattro centesimi a persona.

Non vogliamo approfondire il discorso su tutte le scomuniche,  bandi , demonizzazioni e criminalizzazioni contro i dissenzienti o recalcitranti che qui da noi hanno per lo più pagato con la vita,  l’esilio o l’emarginazione  ieri, oggi e fors’anche domani.

D’altra parte sentiamo obbligatorio segnalare che nei tempi di “comunione d’intenti”,  non lontani e recenti,    non sono mancati nella gestione politica  politica quelli che che (quali meteore caduche) hanno guadagnato singolarmente la luminosa definizione di  “uomo della Provvidenza”.

Stiamo vivendo un’epoca in cui tutti i poteri (siamo essi  sacri o profani) si esaltano e sostengono quasi simbioticamente nel folle progetto di appiattire il genere umano sotto un nuovo ordine mondiale e sotto la stretta osservanza di un nuovo dogmatico pensiero unico che tutto e tutti annichilisce.

Ora tutti gli aspiranti “sovrani” si “identificano” variamente come  neocon, radical-chic, liberal-chic  “et similia”. Eppure sono così noiosamente uguali: non accettano altro verbo se non il loro; non ammettono il dissenso; non accettano il dialogo; accettano solo li inchini e le voci di cortigiani e servi. Però, come  nei tempi bui che furono, sinergicamente operano mischiando il caduco con l’eterno. Non ricorrono alle semplici scomuniche ma puntano ugualmente alla distruzione degli altri con vili slogan offensivi nella dignità e con l’emarginazione indotta tramite i potenti mezzi di “insinuazione” supportati da mainstream di regime. Semplicemente cercano di distruggere ogni diversità, ogni anima.

Siamo all’assurdo! I liberi pensatori (e parliamo “in primis” dei cittadini comuni) vengono etichettati ed esposti alla pubblica esecrazione. Vogliono vietare a ogni essere umano di essere “se stesso”, vogliono ridurre tutti a cloni di cloni.

Perché tacciono i loro pensatori, studiosi, scienziati, religiosi, analisti…? Forse non ne hanno?

Il visibile e l’invisibile, l’universo, il nostro pianeta, i minerali, le piante, gli animali, i popoli, gli scritti cantano lo stesso inno: la diversità è vita; la diversità è un valore da fare fruttare; la diversità è una testimonianza del “Creatore suo spirito”; la diversità E’!

Tutti gli aspiranti potenti “pro tempore” attribuiscono ogni possibile “fobia” agli altri, agli identitari, ai liberi. Sorvoliamo sul grado di conoscenza dell’etimologia del termine “fobia” per chiedere loro: vi rendete conto che voi siete affetti dalla peggiore “fobia” e cioè quella relativa alle diversità, alle identità, alle culture, alla vita, alla natura e a Dio?

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