In meno di 24 ore un migliaio di migranti sbarcati in Sicilia

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di Vittorio Spada

 

Nel (quasi) silenzio della stampa nazionale (e locale), si apprende che un migliaio di migranti sono stati sbarcati in meno di ventiquattro ore nei porti di Trapani, Augusta e Catania. È ripreso, dunque, il flusso dei fuggitivi nelle acque mediterranee diretto in Sicilia e raccolto in mare da navi militari e da navi Ong? È probabile che si apre una nuova stagione per i disperati ammassati in Libia che cercano di raggiungere l’Europa, passando dalla porta aperta degli scali marittimi siciliani che li raccolgono una volta sbarcati sui moli.

Questa nuova ondata di migranti a poche ore dall’allarme lanciato dal sindaco di Lampedusa, Totò Martello, che ha messo in luce la grave situazione in cui versa l’isola: Siamo abbandonati. I bar sono pieni di tunisini che si ubriacano e molestano le donne. Ricevo decine di messaggi di turisti impauriti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori subiscono quotidianamente, non ce la fanno più (…) Nonostante il centro sia presidiato da polizia, carabinieri e guardia di finanza, i tunisini entrano ed escono come e quando vogliono. Non c’è collaborazione da parte delle istituzioni. Siamo soli. C’è un grave problema di ordine pubblico, chiedo l’intervento diretto del ministro degli Interni (…).

Poco, in realtà, si conosce delle condizioni in cui si trova la Sicilia in riferimento all’accoglienza ed alla collocazione (o ricollocazione) dei migranti che dopo essere stati raccolti dalle navi vengono rilasciati nei porti dell’Isola, ancor meno si conosce dei migranti degli “sbarchi fantasma” che riescono a sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine, disperdendosi sul territorio.

Secondo i dati del ministero dell’Interno dal 1 gennaio 2017 fino al 18 luglio scorso nella sola provincia di Siracusa, sono sbarcati 13.097 migranti: rispetto allo stesso periodo del 2016 una percentuale in più del 16 per cento. Tra le varie realtà portuali spetta ad Augusta il “primato” della “raccolta” migranti. Nel luglio scorso si è letto sul Giornale di Sicilia: Augusta è stato il porto da record per lo sbarco dei migranti in Italia e probabilmente in Europa nel 2016. In totale 219 soccorsi, per 26 mila 191 migranti (19.362 uomini, 3.398 donne e 3.431 minori, di cui 2.330 non accompagnati) arrivati (…) Il Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina della Procura di Siracusa ha posto in stato di fermo 217 persone. Dopo Augusta è il porto di Catania che ha accolto il maggior numero di migranti: 11.204.

Giorni addietro (10 settembre) su Huffington Post Umberto Giovannanceli scriveva: Ma davvero c’è chi si stupisce del fatto che per poter essere in campo in Libia, per portare avanti un lavoro d’intelligence che ha contribuito in maniera rilevante a mantenere l’Italia fuori dai radar jihadisti, per contrastare con una qualche efficacia i trafficanti di esseri umani, si potesse evitare di entrare in relazione con quelle tribù o milizie para-governative che oggi rappresentano un potere reale in Libia?”. La fonte che si lascia andare con l’Huffington Post è un diplomatico di lungo corso che la realtà del Nord Africa la conosce perfettamente e da tempo. Ed è per questo che è sinceramente sorpreso di chi si mostra sorpreso del “lavoro sotterraneo” che l’Italia, la sua diplomazia, i suoi 007 stanno facendo da tempo, anni non giorni, in Libia.

E Marco Bresolin sul quotidiano La Stampa (9 settembre): si è aperta una nuova rotta che attraversa la frontiera terrestre. «Tra gli immigrati in Libia sta iniziando a circolare la voce. Sanno che la Guardia Costiera e le milizie impediscono le partenze dalla costa e così puntano alla Tunisia», spiega Reem Bouarrouj, responsabile immigrazione di Ftdes, una Ong tunisina che si occupa dei diritti economici e sociali. Sta lavorando a un dossier con le testimonianze dei migranti che hanno varcato il confine. «Spesso lo fanno da soli – dice – senza l’aiuto di passeur». Ma fonti di sicurezza del posto ammettono che alcuni trafficanti potrebbero dirottare i loro viaggi della disperazione (…).

Regole o non regole stabilite per “regolarizzare” il flusso dei migranti, la situazione può ritornare drammatica, e gli sforzi, la buona volontà e la diplomazia del ministro Minniti potrebbero risolversi come un buco nell’acqua (del Mediterraneo) e una gran quantità di danaro speso. A vantaggio di chi?

 

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